
Massimo Bernardi guida il MUSE
Il nuovo direttore delinea la sua mission
È Massimo Bernardi, 40 anni, trentino, il nuovo direttore del MUSE - Museo delle Scienze di Trento. Succede a Michele Lanzinger per molti anni alla guida del Museo
Bernardi si è laureato a Padova ed ha conseguito il dottorato di ricerca a Bristol (UK). È attualmente docente universitario in Comunicazione scientifica presso l'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e precedentemente di altre discipline nell'ambito delle Scienze naturali presso le Università di Padova e Milano. Nel corso della sua carriera vanta numerose collaborazioni internazionali (in Tanzania, Etiopia e Panama), nazionali e locali, in particolare nel sistema museale regionale. Componente dell’Osservatorio Faunistico della Provincia autonoma di Trento, dal 2021 alla guida dell'Ufficio ricerca e collezioni museali del MUSE.
La nomina è stata formalizzata a conclusione di una procedura di selezione avviata nel maggio scorso che ha visto quattro candidati finali.
A tutti era richiesta un’esperienza professionale con svolgimento di funzioni dirigenziali in amministrazioni pubbliche o in aziende pubbliche o private per almeno un quinquennio e un curriculum, corredato da pubblicazioni scientifiche, che attestasse esperienza nella gestione dei rapporti con la comunità scientifica e museale nazionale e internazionale
Bernardi, già funzionario conservatore per la paleontologia, curatore di numerosissimi progetti espositivi e tecnico delle collezioni paleontologiche presso il Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige, ha partecipato a gruppi di lavoro ministeriali per la riattivazione degli strumenti di tutela per i beni paleontologici ed è membro di diversi Collegi e comitati accademici, oltre ad avere una sterminata bibliografia come autore di pubblicazioni scientifiche nel campo della museologia e antropocene, della conservazione e valorizzazione del patrimonio, della biologia, della paleontologia e della macroevoluzione, affiancata da contributi divulgativi e di editoria scolastica ed educativa.
Superato il traguardo delle 550 mila presenze della rete MUSE nel 2024, il nuovo direttore Massimo Bernardi ha tracciato la rotta per il 2025. Tra i grandi temi: la mostra “Food Sound” (dal 22 febbraio), inedito percorso che esplora il legame tra suono, neuroscienze e scelte alimentari, le iniziative per l’Anno internazionale per la conservazione dei ghiacciai (al via il 21 marzo) e il progetto internazionale in Tanzania (ULS). La rete delle sedi MUSE sarà inoltre tra i protagonisti dell'Anno dei musei dell’Euregio 2025.
Bernardi immagina il Muse su 5 pilastri: fondato su ricerca e innovazione, una sorta di “museo laboratorio” di nuova conoscenza, dove l'impegno storico per la ricerca naturalistica e archeologica, in primis orientata al contesto montano, viene preservato e potenziato.
Inoltre un museo esteso sul territorio grazie alla rete di sedi (Ledro e Predazzo, Arco, Bondone, e Mang'ula, in Tanzania)
E poi un museo che si proponga sempre più quale “strumento di interpretazione, rielaborazione e partecipazione” delle complesse dinamiche ecosistemiche delle quali siamo parte. E che infine sia sempe più internazionale, una “finestra sul mondo”, dove incontrare punti di vista diversi sui temi di cui tradizionalmente si occupa il museo.
Trento 16 gennaio 2025
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FOOD SOUND, LA GRANDE MOSTRA 2025
Dal 22 febbraio 2025
Che ruolo ha il suono nella scelta e nel consumo dei cibi che portiamo sulle nostre tavole? A partire dal 22 febbraio 2025, per tutto l'anno, il MUSE propone “Food Sound. Il suono nascosto del cibo”, una mostra inedita che svela l’importanza della componente sonora nella nostra alimentazione, dalla stimolazione dell’appetito all’influenza sugli acquisti dei generi alimentari. Attraverso un approccio esperienziale, l’esposizione rende possibile conoscere i risultati e le scoperte di ricerche scientifiche legate alle neuroscienze e aumentare la propria consapevolezza riguardo all’uso dei suoni nel marketing. Un tema affascinante, in gran parte inedito e inesplorato che, attraverso un innovativo approccio narrativo scientifico-poetico e una modalità di fruizione condotta da suoni in cuffia, non mancherà di trasformare la nostra comune percezione del cibo.
Il progetto, sviluppato da un’idea di Vincenzo Guarnieri, si avvale della consulenza di un Comitato scientifico composto da: Massimiliano Zampini, responsabile scientifico (Centro Interdipartimentale Mente/Cervello - CIMEC - Università degli Studi di Trento), Louena Shtrepi (Politecnico di Torino), Luisa Torri e Riccardo Migliavada (Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Chiara Quartero cura invece la parte di coordinamento organizzativo e supporto alla curatela.
dagli ARCHIVI DI SENTIRE
MUSE UN CASO TRA LE POLITICHE MUSEALI
di Corona Perer
(2015) E' certamente un caso di politica museale felice e riuscita. Nei primi due anni di attività aveva già staccato oltre 1 milione di biglietti. Il MUSE disegnato da Renzo Piano, conferma la grande capacità attrattiva del museo e delle sue proposte cultura.
Direttore su cosa investirete in termini di progetti?
Da qualche anno la nostra tradizione di ricercatori si è fortemente rafforzata nel campo della biodiversità, dell'idrobiologia, lavoriamo sugli antichi insediamenti umani così come ci occupiamo di geologia e stratigrafia, lavoriamo in botanica. C'è un progetto molto importante, il Nastec, che proseguirà. Vogliamo creare una banca dei semi selezionati e delle specie erbacee con le tecniche di riproduzione per salvaguardare le specie tipiche e caratteristiche in ambito alpino ai fini della qualificazione ed il ripristino ambientale.
Il tutto con personale interno?
Certamente. Tra l'altro i nostri ricercatori hanno l'obbligo di dimostrare la qualità del loro lavoro con pubblicazioni scientifiche, partecipano a convegni internazionali e questa conoscenza di prima mano ci permette di fare didattica e formazione.
E come costi cosa significa oggi il MUSE rispetto alla sua prima vita?
Posso dirle in assoluta tranquillità che non c'è uno scarto rilevante tra quello che costavamo prima e adesso. In proporzione costiamo quello che abbiamo dichiarato di costare nel 2003. Il Muse significa un network di 9 musei disseminati sul territorio, si capisce la mole gestionale in capo a questo museo.
Immagino lei sia contento di vedere le code e le attese per un parcheggio...
A dire il vero a volte mi sento più che altro imbarazzato. Certo fa piacere che il museo sia percepito dai turisti come il complemento alla propria vacanza. Spiace tuttavia vedere lunghe ore di coda. Mi piace invece che persino gli anziani vengano a visitarci perché vuol dire che si è sviluppata una significativa attrattiva inter-generazionale.
Direttore, a suo avviso c'è ancora qualcosa che non è stato detto di questo museo?
Spesso si sosta soprattutto sulla qualità dello spazio espositivo, che nel nostro caso appare ovviamente prevalente. Ma i musei scientifici, in realtà, non sono solo spazi espositivi, sono anche importanti luoghi di ricerca. Mentre il museo artistico storicizza, conserva e "mostra", musei come il nostro si basano soprattutto sui progetti e sulla capacità di ricerca che sanno esprimere.
(C.Perer)
giugno 2015
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