Maniago, la città dei coltelli
La storia del paese al Museo dell'arte fabbrile e delle coltellerie
A Manià, come dicono i friulani, si è in provincia di Pordenone e in Friuli-Venezia Giulia, ma si parla come nel Veneto. Il dialetto maniaghese è un dialetto veneto coloniale simile al veneziano e trevigiano, e un perchè c'è. Questa è nota come la "città dei coltelli" perchè sono molte le coltellerie, sorte artigianalmente a partire dal Quattrocento quando la città conosce il suo massimo splendore sotto il dominio veneziano. Gli abili coltellinai maniaghesi forgiavano coltelli e lame, che fornivano anche alle truppe della Serenissima.
Oggi questa attività soppravvive nelle tante aziende artigianali del territorio, autentiche eccellenze che riforniscono di lame e coltelli il settore della cucina come quello dell'ittica: esce dalle fucine di questa tranquilla città della provincia friulana il coltello che taglierà il tonno a Mazara del Vallo o i coltelli per la raccolta delle colture di radicchio, solo per citare due settori che necessitano di lame professionali. E a Magnago ogni possibile coltello c'è.
Alla ditta Fama che sorse nel 1929 in piena crisi economica per intuito di due fratelli, Antonio e Luigi Antonini, l'officina è piena di lame di ogni tipo e all'entrata ci sono due bancali pronti. "Stanno per partire per la California, noi esportiamo soprattutto" dice il titolare. Sono coltelli fatti a mano, controllati in ogni dettaglio, il meglio del meglio della coltelleria italiana e qualcosa di cui la nostra economia deve andare fiera.
Oggi gli Antonini sono alla quarta generazione e il marchio Fama può non essere noto alla grande distribuzione, invasa dai coltelli cinesi di bassa qualità e basso prezzo, ma non sfugge agli addetti del settore di tutto il mondo. E come questa azienda ce ne sono molto altre a Maniago.
In questo distretto c'è ad esempio la fucina del coltelliere degli chef: Michele Massaro faceva il geometra prima di acquisire l'Antica Forgia Lenarduzzi che sin dal 1400, accanto ad un mulino ad acqua, forgiava le lame della zona. Ne intuisce le potenzialità, la lascia come sta e conoscendo il lavoro del fabbro cambia pelle. Oggi i suoi coltelli, interamente fatti a mano, temprati nel fuoco e modellati all'incudine, passati a mano alla mola ad acqua e dotati di manici scolpiti uno ad uno, sono il must dei cuochi stellati.
Maniago è città orgogliosa della sua storia di cui fa memoria. Nel 1998 è stato aperto al pubblico il Museo dell'arte fabbrile e delle coltellerie. E qui si legge anche il territorio. Come? Attraverso i mestieri. I Friulani emigravano e portavano fuori coltelli e piume, cipolle e mestoli. C'erano i cavatori e gli scalpellini, i moscaioli e i terrazieri che facevano pavimenti. La strategica posizione di Maniago lungo la pedemontana del Friuli Occidentale ha sempre permesso alla cittadina di svolgere un ruolo importante nel contesto viario che conduceva dalla pianura ai passi montani, attraverso le valli del Cellina, del Colvera e del Meduna.
Tracce di presenza umana riferite al periodo Neolitico sono state rinvenute nelle grotte del monte San Lorenzo, in particolare frammenti di oggetti in ceramica ed altri reperti in pietra che testimoniano l'esistenza di possibili insediamenti abitativi preistorici.
La storia di questa comunità è molto antica. Il rinvenimento di numerose monete e lapidi, attestano la presenza dei Romani. Il primo documento che riporta il nome di Maniago in forma scritta è il diploma dell'imperatore Ottone II di Sassonia, inviato da Ravenna al fedele Rodoaldo, Patriarca di Aquileia, per confermargli il possesso di alcune terre tra cui la "cortem que vocatur Maniacus", vale a dire la corte che è chiamata Maniaco. È il 12 gennaio 981.
Databili intorno all'VIII secolo sono alcuni frammenti scultorei murati sulla facciata del Duomo e risalenti al periodo dei Longobardi, popolo che, raggiunto il Friuli nel 568, si stabilì anche a Maniago e nelle terre vicine, probabilmente ai piedi del Monte Fara, voce che in longobardo significa proprio "famiglia".
La storia emerge nella fortificazione della sua Cinta muraria, in parte recuperata, ancora oggi visibile nelle immediate vicinanze dei ruderi del castello e in alcune vie del centro storico. La prima fortificazione eretta a Maniago contemporaneamente alla costruzione del castello è di epoca medievale: si doveva difendere il feudo. Inizialmente le mura si sviluppavano solo intorno al castello e proteggevano il borgo posto di fronte a esso, successivamente furono ampliate e giungevano fino all'abitato maniaghese, che allora si sviluppava ai piedi del castello.
Maniago sorge su un'ampia piana alle pendici delle Prealpi Carniche ed è situata allo sbocco di due vallate della pedemontana friulana occidentale, la Val Colvera e la Valcellina. Se vi si arriva da quest'ultima si possono vedere le Dolomiti del Friuli, patrimonio Unesco, costeggiando un torrente, il Cellina appunto, dalle acque cristalline che sfocia poi nel lago di Barcis, di un verde smeraldo che tocca il cuore. La natura da queste parti è ancora forte e selvaggia. Assomiglia molto alle fucine del fondovalle dove dal fuoco escono prodotti che tutto il mondo ci invidia. L'Italia lo sa? Questo è uno dei motivi per venire a visitare Maniago ed incontrare la sua gente cordiale. Magari ad ottobre quando la piazza è invasa da bancarelle per la Fiera delle Mele Antiche o per gustare la gastronomia tipica di Maniago bagnata dai buoni vini friulani.
Merita certamente una visita Palazzo D'Attimis, con il suo stupendo giardino da cui si gode la vista di ciò che resta dell'antico castello. La dimora nobiliare è affacciata nella bella piazza dove si svolge da sempre la vita della comunità. Piazza Italia a Maniago è una delle più grandi piazze del Friuli. Vi si affacciano gli edifici più importanti a partire dal municipio.
Oltre al citato Palazzo d'Attimis (oggi un apprezzato resort con una Antica Locanda dalla cucina molto raffinata, gestita dalla Società Gastronomica Friulana), c'è la Loggia Veneziana che ricorda i caduti sia del Risorgimento che delle due grandi Guerre, ma fin dal 1400 era l'agorà cittadino. Vi si amministrava pubblicamente - cioè in piazza - la giustizia, le contese, le scelte del vivere comune.
Sulla piazza si affaccia anche la Chiesa dell'Immacolata e la bella fontana a base ottagonale di metà '800 con le quattro scalinate posizionate ad indicatre i punti cardinali. E' il luogo del passaggio, della relazione dove si sperimenta la bella provincia italiana che qui ha sempre saputo darsi da fare e inventarsi. Poco oltre, c'è il bellissimo Duomo romanico a navata unica. E' situato oltre la porta che conduce alla piazza, che sembra così segnare un confine tra sacro e profano. Una collocazione curiosa, ma affascinante.
Dove alloggiare: Antica Locanda Palazzo D'Attimis
Gastronomia: Ristorante Tipico Montenegro - Maniago
Cosa Visitare: Museo delle Coltellerie Coricama
Autore: Corona Perer
www.giornalesentire.it - riproduzione riservata*
Commenti (0)
Per lasciare un commento