Michelangelo Pistoletto, il paradiso è possibile
L'artista lo dice da tempo: devono cambiare le logiche
Il maestro Pistoletto ammonisce: devono cambiare le logiche. «Dobbiamo assolutamente traghettarci verso un'altra forma di civiltà più adulta dove anziché moltiplicare riusciremo a condividere» sostiene l’artista che individua in quelli che riteniamo i simboli negativi (il segno del meno o della divisione), le vere dinamiche del mondo.
«L’ho scoperto rompendo gli specchi. Dallo zero viene il due, perché anche il nulla della cellula genera la vita soltanto dividendosi».
Per passare a questa nuova dimensione occorre fare un passo indietro. Ma l’uomo contemporaneo concepisce solo la strada rettilinea del progresso: si deve andare avanti, mentre l’artista sostiene che si dovrebbe fare un movimento circolare, insomma un’inversione.
«Oggi dobbiamo costruire in modo orizzontale e circolare il che vuol dire guardarsi attorno, voltarsi indietro, vedere in modo globale» sostiene l'artista. Come concepisce questa rivoluzione in un mondo globalizzato sottoposto solo alle regole della moltiplicazione? Semplice: nel concetto di “chilometro zero” e “filiera corta”.
«Sono modalità che possono costituire una via d’uscita, una ri-creazione del mondo. Anche il microcredito rientra in queste logiche». Ma tutto ciò presuppone un uomo capace di capire l'errore, ammetterlo, confessarlo, correggerlo. Non a caso tra le sue opere c'è anche il tempio multiconfessionale e laico, in cui l’arte costituisce il fondamento per il raccoglimento e la riflessione spirituale. Il Metro Cubo di Infinito riassume questa visione: i simboli delle principali religioni, dalle tavole della legge del Giudaismo al busto di Cristo del Cristianesimo, dal tappeto di preghiera rivolto verso la Mecca dell’Islamismo al fiore di loto del Buddismo, sono calati dentro una visione laica. L’opera, realizzata nel 1966, è costituita da un cubo formato da sei specchi tenuti insieme da una corda, con la superficie riflettente rivolta verso l’interno.
«Dentro c’è il pensiero, ma è intangibile, altrimenti non sarebbe più infinito» ha spiegato l’artista che da sempre gioca con il limite tra finito e infinito. E in questa ricerca sulla moltiplicazione generata dello specchio ha individuato il vero limite umano: l'uomo che non condivide. Accumula. Quale Uomo immagina Pistoletto? Un uomo assolutamente cosciente. «La coscienza è il frutto della sapienza» sostiene.
Molto a questo proposito può (anzi ‘deve’), essere fatto dall’Estetica, cioè dall’Arte che nella sua piena realizzazione è di fatto Etica. C’è una via per aiutare la realtà della globalizzazione a farsi carico dell’altra metà del mondo? «Sì c’è. E passa per l’arte» sostiene Michelangelo Pistoletto.
L’arte e lo sviluppo, l’arte e la responsabilità, l’arte e la società sono in stretta connessione afferma l'artista, autore de “Il terzo Paradiso” dove la teoria diventa sistema.
Pistoletto da anni ha teorizzato il passaggio della società, orfana del paradiso naturale (il suo primo stadio), ed ora totalmente immersa nel paradiso artificiale (fatto di tecnologia, scienza, consumismo) ad una terza dimensione dove l’uomo avrà imparato a condividere. Sarà cioè consapevole.
«L’arte deve occuparsi della società per trasformarla» afferma Pistoletto che ha indicato nel XX secolo il tempo di un Big-Bang artistico del quale non abbiamo avuto ancora una piena consapevolezza. «In sostanza l’artista si è accorto che poteva dare forma al proprio universo e si è svincolato da una visione narrativa assegnata dai sistemi culturali. Il suo universo non era più quello di una favola religiosa che gli veniva chiesto di narrare per segni, ma il suo ‘proprio’ segno, che in piena autonomia poteva essere espresso».
Per spiegare il segno simbolico da lui stesso ideato per raffigurare la dimensione futura verso cui l’uomo dovrebbe tendere (ovvero un segno dell’infinito che al suo centro origina un terzo anello) cita l’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci che nell’apertura delle sue braccia sembra echeggiare il sacrificio del Crocifisso.
«Io ho alzato quelle braccia, ricavando lo stesso triangolo disegnato dalle gambe divaricate. E i due triangoli che poggiano sull’ombelico non sono di un uomo, ma di una donna». Il futuro insomma ci deve assegnare un ruolo di figli evoluti, che metteranno la persona (il nato di donna) al centro di una nuova umanità.
Il Terzo Paradiso è purtroppo ancora lontano, ma non per questo bisogna smettere di immaginarlo e teorizzarlo.
Ne abbiamo parlato con l'artista LEGGI L'INTERVISTA > qui
Autore: Corona Perer
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