Mauro Pancheri, interiore esteriore
Arte e Vita. Origine e Destinazione
Mauro Pancheri, interiore esteriore. Non c'è dicotomia tra le due dimensioni. Ciò che vediamo di lui è ciò che egli è. Arte e Vita, o meglio ancora, Origine e Destinazione sono due facce della stessa medaglia.
"Ritengo essenziale che un artista insista con fermezza nel fare ricerca senza scordare il paesaggio che vive un paesaggio di identità e natura" afferma l'artista.
Al luogo in cui è nato, Caldes in Val di Sole, Mauro Pancheri è genuinamente grato, tanto che il suo insistere perché ogni artista produca laddove è nato, o torni a produrre dove ha avuto origine, è una convinzione in lui ben radicata.
"È doveroso sentire in profondità le risonanze interiori della nostra esistenza, dei nostri giorni. Per questo la mia arte sorretta da un soffio di magica inquietudine sconfina fra natura architettura scenografica e libera spiritualità poetica".
Nel luogo che diventa lo spazio artistico della sua creazione, Caldes, Pancheri invita ad un viaggio tanto intimo quanto pubblico.
Nella sua ultima produzione, dominata dalle tonalità del Rosso, si entra in stanze apparentemente disadorne e vuote, in realtà piene di un fuoco vivo ardente che è il fuoco di una passione che riconduce persino a rituali iniziatici. "M - Mater dolcissima" è la serie di opere raccolta in un catalogo piccolo, prezioso e intenso, con testi critici di Franco de Battaglia e Ugo Morelli. In realtà questa stagione artistica non è dedicata alla madre, ma al padre ovvero alle radici. Tra passato e presente Pancheri si muove come anima in costante e umile ricerca.
Il tuffo che l'artista compie nel colore ( il rosso è il leit-motiv di "M") è la spinta per un autentico volo alla ricerca dell'essenza. C'è natura, energia e potenza creativa, nelle stanze di Pancheri, palcoscenico onirico ed anche finestra verso l'esterno.
In una delle sue opere sembra di percorrere la navata di un Tempio dove la raffigurazione di precedenti periodi artistici (la stagione del bianco dell'acqua dei torrenti, o il blu dei cieli) sono tappe di un cammino che ha avuto una costante: raccontare il ''dentro'' e il ''fuori'', un grazie alla vita, nonostante tutto.
L'occhio di chi guarda sembra violare qualcosa di intimo in realtà è catturato, quasi risucchiato e portato a collocarsi in quello spazio per avvertirne la spinta verso l'infinito. La dinamica tra chi crea l'arte e chi la percepisce, diventa una danza e un abbraccio che non può lasciare indifferenti. Un graffio che stampa sulla pelle il brivido di quelle domande a cui evitiamo, distratti dalla vita, di dare risposta.
Lui l'ha cercata e l'ha trovata, riuscendo a superare il dolore e dotandosi di occhi nuovi. C'è un dettaglio di infinita tenerezza che confida a chi si avvicina alla sua arte: dice di aver imparato a ''vedere'' grazie al figlio Leonardo, cieco, ma potente motore della sua arte.
''Leonardo è il mio maestro di vita e di riflesso della mia arte. Lui non ha nulla, non vede, sa dire solo due parole, è su una carrozzina ma vive con un coraggio eroico che nei suoi occhi diventa poesia. E' la poesia del mondo, quello vero''.
Come scrisse Khalil Gibran “Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici.”
(c.perer)
Autore: Corona Perer
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