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Gianpaolo Bossi Fedrigotti, le vigne erano la sua vita

Il ricordo della figlia Valérie impegnata nelle cantine di famiglia

Queste vigne erano la sua vita. Malato da tempo, e a Lugano per delle cure, aveva in cuore il  presentimento di non poterle rivedere.  Il conte Gianpaolo Bossi Fedrigotti se ne è andato a causa di un'improvvisa emorragia cerebrale che lo ha stroncato nei suoi 74 anni portati con un sorriso vitale e il solito piglio decisionista. Gli era accanto la moglie Vanna. La figlia Valérie (nella foto di copertina accanto al padre) si era precipitata da Rovereto, dove è impegnata a pieno titolo nelle cantine di famiglia, in Svizzera, dove il conte aveva a lungo lavorato ma sempre rifiutato di prendere la cittadinanza.

Commosso il ricordo della figlia che ne mette in luce il carattere forte e sincero. "A volte era pungente, ma aveva un cuore d'oro e una grande onestà intellettuale. La correttezza nella vita me l'ha insegnata lui, era un uomo concreto magari un po' ingombrante e poco diplomatico o impaziente, ma con un'etica molto forte".

Valerie gli aveva dato le grandi gioie di questi ultimi anni: tre nipoti che aveva molto amato Leonardo, Eleonora e Maria Sofie. "Stravedeva per loro, erano le gioie dopo i grandi dolori della sua vita (nel 2003 la perdita dell'altro figlio Filippo n.d.r). A gennaio era morto anche il fratello Maurizio che viveva in Austria".

Valerie racconta che ultimamente  il suo sorriso si era intristito. "Sentiva che forse non sarebbe tornato in Trentino. La mamma  l'ha seguito, era in osservazione da venerdì ma sabato le condizioni sono peggiorate, poi il tracollo".

La famiglia ha deciso per un funerale privato a Lugano, poi la cremazione. "Pensiamo ad un mese dalla morte ad una messa di suffragio nella quiete della tenuta di Sant'Antonio di Pomarolo, luogo che ha tanto amato, poi verrà tumulato nella tomba di famiglia che si trova in una cripta della chiesetta di San Rocco, sorta a fianco di quella ex Manifattura Tabacchi costruita e voluta da suo padre, e dove c'è la tomba di famiglia.

Nel 2010 venne la tv di stato del Giappone - NHK - per raccontare la storia dei vigneti nell'ambito di una serie di servizi sui 150 anni dell'unità d'Italia. Il canale nipponico aveva individuato una pista di lavoro originale: raccontare la storia d'Italia attraverso la storia dei casati nobiliari. Insieme ai Corsini di Firenze ai Gonzaga di Mantova aveva giustamente  individuato nel Bossi Fedrigotti uno degli assi cardinali sui quali è transitata la storia italica. Con la regista Yukiko Ikeda il conte fu subito chiaro. "Attenzione l'Unità d'Italia qui è arrivata  90 anni fa". Lui era così: uomo schietto ed ancora autenticamente asburgico.

La puntata, che andò in onda in prima serata, richiese più giornate di registrazione tra le tenute dei Bossi Fedrigotti, viticoltori eredi di famiglie nobiliari come i Serego Alighieri discendenti del sommo poeta Dante.  L'ambasciatore  della tenuta fu proprio lui, ormai stabilmente impegnato nella produzione vitivinicola del casato, intervistato insieme alla sorella Maria José con il cagnolino Frenky che - scondinzolando tra i vigneti - circuiva un po' tutti e si conquistava così la sua ribalta televisiva internazionale.

"Ho viaggiato molto per motivi di lavoro e di famiglia ma si torna sempre alle radici prima o poi e allora vuol dire che si sta bene si è soddisfatti" disse il conte Gianpaolo immortalato tra le vigne. Descriveva i suoi vini con tre aggettivi "non corposi, fruttati, eleganti". 

Orgoglioso segnalò la storia che all'epoca (era il 2010) aveva 313 anni e oggi ne conta 320, visto che nel 1697 fu l'anno della prima vendemmia. La nobile famiglia era arrivata a Sacco nei primi anni del 1400 della Lombardia, si conquistò un posto di riguardo con il capostipite - gabelliere per conto della Serenissima già nel 1461 - e poi entrò nella lista delle 10 famiglie che si spartivano il mercato del legname in un'epoca in cui a dettare legge erano gli zattieri e Sacco era barriera doganale, con il fiume Adige che regolava le funzioni esattoriali. 

Sebbene riluttante alle comparsate, si prestò anche alle riprese della tv nipponica che volle la ricostruzione a Palazzo di un pranzo d'epoca: così  attorno al tavolo sedettero i tre fratelli che tra loro parlavano in tedesco in memoria di una cultura austro-ungarica respirata in famiglia è tuttora viva. Con il conte Gianpaolo c'erano Maria Josè andata in sposa a un Visconti di Modrone e poi a lungo impegnata nel mondo della moda prima di occuparsi della vigne di casa, nonché  Isabella Bossi Fedrigotti la più celebre tra gli eredi, che ci onoriamo di avere tra le nostra storiche firme, editorialista di Rcs, scrittrice e giornalista di successo.

" Era la memoria storica della nostra famiglia. Ora non abbiamo più nessuno a cui chiedere. Gianpaolo aveva un cuore grandissimo" ci ha detto ieri la sorella Isabella. A Lei, a Valérie, alla moglie signora Vanna, a Maria José e a tutta la famiglia le commosse condoglianze di Giornale SENTIRE che si uniranno sempre a un ricordo indelebile di una bella e autentica Persona.


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Autore: Corona Perer

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