Giordania, il mondo secondo Madaba
La mappa di Terra Santa: geografia antica in uno straordinario mosaico
Le ricerche archeologiche sui primi siti dell'antica cristianità in terra di Giordania, hanno trovato una chiave di lettura straordinaria in un luogo della Giordania, l'antichissima Medaba situata ad appena 35 chilometri a sud-est di Amman.
Abitata da almeno 4.500 anni e menzionata nella Bibbia con il nome di Medeba, la città faceva parte del regno moabita, passato poi ai Nabatei e quindi incorporato nella Provincia romana dell'Arabia nel 106 d.C. (quando il regno nabateo viene conquistato dall'imperatore Traiano).
Madaba è sorta sull’antico sito biblico di Medba o Medaba lungo la Via dei Re, su quello che fu uno degli insediamenti delle dodici tribù di Israele durante l'Esodo. Fu il re moabita Mesha verso l'850 a.C che fece erigere la città per commemorare la sua vittoria sugli Israeliti. Conquistata dai Greci di Alessandro Magno, durante il governo dei Seleucidi passò sotto il dominio degli Ammoniti, poi degli Israeliti, ed infine dei Nabatei (il popolo che edificò Petra), fino all’arrivo dei Romani. Prosperò sotto i Bizantini, che eressero edifici adornati di mosaici. Per questo è la Città dei mosaici.
A Madaba si trova uno straordinario mosaico che è la fotografia del mondo cristiano dell'epoca. Conservato nella chiesa ortodossa di San Giorgio, narra grazie a due milioni di tessere colorate, la mappa di villaggi e città dove il messaggio cristiano era arrivato. Rappresenta la più antica carta della Palestina tuttora esistente e fornisce numerose informazioni storiche sulla regione. Ha un inestimabile valore storico e artistico.
La famosa mappa-mosaico di Madaba censisce 27 città della Terra Santa, menzionate nell'Antico e Nuovo Testamento, a est e a ovest del fiume Giordano. Risalente al 560 d.C. è di fatto la prima fotografia della cristianità dell'epoca: dalle città fenicie di Tiro e Sidone a nord nell'odierno Libano, all'Egitto a sud e dal Mar Mediterraneo a ovest al Deserto Arabo a est.
La Terra Santa è riprodotta con molti interessanti dettagli. Gerusalemme compare al centro perchè era la città più importante: si riconoscono la Chiesa del Santo Sepolcro e il Cardo Maximus, un'ampia strada fiancheggiata da colonne e ci sono pure 157 didascalie in lingua greca. Tra le città della Terra Santa dell'epoca ci sono le giordane Karak e Madaba.
Il mosaico è corredato da 157 scritte in greco che indicano i principali luoghi biblici dall’Egitto alla Palestina. In origine era composto da 2 milioni di tessere. Era lungo da 15 a 25 metri e largo 6.
Il mosaico è stato scoperto nel 1897 per caso: si voleva costruire una chiesa e si trovò invece la mappa di tutte le chiese antiche. E' un capolavoro di straordinaria bellezza ed importanza che testimonia anche la prima sede vescovile (dal V secolo in avanti Madaba ebbe un proprio vescovo) e l'abilità dei mosaicisti del tempo che lavoravano per le varie chiese del territorio circostante.
foto visit Jordan
L’edificio sacro che conserva il mosaico fa parte del Parco Archeologico, diviso in due aree che comprendono le chiese bizantine, i resti della strada romana, il Palazzo Bruciato e la Chiesa dei Santi Martiri, adornato da colonne e capitelli di epoca romana, dove c'è un altro impressionante mosaico con scene di caccia.
foto visit Jordan
Da vedere anche la Chiesa degli Apostoli (> foto nella nostra gallery, qui sotto), dove si trova uno splendido mosaico dedicato ai 12 apostoli. Realizzato nel 568 d.C. è intricato come un ricamo ed è una delle poche opere dove compare il nome dell’artista: Salomios.
Certamente i ceramisti e i mosaicisti di Madaba (dove tuttora continua una scuola molto qualificata) ebbero un ruolo anche nella realizzazione dei mosaici di Umm Ar-Rasas, proclamata patrimonio dell'umanità dall'Unesco.
Il sito oggi coperto da una tettoia (non proprio suggestiva), racconta di una città, cinta da mura e menzionata nella Bibbia, fortificata dai romani, della quale restano oggi diversi edifici, tra cui chiese, un pozzo, scale e archi di pietra, oggetto di scavi e restauri.
Umm ar Rasas era nota anticamente come Kastorn Mefaa. Il sito archeologico comprende ben 14 chiese, per la maggior parte risalenti al V e VI secolo d.C. La città è stata citata nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, fortificata dai Romani e impreziosita dai cristiani locali con una serie di mosaici in stile bizantino, alcuni dei quali ben conservati. Il più importante è custodito all’interno della Chiesa di Santo Stefano, un enorme mosaico pavimentale perfettamente conservatosi dal 718 d.C. che raffigura 15 città della Terra Santa, situate su entrambe le sponde del Giordano.
A vista si intravvede anche la più alta torre antica della Giordania (15 metri senza porte e scale interne) usata come luogo di eremitaggio dai primi monaci cristiani, oggi ricovero per stormi di uccelli.
Umm al-Rasās chiamata anche Castrum Mefa'a (in latino) o Kastron Mefa'a (in greco-bizantino) - foto c.perer
Nel 2016 Madaba è stata inserita come sito di interesse Unesco per la sua tradizione legata alla manifattura dei mosaici riconosciuta in tutto il mondo. Ci sono circa 270 siti archeologici riconosciuti a Madaba. Vederli tutti sarà impossibile, ma la mappa storica della Terra Santa è un'emozione imperdibile, pari alla visita di Petra.
Ve lo assicuriamo.
(Corona Perer)
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COSA VEDERE A MADABA
Madaba si è atrezzata con un Visitors Centre, ospitato in un edificio storico, dove si possono trovare tutte le indicazioni utili per una visita accurata alla città. Da vedere il Beit Al Beiruti, una casa di fine XIX secolo dove si possono fare esperienze legate al patrimonio culturale e all’artigianato, come realizzare un mosaico, provare a tessere, vestire abiti tradizionali e imparare a cucinare piatti tipici.
In centro, si passeggia lungo la “Tourism Street”, lungo la quale sorgono negozi di souvenir, laboratori di artigianato, come quello di tappeti Maavah, di proprietà di uno degli ultimi tessitori tradizionali di Madaba, caffetterie e ristoranti, come il Jaw Zaman, ricavato da una casa di inizio Novecento.
Laboratori di mosaico si tengono anche al Madaba Institute of Mosaic Art and Restoration (MIMAR), fondato nel 2007 grazie a un progetto internazionale al quale ha partecipato anche il governo italiano.I nuovi itinerari permettono di assaporare le tradizioni giordane e vivere esperienze a contatto con le persone del posto.
Cucina tradizionale è anche quella che gli ospiti possono preparare e gustare alla Carob House, che utilizza prodotti a km zero, e alla libreria-caffetteria Kawon, che oltre ai libri rari propone bar, ristorante, laboratori di cucina, incontri culturali e spettacoli di artisti locali in un edificio degli anni Trenta con un delizioso giardino.
foto di questa pagina:
Corona Perer (2021) e Visit Jordan
INFO:
italy@visitjordan.com
www.visitjordan.com
Autore: Corona Perer
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