La lotta per la libertà del dissidente Joshua Wong
Cina: in carcere per aver osato ricordare le vittime della strage di Piazza Tienanmen, avvenuta nel 1989
"Non ci inchiniamo a Pechino. Sì siamo colpevoli e il carcere non fermerà il nostro pensiero". Con queste parole il giovane attivista democratico di Hong Kong, Joshua Wong, e due compagni di lotta Agnes Chow e Ivan Lam, avevano deciso di dichiararsi colpevoli per le manifestazioni del 2019 in epoca pre-pandemia (almeno ufficialmente). La loro colpa? Aver protestato per i diritti umani e quindi aver creato "assembramento illegale" con "assedio a una centrale della polizia".
Il 2 dicembre 2020 è tornato in carcere condannato per tredici mesi e mezzo, a causa di una manifestazione illegale davanti al quartier generale della polizia risalente al 21 giugno 2019. Assieme a lui, anche gli attivisti Agnes Chow e Ivan Lam hanno subito una pena, rispettivamente di dieci e sette mesi di reclusione.
Amnesty International ha condannato la sentenza, affermando che le autorità cinesi "mandano un avvertimento a chiunque osi criticare apertamente il governo".
Il 6 maggio 2021 è stato condannato ad ulteriori dieci mesi di reclusione per aver preso parte il 4 giugno scorso ad una manifestazione non autorizzata per ricordare le vittime della strage di Piazza Tienanmen, avvenuta nel 1989.
Il suo calvario è iniziato nel 2017 quando Wong e altri due leader studenteschi pro-democrazia, Nathan Law e Alex Chow, furono condannati dai 6 agli 8 mesi di prigionia: la condanna scattò il 17 agosto, per l'accusa di aver occupato la Civic Square, durante le Proteste a Hong Kong del 2014 o Rivoluzione degli ombrelli. La sentenza inoltre arrestò la loro precoce carriera politica, dal momento che venne loro interdetto ogni pubblico ufficio per 5 anni.
Wong venne detenuto nell'Istituto correttivo di Pik Puk. Durante la prigionia, scrisse alcuni articoli per il The Guardian, in cui affermò che nonostante le difficoltà rimaneva orgoglioso del suo ruolo di leader durante la Rivoluzione degli ombrelli. Disse che stava leggendo le autobiografie di Nelson Mandela e del dissidente cinese Liu Xiaobo, morto da poco, e che le sue privazioni rapportate alle loro non erano nulla. Aggiunse inoltre che la deriva autoritaria cinese nei confronti di chi lotta per i diritti umani era ormai diventata la "nuova normalità", ma che lui e gli altri attivisti non si sarebbero fermati.
Joshua Wong è stato incluso dalla rivista TIME come Influential Teens del 2014, è stato inoltre candidato come Person of the Year 2014, riconosciuto dalla rivista Fortune come uno dei più grandi leader del mondo nel 2015. Nel 2017 è stato preso in considerazione per la nomina al Premio Nobel per la pace.
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