Luciano Canfora, studia alla Tartarotti
Arriva apposta da Bari a Rovereto per consultare testi rari
Il professor Luciano Canfora, illustre grecista, ha con Rovereto un rapporto speciale. E' alla Biblioteca Civica Tartarotti, che viene a studiare su un tavolo dove spesso resta per ore e ore a maneggiare testi antichi in perfetta solitudine. Nessuno lo disturba e il tavolo resta libero proprio a protezione della sua concentrazione. Arriva apposta da Bari a Rovereto per consultare testi rari.
"Alcuni testi greci antichi che poche Biblioteche conservano, si trovano solo qui alla Tartarotti" ci ha detto il professore che su questo tavolo ha spesso potuto costruire il materiale per tanti suoi preziosi saggi.
Euripide ad esempio: reagisce alla tremenda repressione da parte dell’impero ateniese all’isola di Melo con le Troiane, facendo emergere il tema della prigionia. Personaggio centrale del dramma è Andromaca, che, come tutte le donne rimaste vedove dopo la caduta di Troia, viene assegnata come schiava a uno dei vincitori. Andromaca - animo libero che male sopporta la schiavitù - si fa portavoce di una lucida descrizione del meccanismo che porta lo schiavo alla sottomissione: Euripide offre così un contributo fondamentale allo studio della psicologia della schiavitù. Un’esperienza antica chiave per intendere l’odierno rapporto tra i nuovi schiavi e l’Occidente opulento, e anche le nuove schiavitù.
Professore emerito dell’Università di Bari, Canfora dirige i Quaderni di storia e collabora con il Corriere della Sera. I suoi ambiti di studio sono: letteratura greca, storia della ricezione dei testi greci e latini, papirologia, storiografia antica, ricezione moderna del mondo classico. Ha pubblicato con Laterza, Sellerio, il Mulino. Da sempre appassionato opinionista di storia contemporanea tratta problematiche del nostro tempo, attraverso la lente dei classici della cultura greca e latina. Nel saggio "La scopa di don Abbondio: il moto violento della storia" (presentato proprio a Rovereto) ha analizzato in modo critico le “rivoluzioni” che caratterizzano la fine del Novecento e l'inizio di questo secolo.
"Nessun periodo storico come il Novecent ha assistito a così numerose e profonde trasformazioni" scrive Canfora. "Dobbiamo constatare come ogni rivoluzione crei le condizioni per la successiva". Da qui il titolo che allude a don Abbondio al quale le rivoluzioni apparivano come salutari colpi di spugna.
E contesta con decisione che l'Europa sia stata basilare per la pace. "L'Europa non è sinonimo di territorio di pace. La pratica del conflitto è stata la sua cifra e solo dopo che per metà del XX secolo il continente europeo viene devastato da due terrificanti guerre - provocate dalle potenze europee con responsabilità variamente suddivise - nasce l'idea di dar corpo ad un'unione: buone intenzioni ma dopo aver fortemente peccato. Altiero Spinelli è innocentissimo rispetto a tutto questo e non ha nulla a che fare con quel che è venuto dopo" afferma e poi spiega che si tratta del territorio meno definito a dispetto di qualsiasi granitica certezza.
Citando la nascita del mito di Europa, argomenta che non c'è niente di più labile dei confini europei.“L'Europa non è Europa senza gli Urali” afferma citando Eschilo. “Se si evolve attraverso la sofferenza, allora noi forse tramite dolore e sofferenza riusciremo a civilizzare questo territorio. E' la retorica ad attribuire alla Grecia-Europa il luogo della libertà (mentre Asia era il luogo della schiavitù) ed è attorno allo scontro con l'impero persiano e poi alle rivalità intere con Sparta che l'area Europa si configura. Il focus di questa storia è il Mediterraneo, con tutte e due le sponde”.
Quando abbiamo realizzato il servizio fotografico aperto sul suo tavolo in quel momento c'era Tucidide e il blocco appunti, come un qualsiasi studente che però non ha mai finito di studiare.
"...Che Cleone fosse l'accusatore, è congettura antica..." stava scrivendo il professore. Dopo aver interrotto cose più importanti di uno scatto, lo abbiamo riconsegnato alla più totale delle concentrazioni: all'ombra di un Bruschetti scultore e nella luce naturale della Tartarotti.
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Autore: Corona Perer
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