Perugino, il maestro di Raffaello
Nel 2023 si è celebrato il quinto centenario dalla morte (1523)
Urbino - Dopo il centenario raffaellesco per i 500 anni dalla sua morte (avvenuta nel 1520), è toccato al quinto centenario della morte di Perugino (1523) rileggere il divin pittore. Il Perugino fu infatti il maestro di Raffaello.
Pietro Vannucci detto il Perugino nacque a Città della Pieve, nel 1448 circa e morì a Fontignano nel 1523.
Primus pictor in orbe’: ‘primo pittore al mondo’, così viene descritto Perugino nel contratto del 1488 che lo portava a lavorare a Fano dove avrebbe realizzato due opere eminenti: la Madonna con il bambino in trono e i santi Giovanni Battista, Ludovico di Tolosa, Francesco, Pietro, Paolo e la Maddalena, detta Pala di Durante, e l’Annunciazione.
La Pala di Durante fu commissionata per l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria Nuova in San Lazzaro a Fano. L’opera è costituita da una grande ancona centrale, la cimasa con il Cristo in Pietà e la predella con cinque episodi della vita della Vergine. È un’opera identitaria per la città di Fano: restituita allo splendore perduto, sarà testimone di un evento senza precedenti e attirerà l’attenzione internazionale su uno dei capolavori di Perugino.
Questa Pala è tornata a Fano dopo tre anni di restauro, condotto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Nella sala Morganti del Palazzo Malatestiano la mostra-dossier “Pietro Perugino a Fano. Primus pictor in orbe”, degna conclusione delle celebrazioni dei cinque secoli dalla morte di Pietro Vannucci, universalmente noto come Pietro Perugino. La mostra resterà visitabile fino al 7 aprile 2024.
L’arte raffinata del Perugino seppe fondere con straordinaria armonia le migliori prerogative della pittura centro-italiana della seconda metà del XV secolo ed esercitò una grande influenza sul giovane Raffaello.
Perugino era uno dei maggiori maestri del suo tempo e dopo aver guidato il cantiere della Cappella Sistina, era in assoluto il più quotato. Così fra 1470 e 1500, dopo l’arrivo della Pala di Piero della Francesca nella Chiesa di San Bernardino, mausoleo dei duchi, gli artisti tra Umbria, Marche e Toscana cercano una strada nuova, una lingua di emozioni e sentimenti che nessuno saprà interpretare meglio di Raffaello. Ad ispirarla fu proprio il Perugino, protagonista di uno dei momenti più alti nella storia dell’arte rinascimentale.
Perugino creò un linguaggio nazionale, anticipando in questo Raffaello (e per la prima volta dopo Giotto) da cui deriva una sorta di “manierismo” peruginesco che determina la sua fortuna “italiana”.
E' il periodo in cui gli equilibri del Quattrocento sono ormai alle spalle e Perugino è all’apice della carriera, e nella sua bottega emerge il genio precoce del giovane Raffaello.
Parlare di Perugino significa anche dare il giusto merito ad alcuni artisti umbri e marchigiani, tra cui Giovanni Boccati e Bartolomeo Caporali, dove si sentono ancora i bagliori del tardogotico ma muove la prima formazione artistica di Perugino. Gli artisti che hanno preceduto Perugino, mostravano la straordinaria unità di linguaggio artistico tra i due “versanti” dell’Appennino umbro e marchigiano, segno di un tempo in cui la montagna non era una barriera ma piuttosto un fattore di unità nell’arte e non solo.
Fu proprio in virtù di questo prestigioso apprendistato che Perugino acquisì quell’invidiabile scioltezza del disegno che sarà poi alla base della sua arte.
L'orizzonte del Perugino si sposterà ben presto a Firenze, nella bottega di Andrea del Verrocchio, a quel tempo frequentata dai talenti più promettenti della pittura fiorentina, tra cui Leonardo, Botticelli e Ghirlandaio. A Firenze Perugino poteva ammirare i capolavori dei più celebrati maestri fiamminghi, che tentò sempre di emulare, specialmente nei suoi paesaggi luminosi e smaltati. Non meno importante per la sua formazione fu l’incontro con Piero della Francesca, che gli trasmise un più misurato senso compositivo e una perfetta competenza prospettica.
Nel 1481 Perugino fu chiamato a dirigere, insieme ad altri artisti, la decorazione della Cappella Sistina, un’impresa che segnerà un punto di svolta decisivo per la sua carriera. Il maestro riuscì a godere per almeno due decenni di un successo incontrastato e ad attirare commissioni da ogni parte d’Italia, al punto da tenere ben due botteghe a Firenze e a Perugia.
I colleghi del tempo erano Giovanni Santi (padre di Tiziano), Bartolomeo della Gatta, Pinturicchio e Signorelli, questi ultimi in parte anche suoi allievi.
Il nucleo più importante delle opere di Perugino sono realizzate tra il XV e il XVI secolo, prima che il prediletto Raffaello si trasferisca a Firenze e per Perugino inizi invece una stagione più ripiegata verso il suo territorio.
Urbino ha dedicato a Perugino gran maestro del Rinascimento italiano, una grande mostra che ha avuto il pregio di comprendere la lezione, gli influssi e le innovazioni che portano dal Perugino alla grandezza del discepolo. La rassegna portò in dote importante prestiti dalla Galleria Nazionale dell’Umbria al Museo di Arte Antica e di Arte Sacra di Sutri, dal museo del tesoro della Basilica di San Francesco di Assisi alla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino.
Autore: Corona Perer
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