Lisa ed Envision in missione verso Venere
Partenza verso Venere prevista in due tappe: 2030 e 2031
25 gennaio 2023 - LISA sarà il primo osservatorio spaziale per le onde gravitazionali che rileverà le ''increspature'' dello spaziotempo con frequenze basse non rievabilli a terra. Aiuterà a dar risposta alle domande più fondamentali: “Quali sono le leggi fondamentali dell’Universo?” e “Com’è evoluto l’Universo che osserviamo e di cosa è fatto?”. Studierà infatti le onde prodotte dai buchi neri.
Il Comitato del Programma Scientifico (SPC) dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha adottato le missioni LISA e EnVision, ciò significa che la fase di studio è completata e l'ESA si impegna ora ad attuare le missioni. LISA verrà lanciata a metà degli anni ’30 mentre la partenza verso Venere di EnVision è al momento prevista per il 2031.
Si tratta di un concetto di missione molto innovativo che prevede tre satelliti in configurazione triangolare con bracci di 2,5 milioni di chilometri, che si muovono in un'orbita simile a quella terrestre attorno al Sole.
"Questa missione pionieristica permetterà la crescita delle conoscenze in un'area davvero entusiasmante della scienza spaziale e manterrà gli scienziati europei in prima linea nella ricerca sulle onde gravitazionali", afferma il Direttore scientifico dell'ESA Carole Mundell.
La tecnologia di misurazione alla base di LISA è stata provata con successo nello spazio con la missione LISA Pathfinder dell’ESA.
LISA misurerà la radiazione gravitazionale (come detto si tratta di onde che vengono create dalla collisione e dalla fusione di coppie di enormi buchi neri non rivelabili dagli osservatori a terra) inoltre consentirà lo studio di “piccole” buchi neri di massa stellare che sono catturati dai buchi neri più grandi ai centri di galassie distanti e, più vicino a casa, della popolazione di oggetti compatti in sistemi binari nella “nostra” Via Lattea.
L’Università di Trento guida scientificamente il progetto, mentre l’industria italiana realizzerà i sette GRS (sei di volo e uno spare) in tre anni, oltre ai precedenti modelli di sviluppo, un impegno davvero notevole. L’Italia partecipa anche allo sforzo comune del consorzio nel preparare le procedure di analisi dei dati, sfruttando le competenze dell’Università di Milano Bicocca e con il contributo dello Space Science Data Center di ASI.
Le misurazioni effettuate da EnVision aiuteranno a svelare i misteri chiave del nostro vicino tutt’altro che ospitale. Ad esempio, EnVision rivelerà come i vulcani, la tettonica a placche e gli impatti degli asteroidi hanno modellato la superficie venusiana e quanto geologicamente attivo è oggi il pianeta. La missione indagherà anche l'interno del pianeta, raccogliendo dati sulla struttura e sullo spessore del nucleo, del mantello e della crosta di Venere. Infine, studierà il tempo e il clima su Venere, compreso il modo in cui sono influenzati dall’attività geologica sulla terra.
EnVision studierà l’intero pianeta come sistema. Sarà la prima missione a esplorare direttamente sotto la superficie di Venere, utilizzando il suo radar sounder sotto-superficiale.Un secondo strumento radar mapperà e determinerà la struttura della superficie con una risoluzione fino a dieci metri.
Il contributo italiano è particolarmente rilevante visto che riguarda uno degli strumenti principali, il radar sounder sotto-superficiale che per la prima volta verrà utilizzato in una missione su Venere.
“Il radar sounder penetrerà la crosta venusiana per andare a svelare i misteri che si nascondono nelle prime centinaia di metri al di sotto della superficie” commenta Lorenzo Bruzzone dell’Università di Trento principal investigator del radar.
“Le misure del radar avranno un ruolo cruciale per comprendere i processi legati all'evoluzione del pianeta fornendo informazioni fondamentali per interpretare la geologia venusiana. Tali misure permetteranno analisi dettagliate della tettonica, della stratigrafia, dei crateri sepolti e dei principali elementi connessi all'attività vulcanica. Ciò contribuirà a capire i motivi che hanno portato il nostro pianeta gemello ad avere un'evoluzione così diversa da quella terrestre, diventando un ambiente ostile alla vita”.
Ruolo di primo piano dunque per l'Università di Trento in entrambe le missioni. Il Rettore dell'Università di Trento, Flavio Deflorian commenta:
«Questa è una giornata da segnare sul calendario per la ricerca trentina. Oggi l'Agenzia spaziale europea adotta due missioni di particolare valore scientifico, cruciali per la conoscenza del nostro universo grazie all'ascolto delle onde gravitazionali e per la comprensione delle caratteristiche e del destino di pianeti simili al nostro, come Venere. In entrambe le missioni, Lisa ed Envision, l'Università di Trento è protagonista con i suoi principal investigator in primo piano e, più in generale, con un'attività di ricerca che mostra efficacia, autorevolezza e vitalità. Anche grazie a risultati come questo, l'Università di Trento e la ricerca trentina si è accreditata come avamposto per la ricerca in ambito spaziale, non solo a livello nazionale.
Questo risultato scientifico è frutto in entrambi i casi di un lungo percorso di ricerca costellato di successi, anche recenti, come il lancio delle missioni Lisa Pathfinder, apripista della missione Lisa, e Juice per esplorare le lune di Giove, in cui come ateneo giocavamo un ruolo di primo piano nelle cordate internazionali al fianco di Esa, Nasa e Asi. Ma c'è anche un continuo lavoro di scambio e di confronto con le realtà di ricerca del territorio che oggi diventa visibile a tutti e che accogliamo con grande soddisfazione».
La Missione EnVision
La sonda EnVision, alla quale collabora anche la NASA, studierà Venere dal suo nucleo interno fino alla sua atmosfera esterna, fornendo importanti nuove informazioni sulla storia, l'attività geologica e il clima del pianeta.
Si prevede che EnVision verrà lanciato su un razzo Ariane 6 nel 2031. La missione risponderà a molte domande aperte da tempo su Venere, probabilmente il meno compreso tra i pianeti terrestri del Sistema Solare”. Venere è il pianeta più vicino alla Terra e molto simile ad essa per massa e dimensioni ma con alcune differenze sostanziali. Tra i corpi rocciosi del Sistema Solare, ha l’atmosfera più densa ed è completamente ricoperto da strati di spesse nubi costituite principalmente da acido solforico. La superficie di Venere ha una temperatura media di 464°C, con una pressione atmosferica 92 volte più grande di quella che sperimentiamo sulla superficie terrestre. Questo porta a chiederci: come e quando il gemello della Terra è diventato così inospitale?
Le onde gravitazionali con frequenze che LISA potrà rivelare (nella finestra ancora inesplorata compresa tra 0,1 mHz e 1 Hz) sono create dalla collisione e dalla fusione di due enormi buchi neri, un milione o più di volte più pesanti del nostro Sole, che si trovano al centro di galassie lontane ancora in formazione. LISA sarà l’unico strumento a “vedere” le onde gravitazionali provenienti dai buchi neri stellari che ruotano attorno a quelli massicci nei nuclei galattici, per sondare la geometria dello spaziotempo e testare la gravità nelle sue fondamenta e rivelerà anche un gran numero di oggetti binari e multipli compatti nella nostra galassia, la Via Lattea, compresi molti oggetti invisibili a tutti gli altri strumenti astronomici.
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