Noé Sendas, realtà per frammenti
di Matteo Basilé
Visionarea Art Space ha ospitato la prima mostra romana dell’artista belga Noé Sendas, classe 1972. E' la terza mostra di un ciclo di sei, a cura di Claudio Composti, realizzate in collaborazione con mc2gallery di Milano, di cui è direttore artistico e co-fondatore insieme a Vincenzo Maccarone.
Lo spazio espositivo, con sede al primo piano dell’Auditorium Conciliazione, si trasforma in una galleria di fotografie d’epoca e vecchie cartoline rimanipolate dall’artista. Un passato di cui Sendas si nutre nelle sue opere, ispirandosi alle arti visive, alla letteratura del passato, con spirito Dadaista o guardando al cinema di Fellini o al teatro dell’assurdo di Beckett, rendendo l’impossibile credibile e, in modo elegante e raffinato, assolutamente contemporaneo.
Come in “Aspettando Godot”, Sendas gioca con il Tempo. Si pone e ci pone, così, in una porzione di tempo sospesa. In quello spazio vuoto che si crea tra il ricordo di un evento e l’evento stesso, ricostruito dalla memoria fallace e manipolatoria nella ricostruzione di un passato che c’è, ma diverso da come lo abbiamo vissuto. Così come il ricordo lascia spazio alla ri-costruzione della memoria, così Sendas riempie quello spazio con la propria immaginazione, ricreando la sua Storia.
Afferma Emmanuele F. M. Emanuele della Fondazione Terzo Pilastro, che per il secondo anno consecutivo affianca l’iniziativa: «Le figure di Sendas, senza identità e senza tempo, colpiscono per la loro raffinata eleganza, accentuata dall’utilizzo esclusivo di immagini in bianco e nero e di soggetti tratti dal cinema e dalla moda degli anni Cinquanta, quando la bellezza e il corpo femminile non erano sovraesposti o ostentati fino all’eccesso. Le manipolazioni operate dall’artista non disturbano l’osservatore: egli, negando la fisionomia delle sue donne, le rende in realtà protagoniste del suo inconscio ma anche del nostro, frammenti di esperienze oniriche in cui ciascuno di noi può riavvisare le proprie fantasie ed i propri ricordi, ancora più unici e suggestivi in quanto non compiutamente definiti.».
La ricerca e la scelta stessa di quali immagini del passato ri-utilizzare e trasformare, sono di fatto l’atto creativo di Sendas come artista-demiurgo di un Passato che rivive, benchè mutato. Cosi, di fronte alle opere di Sendas, siamo in bilico tra una tensione narrativa, estetico-erotica ed una profonda vibrazione che ci tocca nell’Inconscio, la zona oscura e profonda che sfugge al controllo della coscienza. Nascondendo un disagio dietro un apparente riso leggero, una frattura dietro una forma frammentata che ci tocca dentro.
L’inconscio svela l’irrazionalità costitutiva e l’Essere frammentato in varie parti di ogni individuo. Esattamente come frammentate sono le donne di Sendas, con cui non possiamo che provare empatia.
Autore: Matteo Basilé
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