Lo sguardo di Oliviero Toscani
Razza Umana, ovvero il confronto con il limite
Andy Warhol? Un alieno, quasi un marziano, un amico che è stato fondamentale per Oliviero Toscani e che lui ritrae in mille modi, ma il più simpatico è...in vestaglia.
L'immagine originale è stata esposta della Fondazione Cosso al Castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo (To) in una mostra "necessaria". Utile cioè ad aprire la mente, a capire che il contesto di oggi, essenzialmente costituito dalla declinazione più ampia del concetto di immagine, ha avuto in Toscani un profeta tanto inconsapevole quanto necessario, perchè scardinando i clichè ci ha fatto andare "oltre". Dalle campagne più iconiche agli inediti, la mostra ha offerto un viaggio attraverso temi cari al grande fotografo: le uguaglianze e le differenze, la rappresentazione del bello o del brutto, l’amore, la vita come paradigmi universali dell’uomo.
La carriera di Toscani (si parla ormai di 50 anni di lavoro) è stata costellata da magnifici fallimenti. E' lui a raccontarlo. Figlio d'arte - suo padre è stato il primo fotoreporter del Corriere della Sera - si è spesso confrontato con il limite e fallire era proprio confrontarsi con il limite.
Testimone, innovatore, capace di immaginare il futuro e di indagare i linguaggi del presente, Oliviero Toscani, è conosciuto in tutto il mondo perchè è con il mondo che ha voluto confrontarsi. Parte presto dall'Italia per andare a New York e nella grande mela (sono gli anni '70) frequenta Andy Warhol. Gli bastano tre anni per confezionare il suo primo scandalo: fotografare il fondoschiena della modella Donna Jordan, divenuta nel frattempo sua compagna, per la celebre campagna di lancio dei jeans Jesus, con il claim "Chi mi ama mi segua": e chi mai avrebbe resistito a quella foto? Pochi sanno che fu proprio lui a suggerire il nome del brand al proprietario: "chiamali Jesus è un nome che funziona da 2000 anni, gli dissi" racconta nel video che introduce alla mostra.
Ma questo ragazzo, che nel 1973 ha solo 30 anni, aveva già abbracciato la fotografia da almeno 10 anni e la mostra di Miradolo consente di scoprire molti dettagli meno noti. Grazie agli studi a Zurigo con Johannes Itten - grande fotografo e preside della prestigiosa Kunstgewerbeschule - il baldo Oliviero si lancia a Barbiana e sarà lui poco più che 21enne a fotografare in bianco e nero don Lorenzo Milani nella sua rivoluzionaria scuola. Si può immaginare che anche quell'incontro gli abbia dato il timbro e contribuito alla sua "capacità di rivoluzione". E difatti è di lì a poco, nel '68, che immortala la stagione delle contestazioni studentesche. Dunque il successo ottenuto 5 anni dopo negli States con la campagna iconica del jeans, che spinse persino Pier Paolo Pasolini a prendere le sue difese, puntando il dito contro i moralismi dell'Italia ben pensante del periodo, non è per nulla casuale. Ed è frutto anche di quella sosta a Barbiana.
Il successo americano rappresenta la prima prova provata della forza creativa del suo fare fotografia in modo naturale. Lo spiega lui stesso nel video che permette un incontro ravvicinato con il suo essere "uomo di fotografia". Ne parla con naturalezza disarmante. "L'unico dovere dell'artista è essere quello che è". Ossia libero. Ecco quindi che la parola più bella è per lui "tabù". L'azione più divertente? Provocare.
"L'arte non ha etica, ed è proprio questa la sua etica" afferma Toscani indicando nell'arte la capacità (e anche il dovere) di farci capire le cose che non possiamo capire.
Paola Eynard che questa mostra ha voluto e portato nel suo castello spiega. "Ci sembrava importante in tempi come questi fare una riflessione sulla razza umana". E ci racconta che è stato disponibile, alla mano, ha scelto e condiviso gli allestimenti, come sempre molto accurati, ma ha anche dato carta bianca. E questo perchè "Razza Umana" è la ricerca che meglio rappresenta la spinta ossessiva di un fotografo. Lo dice lui stesso. "L'obiettivo era per me fotografare l'infotografabile, cioè l'anima".
"Cerco la vibrazione delle pupille dell'uomo" (Oliviero Toscani)
Guardando le sue immagini ci si getta negli occhi dell'altro per saltellare tra gioventù e vecchiaia, splendore e decadenza, possibile e vietato (straordinaria la serie dei baci) e capire che dietro le sue più famose campagne, i suoi servizi di moda, c'è talento puro e persino inconsapevole. Voglia di provare e riprovare, fallire e rifallire. C'è anche pensiero: la scelta di mostrare il reale per quello che è come la moda che dimentica lo scandalo delle modelle anoressiche (ed è sua la campagna choc sull’anoressia). Che abbia lavorato con Chanel, Fiorucci, Prenatal, Benetton, comunque e sempre Oliviero Toscani è rimasto ...se stesso.
In certi casi è diventato persino concept del prodotto: basti pensare alle campagne dal 1982 al 2000 di United Colors of Benetton, dove emerge chiara e limpida la vis-sociale della sua fotografia che si orienta verso messaggi di pace e di tolleranza, senza dimenticare quella che oggi chiamiamo la cultura gender, e i problemi sociali (chi non ricorda i sui preservativi colorati contro l'Aids?).
Toscani è diventato un caso a sè della fotografia internazionale. Nel 1990 ha ideato e diretto Colors, il primo giornale globale al mondo, e nel 1993 ha concepito e diretto Fabrica - centro di ricerca di creatività nella comunicazione moderna - che è tornato a dirigere nel 2017. Nel 2018, per l’editore RCS Corriere della Sera, ha realizzato una collana di 40 volumi: Lezioni di fotografia di Oliviero Toscani. E in quella Svizzera dove avave mosso i primi passi è diventato a sua volta docente dell’Accademia di Architettura di Mendrisio, che ha contribuito a fondar e dove ha insegnato comunicazione.
Impossibile dare conto di quante testate lo abbiano avuto come reporter e fotografo di moda (Elle, Vogue, GQ, Harper’s Bazaar, Esquire, Stern, Liberation), ma c'è anche l'altro Toscani quello che discute di paesaggio, architettura, consumo del suolo, urbanistica a Radio Radicale. E c'è soprattutto l'artista libero che è stato osannato e criticato, che è stato esposto alla Biennale di Venezia, a San Paolo del Brasile, alla Triennale di Milano e nei musei d’arte moderna e contemporanea di tutto il mondo. Il suo autoritratto è esposto nel Corridoio Vasariano della Galleria degli Uffizi a Firenze.
Dei suoi premi e riconoscimenti accademici, delle sue lauree ad honorem dalla Universidad Autónoma del Estado de Hidalgo alla Università Delle Arti di Zurigo, probabilmente se ne fa un baffo. Quei baffi alla Gengis Khan che aveva quando capelli lunghi e jeans a zampa d'elefante sbarca nella New York della Beat Generation.
Riflettere di Razza Umana, progetto del 2007, riguardante le diverse morfologie e condizioni umane, per rappresentare tutte le espressioni, le caratteristiche fisiche, somatiche, sociali e culturali dell’umanità, resta l'obiettivo primario della mostra di Miradolo, che pone ancora una volta grande attenzione anche ai visitatori più piccoli e alla didattica con l'allestimento parallelo "da un metro in giù". Va poi segnalata l'installazione sonora a cura di Avant-dernière pensée che con grande stile e discrezione accompagna e veste le opere, favorendo e aggiungendo suggestione a suggestione.
Un viaggio immersivo, che rende felici e giocosi (si può anche provare a farsi fare uno scatto in stile "toscaniano") ma soprattutto si dialoga con la natura e il sè, con l'altro e me, con loro e noi. I sentieri del Parco, il castello sono solo un contesto per farlo, e il luogo ideale per dare il giusto spazio ai grandi formati dei manifesti.
Proprio come Toscani li aveva pensati.
(Corona Perer)
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