Resurrection, Marsel van Oosten
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Passione di Cristo, le figure di Pilato e Giuda

Morte e resurrezione: una storia di mani umane che incrociano il divino.

Corona Perer, 19 aprile 2025 La storia della Passione di Cristo, morte e resurrezione. è una storia di mani umane che incrociano il divino. Due figure sono cruciali: Pilato, l'uomo chiamato a giudicare un suo simile che si proclamava la ''Verità'' al quale chiede cosa sia la verità, e un discepolo che su di lui aveva riposto fiducia e speranza di riscatto, Giuda, uno 'zelota' e dunque un appartenente a un partito estremista ebraico, fortemente indipendentista che aveva come obiettivo la liberazione dalla schiavitù romana.

Pilato e Giuda: il romano e l'anti-Romani. Pilato tenta in tutti i modi di salvare Gesù, incontra il suo sguardo e interrogadolo non vi vede il peccato. In tutti i modi cerca di uscire dall'ingrato compito che gli è stato dato: lo rinvia ad Erode, ma se lo ritrova davanti. Alla folla afferma di non trovar in lui colpa, e quando chiede di scegliere tra lui e Barabba è quasi certo che il clamore della folla che aveva accompagnato la predicazione del Messia, porterà ad un plebiscito unanime. Ed invece no: il popolo scelse Barabba un ladro e assassino (che ironia della sorte è il Dio in terra a liberare). E così Gesù che solo una settimana prima veniva accolto con gioia a Gerusalemme, è proiettato nel giro di 8 giorni verso il baratro e la morte, la peggiore quella di croce come i malfattori.

Un passaggio mi colpisce sempre: Pilato, disorientato dalle risposte criptiche di Gesù, gli pone  la domanda delle domande di ogni uomo. ''Cos'è la Verità?'. Pilato è l'uomo che pone la domanda centrale nella vita di ognuno di noi direttamente a Dio (!), ma non lo sa. Sconvolgente.

E che dire di Giuda? Se lui non avesse tramato non ci sarebbe stata Passione e Resurrezione ovvero la vittoria sulla Morte. Un caso, o Giuda è posto sulla via della Rivelazione al pari di un cooperatore di Dio?

In una celebre omelia del giovedì santo del 3 aprile 1958 don Primo Mazzolari volle scandagliare il tormento di un uomo destinato ad essere cruciale nella morte e resurrezione di Gesù. E sapendo di poter scandalizzare affermò ''MA IO VOGLIO BENE ANCHE A GIUDA''. Un'omelia dirompente e scandalosa, ma  solo perchè ci colpisce e ci mette di fronte allo scandalo di tanti momenti della nostra vita.
Eccola:

Miei cari fratelli, è proprio una cena d'agonia e di cenacolo. Fuori c'è buio e piove. Nella nostra chiesa, che è diventata il cenacolo, non piove, non c'è buio ma c'è una solitudine di cuori di cui forse il Signore ne porta il peso. C'è un nome che torna tanto nella preghiera della messa che sto celebrando, in commemorazione del cenacolo del Signore, e anche nel Vangelo che vi ho letto in latino, un nome che fa spavento, il nome di Giuda, il traditore. Povero Giuda!

Che cosa gli sia passato nell'animo io non lo so.È uno di quei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo. Mi accontento di domandarvi questa sera un po' di pietà per il nostro povero fratello Giuda. Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore. E credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui.

E, chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore, perché, quando ha ricevuto il bacio del tradimento nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: ''Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?''.

Amico: questa parola, che vi dice l'infinita tenerezza della carità del Signore, vi fa anche capire perché io l'ho chiamato in questo momento, seguendo appunto il linguaggio suggeritoci dal Signore, fratello. Aveva detto nel cenacolo: «Non vi chiamerò servi, ma amici». Gli apostoli son diventati degli amici del Signore; buoni o no, generosi o no, fedeli o no, rimangono sempre degli amici.

Noi possiamo tradire l'amicizia del Cristo; Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici, anche quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di lui, anche quando lo neghiamo. Davanti ai suoi occhi e al suo cuore noi siamo sempre gli amici del Signore. Giuda è un amico del Signore, anche nel momento in cui, baciandolo, consumava il tradimento del maestro.

Vi ho domandato: «Come mai un apostolo del Signore è finito come traditore?». Conoscete voi, o mici cari fratelli, il mistero del 2 male? Sapete dirmi come noi siamo diventati cattivi? C'è una parola nel Vangelo, che non spiega il mistero del male di Giuda, ma che ce lo mette davanti in un modo impressionante: Satana lo ha occupato, ha preso possesso di lui. Qualcheduno deve averlo introdotto.

Quanta gente, anche nel nostro paese, ha il mestiere di Satana: distruggere l'opera di Dio, desolare le coscienze , spargere il dubbio. Insinuare l'incredulità; togliere la fiducia in Dio, cancellare Iddio dai cuori di tante creature, perché questa è l'opera del male, è l'opera di Satana. Ha agito in Giuda e può agire anche dentro di noi, o miei cari fratelli, se noi non stiamo attenti. Per questo il Signore aveva detto ai suoi apostoli, là nell'orto degli Ulivi, quando se li era chiamati vicini: «State svegli e pregate per non entrare in tentazione». E la tentazione è incominciata col denaro.

Le mani che contano il denaro. ''Che cosa mi date che io ve lo metto nelle mani?''. E gli contarono trenta denari, ma glieli hanno contati dopo che il Cristo era già stato arrestato e portato davanti al tribunale. Vedete il baratto: l'amico, il maestro, colui che l'aveva scelto, colui che ne aveva fatto un apostolo, colui che ci ha fatto un figliolo di Dio, colui che ci ha dato la dignità, la libertà, la grandezza dei figli di Dio. 

Ecco: baratto. Trenta denari: il piccolo guadagno. Vale poco una coscienza, o miei cari fratelli: trenta denari. E qualche volta, anche, ci vendiamo per meno di trenta denari. Il denaro ... e Cristo: il baratto lo facciamo quasi volentieri. Il denaro ... trenta denari! Che cosa importa la coscienza? Che cosa importa essere cristiani? Che cosa ci importa di Dio? Dio non lo si vede, Dio non ci dà la ragione della nostra vita.

I trenta denari! E non abbiamo la forza di tenerli nelle mani. Se ne vanno, perché, dove la coscienza non è tranquilla, anche il denaro diventa un tor-mento. Ce un gesto, un gesto che denota una grandezza umana: glieli butta là. Credete voi che quella gente capisca qualche cosa?

Li raccoglie e dice: «Poiché hanno del sangue, li metteremo in disparte. Compereremo un po' di terra e ne faremo un cimitero per i forestieri che muoiono durante la Pasqua e le altre feste grandi del nostro popolos.

Cosi, vedete ... e la scena si cambia. Domani, quando ci troveremo qui in chiesa - ci troveremo anche alle tre, siamo d'accordo, per commentare l'agonia del Signore, quelli che hanno la possibilità di essere disponibili- ma domani sera qui, quando si scoprirà la croce, voi vedrete che ci sono due patiboli: c'è la croce di Cristo e c'è un albero dove il traditore si è impiccato.

Povero Giuda! Povero fratello nostro! Il più grande dei peccati non è quello di vendere il Cristo, è quello di disperare. Anche Pietro aveva negato il maestro, poi lo ha guardato e si è messo a piangere. E il Signore lo ha riportato al suo posto: il suo vicario. Tutti gli apostoli hanno abbandonato il Signore e son tornati, e il Cristo ha perdonato loro, e li ha ripresi con la stessa fiducia. Credete voi che non ci fosse stato posto anche per Giuda? Se avesse voluto, se si fosse portato ai piedi del Calvario, se lo avesse guardato almeno a un angolo o a una svolta della strada della via crucis, la salvezza sarebbe arrivata anche per lui!

Povero Giuda! Una croce e l'albero di un impiccato... dei chiodi e una corda! Provate a confrontare, o miei cari fratelli, queste due fini. Voi mi direte: «Muore l'uno e muore l'altro...».
Io però vorrei domandarvi qual è la morte che voi eleggete: sulla croce come il Cristo, nella speranza del Cristo, o impiccati, disperati, senza niente davanti? Miei cari fratelli, perdonatemi, se questa sera, che avrebbe dovuto essere d'intimità, io vi ho portato delle considerazioni cosi dolorose.

Ma io voglio bene anche a Giuda! È mio fratello anche questa sera Giuda. Pregherò per lui anche questa sera, perché io non giudico, io non condanno. Dovrei giudicare me, dovrei condannare me. Io non posso non pensare che anche per Giuda la misericordia di Dio, questo abbraccio di carità, quella parola, «amico», che gli ha detto il Signore, mentre lui lo baciava per tradirlo, io non posso non pensare che questa parola non abbia fatto strada nel suo povero cuore;e forse l'ultimo momento, ricordando quella parola e l'accettazione del bacio, io credo che anche Giuda avrà sentito che il Signore gli voleva ancora bene e lo riceveva tra i suoi, di là ... forse il primo apostolo che è entrato insieme ai due ladroni. Un corteo che certamente pare non faccia onore al Figliolo di Dio, come qualcuno lo concepisce, ma che è una grandezza della sua misericordia.

E adesso, o miei cari fratelli, adesso che, prima di riprendere la messa, ripeterò il gesto di Cristo nell'ultima cena, lasciate che io pensi per un momento al Giuda che ho dentro di me, al Giuda che forse anche voi avete dentro; e lasciate che io domandi a Gesù, a Gesù che è in agonia, a Gesù che ci accetta come siamo, lasciate che io gli domandi come grazia pasquale di chiamarmi questa sera, domani sera, sabato notte: «amico».

Perché la Pasqua è questa parola detta a un povero Giuda come me, detta a dei poveri Giuda come voi; perché questa è la gioia: che Cristo ci ama, che Cristo ci perdona, che Cristo non vuole che noi ci disperiamo, che Cristo, anche quando noi ci rivolteremo tutti i momenti contro di lui, anche quando lo bestemmieremo, anche quando rifiuteremo il sacerdote all'ultimo momento della nostra vita, ricordatevi che per lui noi saremo sempre gli amici.

Don Primo Mazzolari
Pasqua del 1958
Giovedì Santo, 3 aprile 1958

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La foto
RESURRECTION,
Marsel van Oosten 2023

La foto di questa pagina è Resurrection, di Marsel van Oosten.
E' stata scattata a  Deadvlei tra le dune del Parco Namib-Naukluft in Namibia un lago essiccato dove sono rimaste le piante di acacia essiccate anche loro.tutto con colori pazzeschi è circondato da dune di sabbia coloratissime. Il fotografo olandese la realizza utilizzando una Nikon D4 con obiettivo 24-70 mm f2.8, 15 sec a f8; ISO 400; treppiede Gitzo + testa a sfera Markins; torcia Surefire UB3T Invictus.

Deadvlei è un luogo popolare per la fotografia, ma Marsel aveva in mente un'immagine molto diversa da tutte quelle scattate prima. L'ingrediente chiave era la nebbia. Deadvlei, tuttavia, si trova nel deserto della Namibia, dove la nebbia si presenta solo poche volte all'anno, quando soffia un vento orientale dall'Atlantico. Quindi ci vollero molti anni prima che Marsel riuscisse a scattare la sua foto. Circondato da alcune delle dune di sabbia più alte del mondo, Deadvlei è il letto di argilla bianca di un antico lago. Gli alberi di acacia, che devono aver messo radici quando c'era ancora umidità, circa 900 anni fa, sono tutti morti, il loro legno bruciato dal sole si è conservato nell'atmosfera secca. "Avevo scelto il mio albero perfetto qualche anno fa", dice Marsel, "e avevo elaborato le impostazioni della mia macchina fotografica". Quindi si trattava di scommettere su quando la nebbia sarebbe arrivata. Il giorno in cui era prevista nebbia mattutina, arrivò al buio e si preparò a scattare la foto all'alba, quando la luce sfiorava appena le dune, ma prima che il sole la rendesse troppo intensa. Per illuminare l'albero, piazzò una torcia appena dietro il tronco, in modo che la luce si irradiasse dai rami esattamente come voleva, e poi lasciò che la nebbia che si era alzata facesse il resto.

La foto fa parte del portfolio del Wildlife Photographer of he Year nel 2023.
E' pubblicata nel Portofolio 23 il catalogo del Natural History Museum
Ringraziamo Alessandra Zanchi, Office Press per la collaborazione

 


Autore: Corona Perer

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