foto di Margherita Vitagliano
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Attualità, Persone & Idee

Pandemia: Un nuovo modello sociale prende corpo

E se al virus dovessimo dire grazie?

''Crisi'' deriva dal greco ''krino'' che significa: separare, cernere. Spingendo l'area semantica del termine si arriva a discernere, giudicare, valutare. Usiamo la parola crisi come sinonimo di situazione negativa, peggioramento di una situazione in atto. E invece è proprio in quel "discernere, giudicare, valutare" la nota positiva: la crisi è un momento di riflessione, di valutazione, di discernimento, può essere il presupposto alla rinascita. Una crisi insomma può far bene e del resto i nostri saggi han sempre detto "non tutto il male vien per nuocere". E allora: se fosse questo (che è il momento peggiore della pandemia sotto tutti i punti di vista) il momento giusto per far fiorire un nuovo modello sociale?

Le leggi e le proteste legate al green pass, la quieta e non violenta rivoluzione dei semplici (si pensi alla battaglia di Stefano Puzzer e ai portuali di Trieste),  le obiezioni mosse a dei farmaci presentati come vaccini che alla prima variante non funzionano più, le incongruenze di questi mesi stanno proprio portando a questo: ad una crisi così grave che, nell'atto di separare e cernere (la società è ormai divisa tra il noi vaccinati e il voi no vax), sta spingendo nuovi gruppi di pensiero.

Per la verità possiamo individuare già nel settembre scorso i semi di questa dinamica in un breve, ma intenso pensiero espresso dal filosofo Giorgio Agamben dal titolo Una comunità nella società, quando dopo aver rilevato che l'Italia è oggi un paese umanamente e politicamente in sfacelo ("...pronta a sacrificare non soltanto quelle che si chiamavano un tempo libertà costituzionali, ma persino ogni calore nelle relazioni umane") ipotizza e prefigura con lucide parole quello che può esserci all'orizzonte. Agamben scrive: "...Credere  che il greenpass significhi il ritorno alla normalità è davvero ingenuo. Così come si impone già un terzo vaccino, se ne imporranno dei nuovi e si dichiareranno nuove situazioni di emergenza e nuove zone rosse finché il governo e i poteri che esso esprime lo giudicherà utile. E a farne le spese saranno in primis proprio coloro che hanno incautamente obbedito". Cosa puntualmente accaduta. Ed ecco l'intuizione:

"In queste condizioni, senza deporre ogni possibile strumento di resistenza immediata, occorre che i dissidenti pensino a creare qualcosa come una società nella società, una comunità degli amici e dei vicini dentro la società dell’inimicizia e della distanza. Le forme di questa nuova clandestinità, che dovrà rendersi il più possibile autonoma dalle istituzioni, andranno di volta in volta meditate e sperimentate, ma solo esse potranno garantire l’umana sopravvivenza in un mondo che si è votato a una più o meno consapevole autodistruzione" - Giorgio Agamben, 17 settembre 2021

Questa spinta sta già prendendo corpo nel territorio. In Val di Sole, in Trentino, risulta che si siano già creati gruppi di cittadini che si stanno strutturando: hanno creato gruppi di acquisto, hanno dei terreni che destineranno alla coltivazione, hanno reclutato tra di loro figure professionali che possono  porre le fondamenta per una realtà autonoma: il fornaio, il calzolaio... E magari presto si unirà qualche medico sospeso, qualche insegnante desideroso di una scuola libera che non discrimini.

I riferimenti di pensiero non mancano. Paolo Sceusa, già magistrato, ex presidente il Tribunale per i minorenni a Trieste, sul suo canale Telegram risponde a chi gli chiede come affrontare l’attuale apartheid verso chi è riluttante al siero.

''Io non ho una soluzione che sia insieme legale, rapida e di sicuro e universale successo, ma ho una proposta: non frequentare più i luoghi del tempo libero (ristorante, bar, cinema, teatro, pizzeria, musei, palestra, piscina, piste da sci). Non si accettino le catene per un caffè. Cultura e svago possiamo regalarcelo organizzando fra noi queste attività. Lasciamo tutta questa roba solo ai volontari entusiasti della terza dose e delle altre che verranno e che Iddio salvi loro e i loro bambini".

Insomma quando tutti i non vaccinati saranno obbligati a chiudersi nei recinti per vivere in libertà e quando a circolare saranno solo i vaccinati-responsabili (che tuttora - ricordiamolo - sono già veicolo di infezione come gli altri e lo dimostra il vaccinato che ha portato Omicron in Italia), di chi sarà la colpa della pandemia?

Una nuova terra è possibile e in rete esistono molti contributi di pensiero come quella di Anne Givaudan scrittrice francese che ha dedicato molti studi alla sfera spirituale dell'individuo (qui il suo pensiero sulla pandemia) e ritiene questo periodo un ''tempo iniziatico'' certamente non facile.

Diremo grazie al virus se farà nascere una società che condivide, che si autogestisce, che sa andare oltre gli sprechi e le enormi contraddizioni di chi oggi gestisce (per nomina dall'alto e non per mandato elettivo!) il potere e un paese in profonda depressione. La soluzione non sarà tornare a prima quando il virus non c'era, ma andare verso una nuova dimensione di vita. Umana.


Autore: Corona Perer

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