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Museo delle Palafitte

Lago di Ledro (Tn) - Dipende dal MUSE Museo delle Scienze di Trento

Nel 2022 il Museo delle Palafitte del Lago di Ledro, sede territoriale del MUSE, ha spento 50 candeline.

In quell'occasione il soprintendente per i Beni culturali della Provincia Franco Marzatico, che è anche referente italiano dei “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino” tutelati dall’UNESCO, ha messo in luce l’importanza che ha assunto nella divulgazione il Museo di Ledro, uno dei primi dove si sono sperimentate riproposizioni di palafitte e attività della preistoria, ma anche dal punto di vista dei ritrovamenti, perché ha restituito 10mila pali e oggetti di straordinario interesse come gli splendidi diademi, oggetti di prestigio indossati da capi, e in mostra nel Museo.

L'area palafitticola di Ledro racconta la storia antica dell'uomo e, insieme a Fiavé, è fra i siti preistorici di maggior rilievo della zona; luoghi straordinari, scrigni di testimonianze archeologiche, storiche, culturali, sociali e naturali, come testimonia il doppio riconoscimento UNESCO: le palafitte rientrano da un lato fra le oltre 100 località del sito transnazionale dedi­cato alle palafitte preistoriche dell'arco alpino, dall'altro nel territorio della Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria, un ambiente straordinario e ricco di biodiversità.

Il Museo delle Palafitte a Ledro racconta la storia antica, ma si interfaccia con la realtà.  La trama espositiva del museo corre tra la storia locale a quella globale. Fa capo per la gestione al MUSE Museo delle Scienze di Trento ed offre un’interpretazione museografica contemporanea che si basa su concetti quali trasparenza, leggerezza, immediatezza, spettacolarità e inclusione. 

L'iter del museo è iniziato  con Franco Marzatico, soprintendente per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, nominato referente italiano del sito UNESCO “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino” del quale fanno parte anche i siti archeologici di Fiavé e Ledro in Trentino. Il Gruppo di Lavoro Italiano, riunitosi  a Milano, lo ha nominato all’unanimità.

"Questo museo è un caso rilevantissimo nel quadro della museologia contemporanea'' spiega il direttore del MUSE Michele Lanzinger.  ''Progettato e gestito per tanti anni come un semplice antiquarium dedicato a esporre una limitata selezione di reperti e con la funzione di controllo degli accessi al sito palafitticolo, la sua funzione è cambiata. Il museo è diventato progressivamente un luogo dove si pratica intensamente l’azione educativa con scuole che giungono da tutto il settentrione e, negli anni, ha svolto un ruolo di promotore di turismo locale di altissima importanza''.

 

Il museo è stato ampliato: con i suoi oltre 45 mila visitatori all’anno, ha lo spazio per ospitare adeguatamente le attività educative e potrà ospitare esposizioni temporanee capaci di rinnovare l’interesse, anno dopo anno, sui reperti risalenti all’età del Bronzo, ritrovati nel corso di 90 anni di ricerche tra i resti del villaggio palafitticolo sulle sponde del Lago di Ledro, uno dei più importanti dell’arco alpino.

All’interno i reperti sono raccolti e interpretati secondo criteri museografici attenti al contenuto, tanto quanto alla resa scenografica e al coinvolgimento – anche emotivo – del visitatore. Il nuovo allestimento è di tipo immersivo: uno spazio privo di confini e percorsi obbligati.

All’esterno della struttura la ricostruzione di quattro capanne, complete di arredi e suppellettili, riproduce uno spaccato di vita quotidiana preistorica nella quale il visitatore può immergersi scoprendo come vivevano i nostri antenati. Il percorso si conclude con l’aggiunta di un cubo vetrato, il QBO, che funge da nuovo spazio per attività educative, eventi, spettacoli, mostre temporanee e da speciale punto di osservazione del lago e dell’area archeologica.

Immediatezza, spettacolarità e inclusione hanno guidato il lavoro di ristrutturazione e ripensamento di tutto l’apparato espositivo. Dalla riprogettazione delle vetrine ai reperti esposti, dalle didascalie alle modalità di comunicazione adottate, tutto è stato ripensato.

I temi affrontati sono 4, articolati su un asse concettuale che va dal macro al micro. Partendo dalle palafitte come fenomeno alpino ed europeo, si passa alla dimensione del villaggio e del territorio che lo circonda, per arrivare infine agli individui, alle loro attività e alle tante cose, piccole e grandi, che ci distinguono e ci accomunano con gli abitanti della palafitte di 4000 anni fa.

Sempre in tema di Palafitte a Fiavé esiste un luogo che gli appassionati non possono tralasciare: è il Museo Renato Perini, intitolato allo scopritore delle palafitte fiavetane.

Renato Perini, fu figura fondamentale per le palafitte di Fiavé, le sue ricerche archeologiche tra il 1969 e il 1983 hanno portato il sito all’attenzione della comunità scientifica internazionale.

"Le sue ricerche hanno offerto un contributo decisivo per superare l’annosa disputa sull’esistenza o meno di capanne erette sull’acqua, senza considerare che proprio qui si è formata un'intera generazione di grandi archeologici e ricercatori con studi di altissimo livello, che hanno portato Fiavé alla ribalta internazionale" spiega il soprintendente per i beni culturali Franco Marzatico.

Tutte le informazioni sul Museo delle Palafitte di Fiavé alla seguente pagina: clicca

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