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Processo alla lavanda

Erbe & Streghe

di Gloria Canestrini - Oggi faremo un processo alla lavanda.  Chi di noi non custodisce un rametto, o un vasetto, o (se ha la fortuna di avere un pezzetto di terra) un cespuglio di questo arbusto delizioso, alto circa mezzo metro, che sviluppa  i profumatissimi fiori che compaiono in estate?

La Lavanda è molto resistente e sopravvive anche in condizioni climatiche avverse. È una pianta rustica che cresce spontaneamente e la coltivazione, sia su terreno che in vaso, non è particolarmente difficile.

Pietro Andrea Mattioli, nato a Siena nel 1501 e vissuto a lungo a Trento, dove morì  nel 1578, fu uno degli antichi  botanici (oltre che medico e umanista) che si occupò della classificazione, dello studio e dell'esame approfondito delle proprietà  della lavanda. Tanto approfondito, da divenire per lui  una sorta di fissazione, che lo condusse ad affiancare e supportare i prelati spagnoli durante il Concilio.

I delegati spagnoli, convenuti insieme a tanti altri ecclesiastici da ogni parte d'Europa  a Trento per la celebrazione del noto Concilio, si spesero  in una sorta di  messa al bando di questa profumata pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Laminacee, originaria del bacino del Mediterraneo.

All'epoca del Concilio di Trento questa pianta  non era ancora nota con il nome di Lavanda, bensì  di Nardo (dal nome della città greca dalla quale si riteneva provenisse), ed è  chiaro che il Mattioli si riferisce a lei, quando afferma che il nardo è di due specie, indiano e siriano (Chiamasi usualmente il Nardo nelle spetiarie Spica Nardi) e inizia una lunga dissertazione per dimostrare gli errori in cui sono caduti gli studiosi a lui precedenti e quelli coevi, contestando lo stesso Plinio. Ci fa sapere che secondo alcuni il nardo che arriva in Italia non è l'indico, ma il soriano, mentre Giovanni Manardo afferma non essere neanche il soriano: Mattioli dimostra che entrambe le posizioni sono sbagliate. Secondo Antonio Musa Brasavola il nome della Spica Nardi indica il fatto che venga utilizzata la spiga ma il Mattioli, sottolinea che si usa la radice, e che "spica" sia contrazione di aspide, il serpente, che vicino alla pianta spesso si trova.

Con questa ardita  supposizione (oggi ormai caduta nell'oblio) entriamo nel vivo della faccenda: ciò  che probabilmente veniva stigmatizzato nelle dissertazioni, spesso sfocianti in animate discussioni, che ebbero luogo nel corso delle sessioni conciliari, era l'indubbia proprietà  della lavanda/nardo di accrescere con il suo squisito sentore il fascino muliebre.

Sappiamo che dal Concilio di Trento uscirono i nuovi dogmi impiegati poi per secoli dal potere  ecclesiastico per l'evangelizzazione e la diffusione capillare del nuovo concetto di matrimonio, di famiglia, di filiazione, obbediente a un'immagine della donna del tutto defilata e subalterna. Così  anche i saperi femminili di cui erano portatrici le erboriste, le ostetriche, le medichesse popolari, specie nel mondo rurale, furono demonizzati e osteggiati, divenendo anche capi di imputazione nei terribili e diffusissimi processi per stregoneria. Procedimenti complessi e puntigliosi, che si traducevano, nella maggior parte dei casi, in processi alla credibilità sociale delle imputate.

Torniamo ora  a quel serpente perennemente (o quasi, secondo il Mattioli) in agguato tra i cespugli di lavanda: come non pensare al significato simbolico di questo animale, spesso associato alla seduzione femminile ?

A tale proposito, le leggende che associano lavanda e seduzione abbondano.
Tra esse, la più  antica è  sicuramente  quella che riguarda Venere: si credeva che grazie al suo profumo la bellissima dea potesse attirare gli uomini mettendo in atto degli incantesimi d'amore.

Molto diffusa è anche la leggenda che associa la Fata Lavandula alla nascita della Lavanda in Provenza, dove oggi si trovano campi sconfinati di questa pianta. Si racconta che la fata dai capelli biondi e gli occhi blu un giorno si mise a cercare un posto dove andare a vivere sfogliando un libro di paesaggi. Alla vista delle povere terre incolte della Provenza cominciò a piangere macchiando di blu la pagina. Da allora in quelle zone deserte iniziarono a nascere ampie distese di Lavanda.
 

 

La storia della Lavanda ha sicuramente radici lontane, tuttavia è difficile ricostruirne il percorso, perché le fonti antiche a disposizione sono spesso incongruenti tra loro. Quello che sappiamo è che gli antichi Egizi la utilizzavano per preparare gli unguenti per la mummificazione. Si riferisce al fatto che la tomba di Tutankhamon, quando fu scoperta, profumasse ancora dopo secoli.

I Greci, che, come abbiamo visto, la chiamavano “Nardo” dal nome della città da ritenevano fosse originaria, la usavano per profumare le acque dei bagni termali e in preparazioni per la cura del corpo. Il nome “Lavanda” nasce infatti proprio dal termine latino “lavare”, a conferma del suo impiego ad uso detergente e deodorante.

A diffonderla in tutta Europa furono i monaci viandanti, dopo che l'antica conoscenza erboristica aveva scoperto che dai fiori della Lavanda si poteva ricavare un potente distillato profumato e dagli effetti benefici.

Ne esistono circa quaranta varietà che si differenziano per estetica, colorazione, dimensioni e intensità del profumo. Hanno invece in comune la capacità di crescere anche in situazioni di clima asciutto. Le proprietà attribuite all’olio essenziale estratto dalla pianta di Lavanda sono numerose. Si può trovare come ingrediente in molti prodotti antinfiammatori, antimicrobici e antispasmodici.

La Lavanda è utile anche in caso di ansia e agitazione o per combattere l’insonnia.
Massaggiare le tempie con un olio a base di lavanda è considerato un ottimo rimedio anti-stress e contro il mal di testa. Grazie alla sua azione balsamica, questa pianta viene impiegata anche per curare i sintomi da raffreddamento, per decongestionare le vie respiratorie. La Lavanda ha anche un’azione repellente. Infatti, anche se molti di noi ne amano il profumo, le zanzare, le mosche e altri insetti non lo gradiscono.

Le proprietà di questa pianta possono essere utili anche per gli animali domestici, contro per parassiti come pulci e zecche.
Insomma, come altre innumerevoli essenze vegetali, la lavanda è un'alleata preziosa, da tenere sempre a portata di mano. Che sia anche un richiamo peccaminoso è un versante tutto da approfondire, magari visitando uno dei tanti musei dedicati a questa pianta meravigliosa, come il Museo della lavanda nel comune ligure di Montalto Carpasio (IM), che raccoglie oggetti e immagini della coltivazione tradizionale.

 

 


Autore: Gloria Canestrini

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