Arquà, la casa di Petrarca
Ospitò il poeta e ne conserva le spoglie mortali
(Arquà Petrarca - 11.6.2023 - Corona Perer) Arquà Petrarca è un gioiellino, uno dei borghi più belli d'Italia. Ospitò il Petrarca, ne accolse le spoglie mortali e poi ne importò il nome.
Arquà ha però origini più antiche e chiaramente medievali. Qui correva secondo gli storici una linea difensiva che collegava la Rocca di Monselice, centro della locale giurisdizione politico amministrativa longobarda, con Valle S. Giorgio, Cinto Euganeo e la fascia pianeggiante verso Vicenza. C'era acqua e così si difendeva dai Longobardi che notoriamente la temevano.
Nel 1866, dopo l’annessione del Veneto all’Italia, divenne Comune e nel 1868 poté aggiungere al nome di Arquà quello di Petrarca in memoria del Poeta.
Francesco Petrarca conobbe Arquà, nel 1364 mentre soggiornava ad Abano, per cure termali (già note al tempo) prescritte per la scabbia che lo tormentava. Pochi anni dopo, nel 1370 decise di stabilirsi per trascorrere gli ultimi anni della sua vita, che si concluse nel 1374. Nel prossimo 2024 saranno 650 anni e sono già in previsione le celebrazioni. È gia famoso quando arriva ad Arquà. Era un chierico, mestiere che gli consentiva di viaggiare e scrivere, ma gia conteso dalle corti coeve.
foto @C.Perer
La Casa del Petrarca si trova in cima al borgo a poca distanza dal Municipio, in via Valleselle. Tradizione vuole che sia affidata solo a guardiania familiare ed è un famiglia in particolare che se ne tramanda il compito avendone cura da svariati decenni. Fu donata al Poeta dal Signore di Padova Francesco il Vecchio da Carrara nel 1369 e fu il poeta a curare i lavori di restauro.
Composta di due corpi su due livelli fu modificata da Petrarca che aprì sulla facciata alcune finestre e ne fece un unico alloggio con due unità abitative, riservando come abitazione per sé e per la propria famiglia il piano sopraelevato dell’edificio (versante di sinistra), mentre riservò alla servitù ed ai servizi l’edificio di destra, sito in alto, dove si trovava anche l’ingresso principale.
Nel cinquecento ne divenne proprietario il nobile padovano Pietro Paolo Valdezocco. E' lui a farla affrescare con le metamorfosi di Ovidio cantate da Petrarca. Nel salone di ingresso compare una stella a 5 punte. Nessun simbolismo ebraico: si tratta del nodo inestricabile, come l'Amore. E questo ci conduce a Laura: chi era il grande amore del Petrarca?
''Laura non c'è'' spiega la guida. ''Le ipotesi sono che fosse una donna di Avignone già sposata, oppure che si tratti di un giuoco di parole: l'aura e lauro nel senso di alloro (da cui deriva anche il termine di laureati) inteso qui come simbolo della fama della gloria poetica.
Fu l’ultimo proprietario, il cardinale Pietro Silvestri, a donare la casa al Comune di Padova nel 1875. Tra le stanze affrescate, vi sono alcuni arredi originali appartenuti al Petrarca che, pur chierico, aveva avuto due figlie da due donne diverse. E ad Arquà viveva qui con la figlia Francesca, la nipotina Eletta ed il genero Francescuolo nonché lo staff di copisti che dovevano trascrivere in diverse copie la sua opera.
Dalla camera in cui morì il poeta, un balcone ci offre la vista a lui tanto cara sui Colli Euganei, accanto c'è lo studiolo con sedia e cassapanca (pare) originarie. Un particolare e piccolo monumento è custodito proprio accanto all'uscio dello studiolo e ha dato a luogo a molte leggende: in una nicchia sarebbe custodita la mummia della gatta di casa tanto cara al Poeta. Appare in effetti come una mummia, ma la verità dei fatti è che si tratta di un calco in pietra.
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Ad Arquà tutto parla del Petrarca. Salendo al paese si incontra, all'ombra della chiesa intitolata a Santa Maria Assunta, la Fonte di Petrarca. Sul piazzale della Chiesa la Tomba del Poeta dalla quale un 1630 un frate di Portogruaro trafugò delle ossa. Da successive ricognizioni c'è tutto il corpo, tranne testa e braccio.
Il borgo è molto grazioso con le antiche Poste, ancora attive, il mercato, locande e un continuo susseguirsi di targhe che rimandano ai versi del Poeta, ma anche agli intellettuali che qui vennero in omaggio all'autore del Canzoniere. Oggi infatti Arquà fa parte di un Parco letterario perché qui arrivarono Byron, Foscolo, Fogazzaro.
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Come detto Arquà è molto antica: un documento del 985 attesta, ad Arquà, la presenza di un castello abitato da Rodolfo Normanno attorno al quale si sviluppa l’originale nucleo medievale con gli edifici per il culto: la Chiesa di Santa Maria già "pieve" nel 1026, e l'Oratorio della SS.Trinità già menzionato nel 1181.
Qui sono conservate tre pregevoli opere antiche: la pala dell'altare di Palma il giovane, il paliotto secentesco che adorna l'altare alla sua base ed un Polittico dedicato a Sant'Agostino che Petrarca riteneva un modello di perfezione. La chiesa oggi è sconsacrata ed usata per matrimoni civili che si tengono anche nella loggia attigua, un tempo destinata a spazio civico. Arquà infatti era un vicaria dei Carraresi di Padova, un luogo non secondario nella vita del tempo quando Petrarca, già famoso per i suoi sonetti, arriva da queste parti.
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Nel 1200 divenne feudo dei Marchesi d’Este, per poi entrare nell’orbita politica di Padova. Sotto la dominazione della Serenissima, Arquà mantenne intatta l’ampia giurisdizione vicariale che comprendeva molti centri dell’area euganea come Galzignano, Montegrotto, Abano sino a Valbona.
In questo periodo la fama e la moda petrarchesche spinsero diverse famiglie aristocratiche padovane e veneziane (i Contarini, i Pisani, gli Zabarella) a costruire delle dimore e il borgo acquisì l’assetto urbanistico che tutt’ora conserva. Un gioiello giustamente premiato dal titolo di Borgo tra i più belli d'Italia.
Le Giuggiole sono il prodotto tipico e identitario di Arquà Petrarca. La giuggiola è un Frutto (drupa) che è ancora utilizzato in Asia come elisir d'amore. I Romani la usavano per adornare i templi della dea Prudenza, è chiamata infatti la pianta del silenzio o dei monumenti
Qui si è ambientata molto bene, nei Colli Euganei è stata portata dai veneziani. Con le giuggiole si fanno sciroppi, distillati, marmellate e ogni 1 e 2 domenica di ottobre ad Arquà c'è la festa delle giuggiole. È anche utilizzata in farmacia (le foglie essiccate e tritate trattano la psoriasi). Nelle enoteche del paese si può degustare il brodo di giuggiola, prodotto utilizzando anche uva e melograno.
C'è chi ha anche inventato lo Spritz euganeo. Pino il titolare di L'enoteca di Arquà, ha associato la giuggiola ad un bitter artigianale con il Moscato fiori d'arancio dei Colli Euganei. Risultato un calice freschissimo, ottimo come aperitivo magari accompagnato da salumi e formaggi, gustati con mostarda di giuggiole e un crostino al baccalà mantecato.
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La giuggiola è entrata anche nella Birra. Il Birrificio monterosso, che produce la birra dei colli ed è nati nel 2016 come brand, offre una birra artigianale ottima anche per i coktail e utilizza oltre alle marasche (altro prodotto tipico), al sambuco, e al miele anche le giuggiole.
Alla Enoteca di Loris si fa esperienza del ...brodo di giuggiole. E' un liquore che utilizza anche uva e melograno.
E non mancano gli eventi destinati a promuovere la destinazione. Ad inizio ottobre quado l'antico borgo viene invaso da bancarelle di prodotti tipici per la sagra della Guggiola. Durante tutto l'anno, magari approfittando di una vacanza a tutta salute alle terme di Abano, Montegrotto e Galzignano, Arquà è la gita preferita e certamente la più invitante.
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La curiosità
La Guardania della Casa del Petrarca è da sempre affidata alla Famiglia Trentin. Il primo tenutario, aveva 3 figlie femmine, tutte sarte ad Arquà, mai sposate e rimaste a custodia. Una in particolare, Maria, conosceva a memoria le rime e leggeva il canzoniere. Partecipò ad uno dei primi quiz televisivi di Mike Bongiorno, presentandosi sul Petrarca e devolse tutti i soldi vinti alla tenuta della Casa. Fu nominata Cavaliere, per questo, ed in seguito la guardania divenne una ''coop familiare'' che tuttora e ne occupa con i discendenti.
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Autore: Corona Perer
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