Luigi Pizzini, dal ritratto al paesaggio
Mostra dedicata all'artista rivano (1884-1977)
Il Museo di Riva del Garda ospita la mostra “Luigi Pizzini. Dal ritratto al paesaggio”. Fino all'11 giugno 2023 sarà possibile visitarla e scoprire così uno dei maggiori pittori altogardesani del Novecento, capace come pochi di raccontare il paesaggio gardesano con grande sensibilità pittorica e, al contempo, di impegnarsi attivamente per la sua città natale: è stato infatti tra i fondatori del gruppo Amici dell'arte, ha partecipato nel giugno 1946 alla prima esposizione del gruppo nelle sale della Rocca, che ospiterà per molti anni il suo studio nella torre verso la Spiaggia degli Olivi.
Un pittore profondamente connesso con la sua città natale e, al contempo, capace anche di esprimere i mille volti dell'animo umano.
Nato a Riva del Garda l'11 settembre 1884, Luigi Pizzini si iscrive all'età di 14 anni all'Accademia di Belle Arti di Brera, dedicandosi principalmente alla produzione di ritratti.Nel 1909, dopo un temporaneo rientro a Riva del Garda, si trasferisce sull'isola di Burano dove vive fino al 1913: si tratta di una fase di profondo coinvolgimento emotivo e culturale per Pizzini, dove la frequentazione di artisti come Umberto Moggioli, Arturo Martini, Gino Rossi e Tullio Garbari apre la sua pittura alla valenza assoluta di luce-colore, che caratterizzerà trasversalmente tutta la sua produzione.Stabilitosi temporaneamente a Firenze fra il 1915-1916, si interessa di cartografia e storia militare, disegnando alcune carte di aviazione per la fabbrica Caproni.
Rientrato stabilmente a Riva nel 1919, si dedica all'insegnamento presso le scuole Tecniche e poi alla scuola di Avviamento e parallelamente all'attività di pittore. La sua produzione si rivolge principalmente ai temi del paesaggio gardesano e dolomitico, con alcuni soggetti ricorrenti quali il Brolio, il lago di Garda, la valle del Sarca. Negli ultimi anni, l'indagine pittorica si focalizza invece su alcuni dettagli del paesaggio, come le acque e rocce, i boschi, le nature morte, restituiti attraverso una pittura pastosa, matericamente più corposa e preziosa.
L'attività espositiva in ambito nazionale si affianca a un intenso impegno nella sua città natale: tra i fondatori del gruppo Amici dell'arte, partecipa nel giugno 1946 alla prima esposizione del gruppo nelle sale della Rocca, che ospiterà per molti anni il suo studio nella torre verso la Spiaggia degli Olivi.
Luigi Pizzini muore a Riva del Garda il 21 aprile 1977.
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LA ROCCA DI RIVA
(Corona Perer) - L'Antica Rocca di Riva è "depositaria" naturale del patrimonio storico della città. Realizzata nel 1124 dal vescovo Altemanno è citata nei documenti più antichi come ‘’castrum novum’’ (per differenziarla dal castrum vetus che sorgeva in un'altra parte di Riva), e fu di primaria importanza per la difesa della città perciò continuamente modificata nel corso delle varie vicende storiche.
Al tempo degli Scaligeri doveva essere un perfetto modello di castello-fortezza medievale, tutto circondato dall'acqua, come quello di Sirmione. I lavori di restauro hanno portato alla luce, nel suo interno, pregevoli frammenti di affreschi risalenti al periodo clesiano (1514-1539). Fu residenza del vescovo e poi del Capitano, per divenire caserma durante la dominazione austriaca.
A dire il suo ruolo di avamposto dell’esercito del “Tirolo” è non solo il suo affaccio sulle acque del lago di Garda, ma anche l’imponente Atlante del 1774 voluto dall’imperatrice Maria Teresa, composto su 24 fogli che accoglie i visitatori fin dalle prime sale.
Nella sua pinacoteca di possono ammirare i paesaggi di quei pittori che nell'Ottocento, attratti dalla fama del luogo, rimasero affascinati dagli scorci del Garda. Artisti come Pietro Ricchi, Vincenzo Vela, Francesco Hayez.
Non meno importante la sezione archeologica che conserva preziosi reperti di rilevanza internazionale risalenti all'età del Rame. Di enorme interesse le statue-stele note come “antenati di pietra” 22 esemplari, della prima metà del III millennio avanti Cristo, otto dei quali scoperti durante gli scavi del nuovo ospedale nel 1989. Recano segni antropomorfi, incisioni e disegni di armi e ornamenti su pietra che però sarebbe tipica della Val Venosta. Gli esperti li ritengono rappresentazione di elementi di rango o divinità.
Irrinunciabile, la salita al Mastio, la torre principale della Rocca, da cui si apre una suggestiva veduta sulla piana del Sarca, la vallata solcata dall’omonimo fiume che sfocia sul lago. Lo sguardo a Nord arriva fino ad Arco, abbraccia l’abitato di Riva del Garda, approda al Lago, teatro di manifestazioni internazionali di vela, e arriva fino al confine con le prime sponde venete più a sud.
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