Louise Glück, la gioia della scrittura
La scrittrice newyorkese Premio Nobel per la letteratura
di Paola Cassinelli - Fino a pochi mesi fa in Italia era poco conosciuta, ma nel 2020 è stata consacrata come una delle poetesse più interessanti del mondo e quindi anche l’Italia si è accorta di lei, iniziando una totale traduzione e pubblicazione delle sue pungenti, intransigenti, minimaliste, schiette e affascinanti poesie.
Si tratta della scrittrice newyorkese Louise Glück alla quale è stato conferito il premio Nobel per la letteratura: “Per la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende l’esistenza individuale universale”, così la giuria ha motivato la propria scelta.
Nata a New York nel 1943, ma di origini ebraico ungheresi, ha trasportato nelle sue dodici raccolte di poesie e nei numerosi saggi, la sua vita, le sue esperienze, ma soprattutto le sue sofferenze.
Scrivere è per lei una gioia, una necessità anche se spesso la scelta delle tematiche personali l’ha spinta ad evidenziare dolori privati che lei è comunque riuscita brillantemente a rendere universali.
In Italia il suo lavoro ha avuto fino ad oggi solo due pubblicazioni ed entrambe da case editrici napoletane: Giano per primo nel 2003 stampò il volume che ha conferito alla Glück il Premio Pulizer, ''L’Iris selvatico'' (titolo originale The wild Iris) e la libreria indipendente Dante & Descartes nel 2019 che è uscita col volume ''Averno'', decima raccolta di poesie, sostenendo, assieme alla casa editrice spagnola Parténope, le spese di stampa, tipografia, traduzioni e diritti d’autore, con scarso interesse di critica .
Poesie avvincenti e coinvolgenti quelle di Averno, uno degli accessi agli inferi, nelle quali viene proposto in maniera confidenziale ed individuale il mito di Proserpina, figlia di Cerere, rapita da Plutone che, dopo averla sposata, la costringe a vivere negli Inferi. Grazie all’intervento di Giove la giovane sposa riesce a tornare sulla terra solo per sei mesi all’anno, mentre il resto del tempo lo deve trascorrere con Plutone, tra le tenebre e il silenzio, nel regno dei morti.
Un’opera costruita sulla solitudine, ma soprattutto sul valore dei traumi e delle forze opposte che gli esseri umani sono inevitabilmente costretti ad affrontare per riuscire ad apprezzare con maggiore intensità la propria esistenza: vita e morte, costruzione e distruzione, luce e buio, gioie e dolori.
Averno si avvale per la copertina del lavoro accurato e preciso di Vittorio Avella, incisore partenopeo, fondatore assieme ad Antonio Sgambati della stamperia Il Laboratorio di Nola, luogo nel quale si stampa ancora con metodi tradizionali la grafica di molti maestri contemporanei.
L’artista, dopo un’attenta lettura del testo, ha pensato di continuare col tema dei contrasti ed infatti progetta un paesaggio nel quale un personaggio, metà uomo e metà uccello, sorvola orridi e dirupi, tra la disperazione di indefinite sagome umane, appena riconoscibili. Il volatile col volto umano osserva dall’alto, consapevole e soddisfatto della sua libertà, che si identifica con lo spazio illimitato che lo circonda, con l’orizzonte chiaro dell’alba imminente, con la lontananza della luna piena che sovrasta l’universo. Il contrasto continua anche con l’uso monocromatico di infine sfumature del blu, realizzate con la tecnica dell’acquatinta e acquaforte.
Autore: Paola Cassinelli
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