Muri in fotografia
Francesco Cito, autentico reporter
Con questa foto ("The Wall") Francesco Cito ha vinto a Catania al Festival Internazionale dedicato alla Fotografia d’Autore il Premio Mediterraneum 2017 per la Fotografia d’Autore del Med Photo Fest. Il tema era “Mediterraneo κοινὴ” (Mediterraneo unito).
“Siamo figli della Magna Grecia. Figli di quella civiltà che parlava tanti dialetti - dorico, attico, ionico - e che, in un preciso momento (che fu quello del confronto e della testimonianza ma anche del commercio e della letteratura) seppero fondersi e stringersi nella Koinè. Siamo alla ricerca di una nuova koinè, e riteniamo, che la fotografia possa farsi carico di quest’aspettativa” afferma Pippo Pappalardo storico e critico della fotografia.
Francesco Cito, è nato a Napoli il 5 maggio 1949. Interrotti gli studi si trasferisce a Londra nel 1972 per dedicarsi alla fotografia. L' inizio in campo fotografico 1975, avviene con l' assunzione da parte di un settimanale di musica pop-rock (Radio Guide mag.). Gira l' Inghilterra, fotografando concerti e personaggi della musica leggera. In seguito, divenuto fotografo free-lance, inizia a collaborare con The Sunday Times mag., che gli dedica la prima copertina per il reportage "La Mattanza".
Nel 1980, è uno dei primi fotoreporter a raggiungere clandestinamente l'Afghanistan occupato con l'invasione dell'Armata Rossa, e al seguito di vari gruppi di guerriglieri che combattevano i sovietici, percorre 1200 KM a piedi. Sue le foto dei primi soldati della Stella Rossa caduti in imboscate.
Nel 1982 - 83, realizza a Napoli un reportage sulla camorra, pubblicato dalle maggiori testate giornalistiche, nazionali ed estere. Sempre a Napoli nel 1978 per The Sunday Times mag. aveva realizzato, un reportage sul contrabbando di sigarette dallo interno dell'organizzazione contrabbandiera. Nel 1983 è inviato sul fronte Libanese da Epoca, e segue il conflitto in atto fra le fazioni palestinesi; i pro siriani del leader Abu Mussa, e Yasser Arafat e i suoi sostenitori. E' l'unico foto-giornalista a documentare la caduta di Beddawi (campo profughi), ultima roccaforte di Arafat in Libano. Seguirà le vari fasi della guerra civile libanese, fino al 1989.
Nel 1984 si dedica alle condizioni del popolo palestinese all'interno dei territori occupati della West Bank (Cisgiordania) e la Striscia di Gaza. Seguirà tutte le fasi della prima "Intifada" 1987 - 1993 e la seconda 2000 - 2005. Resta ferito tre volte durante gli scontri. Nel 1994 realizza per il tedesco Stern mag. un reportage sui coloni israeliani oltranzisti. Nell'aprile 2002, è tra i pochi ad entrare nel campo profughi di Jenin, sotto coprifuoco durante l'assedio israeliano,alle città palestinesi.
Nel 1989 è inviato in Afghanistan dal Venerdì di Repubblica e ancora clandestinamente a seguito dei "Mujahiddin" per raccontare la ritirata sovietica. Tornerà in quelle aree di nuovo nel 1998 inviato dal settimanale Panorama, con l'intento di incontrare Osama Bin Laden. Intento non andato a buon fine a causa l'inizio dei bombardamenti americani.
Nel 1990, è in Arabia Saudita nella prima "Gulf War" con il primo contingente di Marines americani dopo l'invasione irachena del Kuwait. Seguirà tutto il processo dell'operazione "Desert Storm" e la liberazione del Kuwait 27 - 28 febbraio 1991. Nei suoi viaggi attraverso il Medio Oriente, in più occasioni ha focalizzato il suo interesse a raccontare i vari aspetti dell'Islam dal Pakistan al Marocco, Negli anni 90 segue le varie fasi dei conflitti balcanici.
In Italia si occupato spesso di casi di mafia. Dal 1997 l' obiettivo è anche puntato sulla Sardegna fuori dagli itinerari turistici, tra il sociale e le tradizioni. Nel 2007 è stato invitato dal Governatorato di Sakhalin (Russia), l'isola ex colonia penale raccontata da Checov, per un lavoro fotografico, a seguito della scoperta di ingenti giacimenti petroliferi.
Numerosi i premi (nel 1996 il World Press Photo gli conferisce il primo premio per il Palio di Siena) e i riconoscimenti e le collaborazioni con le più prestigiose riviste internazionali.
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