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Napoli, città dai mille colori

reportage metropolitano

Napoli, città dai mille colori. “Napule è mille culure, Napule è mille paure. Napule è nu sole amaro, Napule è addore è mare” cantava Pino Daniele.

Il grigio dei palazzi, il giallo prorompente del sole, il timido blu del mare gli danno ragione Napule è la città dai mille colori.

Si passa da strade larghe e luminose ad angusti vicoli bui, accompagnati dalle urla dei venditori ambulanti che fanno di Napoli anche la città dalle mille paure.

Come muoversi in una città così sorprendente? Iniziamo dalle bancarelle di libri antichi di port’Alba.

Spaccanapoli è il cuore pulsante della città che batte ad ogni passo sotto ai piedi. Era una delle strade della Neapolis greca: divide il centro da Est a Ovest. Due chilometri di autentica vita, dal colle di San Martino a piazza del Gesù Nuovo. Lungo tutta Spaccanapoli riecheggia il dialetto locale, tra clacson e sirene. All’improvviso appare l’altare a Diego Armando Maradona, divinità del calcio, simbolo di un’epoca di rivincita.

I colori colpiscono ogni visitatore: da quelli delle verdure fresche, alle divise dei postini che sfrecciano sui loro motorini nell’anima di Napoli. Da ogni angolo della strada, si sentono odori: quello dell'inimitabile pizza fritta, superlativo street food napoletano, contrasta con l’aria densa di smog.

Il nostro viaggio procede sottoterra. Entrare nella stazione della metropolitana di Toledo è un tuffo nel mare schiumoso. “La più bella stazione d’Europa”, secondo il quotidiano britannico Daily Telegraph, ci accoglie con un mosaico blu come i fondali del mare. In alto un oblò che di giorno illumina, di notte diffonde luci azzurre come riflessi nell’acqua.

La linea 6 - foto www.napolidavivere.it


Napoli, la città dalle antiche tradizioni, stupisce con questa perla di modernità: la metro non è solo un mezzo di trasporto, ma una vera e propria opera d’arte e di ingegneria, realizzata in parte sotto il livello del mare.

Dipinti, sculture, mosaici, fotografie, installazioni commissionati ad artisti di fama internazionale come Joseph Kosuth e Mimmo Paladino, ridisegnano gli ambienti di transito. La metro è un’occasione di riscatto per Napoli: un luogo solitamente associato al degrado urbano è diventato uno spazio unico di arte al di fuori dei musei. Cigolii, odori acri, sporcizia e rumore si trovano invece sulla circumvesuviana che porta a Pompei.
 

E' una Pompei intima quella che visitiamo: non ha niente a che vedere con la Pompei turistica, ma è più reale. Le domus di pietra, spoglie e vuote, sono comunque invitanti e riparo accogliente dall’aria frizzante.

Qualunque sia il tempo con cui la si visita, Pompei rimane qualcosa di unico, una bolla spazio-temporale che non conoscerà mai vecchiaia.
 

 

Si può continuare a vivere la suggestione di questa antica città nel maestoso e silenzioso Museo Archeologico di Napoli, abitato da opere di marmo, di vetro, di bronzo, che prendono vita e raccontano il loro passato. Il perfetto Doriforo, la misteriosa Afrodite Sosandra, i violenti Tirannicidi e l’Ercole Farnese, vecchio e stanco, ci riportano anche nell’antica Grecia.

Al secondo piano ciotole, urne, giare, strumenti chirurgici: un assaggio della vita quotidiana di un antico pompeiano. Magnifica poi la seicentesca “Sala della Meridiana” sul cui pavimento si trova la lunga meridiana, tuttora funzionante, con i dodici segni zodiacali. Assolutamente da vedere la “Tazza farnese”, uno dei più grandi cammei finora ritrovati.

Ma a Napoli trovi capolavori dove meno te l’aspetti. In un isolato di case degradate si nasconde un gioiello dell’arte barocca: la Cappella Sansevero. A calamitare l’attenzione è il Cristo Velato, al centro della cappella, scultura diventata celebre per la straordinaria “tessitura” del velo di marmo, che sembra delicatamente adagiato sul corpo di Gesù. Per gli amanti del mistero e per coloro che non si lasciano impressionare facilmente, al piano inferiore trovano posto le Macchine anatomiche, degli scheletri con l’apparato venereo ancora intatto, come se il tempo dopo la loro morte non fosse mai passato.

Appagati dalle suggestioni dell’arte, ci  addentriamo più consapevoli nelle strade della città. “Si osserva dappertutto, con la più viva simpatia, una gaiezza del tutto singolare.” scrisse Stendhal. Tra chiese, palazzi antichi e monumenti,  ecco via san Gregorio Armeno: la strada dei presepi.
 

 

Accanto alle statuine tradizionali trovano posto quelle del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, di calciatori famosi e persino della blogger Chiara Ferragni. Sapori, odori e colori regnano nei vicoli del centro: babà, sfogliatelle, zeppole e pizze fritte. Il cibo-simbolo della città famoso in tutto il mondo, la pizza, si affianca  a nuove proposte culinarie: in via Santa Maria di Costantinopoli, il menù si può comprare a peso con  verdure servite nelle padelle in cui sono state cucinate.
 

Se però  non avete il tempo di fermarvi in un locale, la pizza a portafoglio, piegata in quattro, sarà la soluzione ai vostri problemi,  gustata così per strada vi consentirà di non perdere neppure uno scorcio del dedalo di colorati vicoletti che animano questa antica-moderna metropoli.

Per conoscere Napoli non bisogna ritrarsi, ma mettersi in gioco, con una ricerca paziente; questa è una città che va scoperta, minuto dopo minuto, passo dopo passo.

 

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Reportage realizzato dalla Classe IIAG
Liceo Classico “A. Rosmini di Rovereto –TRENTO
(Napoli 27 febbraio-2 Marzo 2018)

coordinamento Raffaella Caldonazzi
editor Corona Perer

gli autori del reportage e (sotto) la pizza a portafoglio,
come lasciare Napule senza aver assaggiato la sua pizza?
 

 

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