Rovereto, Palazzo Bossi Fedrigotti
Una dimora storica che merita una valorizzazione
Il palazzo si trova nel centro storico di Borgo Sacco tra la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista e la piazza principale in riva all'Adige. Da secoli è la dimora principale del casato dei Bossi Fedrigotti ed il nucleo centrale del borgo, un tempo Comune.
La famiglia si chiamava semplicemente Bossi, in origine. Il ''Fedrigotti'' venne aggiunto alla fine del Cinquecento. Si stabilì a Sacco in riva all'Adige con Nicolao, il capostipite, venuto nella prima metà del Quattrocento da Milano in seguito - così si narra - a dissapori con la famiglia regnante dei Visconti.
Nel 1486 il nipote di questi, Antoniolo, comprò casa e terra sotto alla chiesa di Sacco, dove oggi sorgono il palazzo ed il giardino. L'architetto della prima casa è ignoto, di sicuro venne ristrutturata, ingrandita ed abbellita verso metà del Settecento da Pietro Modesto e assunse l'aspetto odierno compreso l'originale e pionieristico sistema di riscaldamento ad aria attivo con varie interruzioni fino al 2009.
Gli arredi sono di grande raffinatezza. Se ne sta prendendo cura la nipote e discendente Valérie Bossi Fedrigotti, impegnata nell'azienda agricola di famiglia (i Bossi Fedrigotti sono sempre stati viticoltori) e dopo vari progetti ha decisamente messo da parte le immacabili offerte immobiliari, per tutelare una dimora storica che è storia, eredità e patrimonio di una intera collettività.
Qui viveva il bisnonno, uomo illuminato e intraprendente, che fu sindaco, favorì la prima industrializzazione e portò lavoro nel borgo facendo edificare la Manifattura Tabacchi. Così aperto e lungimirante da favorire il lavoro femminile istituendo, per le lavoratrici madri, il primo asilo aziendale che la storia ricordi. Fu amato e considerato da tutti.
Da circa un anno e mezzo Valérie Bossi Fedrigotti, sua pronipote, si prende cura della dimora. Ci accompagna di porta in porta nelle meravigliose stanze arredate con stile e sobria eleganza: salottini, dipinti degli avi, stufe in maiolica imponenti...Laddove non vi sono gli affreschi è la nuance scelta per le pareti a costituire elegantissimo arredo.
Dalle finestre lo sguardo va al giardino, all'incirca 5000 metri quadrati, sorto su una striscia lunga e stretta di terra che lungo l'attuale via Bronzetti saliva verso le copiose vigne. Piante di grandi dimensioni (un platano lungo via Bronzetti o il grande Cedro in posizione centrale) avevano attorno un tempo pioppi alti 50 metri sacrificati o dagli espropri o da malattie. Ne furono vittime due Olmi colossali colpiti dalla malattia dell'olmo, mentre due Acacie di almeno 40 m ceddero per una tromba d'aria.
Resiste un magnifico tasso di oltre cent'anni ed un imponente Ginkgo biloba, albero della felicità. E' uno dei Giardini storici del Trentino, nel 2016 è stato aperto a cura dell'associazione Dimore Storiche Italiane in occasione della sesta giornata nazionale sotto l'alto patrocinio della presidenza della Repubblica italiana e con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo.
Autore: Corona Perer
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