Il progetto Pollice sul ghiacciaio dell'Adamello
Si studiano i pollini intrappolati nei cristalli
Una carota di ghiaccio, della lunghezza di 45 metri, a 3.100 metri di quota, è stata prelevata sull’Adamello. La profondità raggiunta nel carotaggio dai ricercatori del progetto POLLiCE mette a disposizione delle analisi uno scrigno di informazioni che non ha eguali.
Il sito di perforazione è il luogo glacializzato più esteso e profondo in Italia: il Ghiacciaio dell’Adamello, quasi 17 km quadrati di superficie e una profondità massima di 270 metri, spessore stimato da recenti studi geofisici effettuati dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) di Trieste.
Il progetto prende il nome da un acronimo: dall’inglese pollen, polline, e ice, ghiaccio. POLLiCE è un progetto di ricerca che parte dall’esperienza di un gruppo della Fondazione Edmund Mach che, dal 1988, studia i pollini nelle aree alpine.
La ricerca ha per obiettivo l'analisi dei ghiacciai, ottenuta incrociando indagini biologiche, glaciologiche e chimiche, finalizzate alle ricostruzioni climatiche e all’individuazione di eventuali inquinanti.
Il prezioso materiale glaciale rappresenta uno scrigno di informazioni che non ha eguali e che oggi è a disposizione dei ricercatori verrà quindi analizzato per leggere, attraverso il riconoscimento delle specie vegetali presenti, l’evoluzione del clima del XX secolo nell’intorno dell’Adamello. All’analisi della componente biologica vegetale, si affiancherà la ricostruzione della composizione chimica dell’atmosfera e la sua variazione nel tempo anche alla luce delle emissioni antropiche intrappolate nelle precipitazioni nevose.
Obiettivo dell’operazione - svoltasi a una temperatura inferiore al -10°C con l’utilizzo di una carotatrice di origine svizzera - era prelevare una carota di ghiaccio di 40 m al fine di analizzarne la componente vegetale e leggere l’evoluzione del clima del XX secolo nell’intorno dell’Adamello.
All’analisi della componente biologica vegetale, ora, si affiancherà la ricostruzione della composizione chimica dell’atmosfera e la sua variazione nel tempo, anche alla luce delle emissioni antropiche intrappolate nelle precipitazioni nevose.
Il polline ritrovato potrà stabilire una cronologia stagionale e annuale del ghiaccio e fornire informazioni sulla composizione della vegetazione del passato.
Le piante, infatti, rilasciano una grande quantità di pollini nell’atmosfera. Trasportati dalle correnti atmosferiche, i granuli si depositano sulla superficie del ghiacciaio, in corrispondenza di specifici momenti di fioritura. Ogni granulo di polline verrà analizzato sia per forma e dimensione (metodo morfologico tradizionale) che attraverso il DNA (approccio innovativo di metabarcoding del DNA), risalendo quindi alla tipologia di pianta che lo ha rilasciato. Attraverso il cambiamento delle specie vegetali presenti nell’intorno dell’Adamello, sarà così possibile leggere l’evoluzione del clima.
Oltre all’analisi della componente biologica vegetale, possono essere ricostruite la composizione chimica dell’atmosfera e la sua variazione nel tempo, con particolare attenzione alle emissioni antropiche che raggiungono l’arco alpino e vengono intrappolate nelle precipitazioni nevose.
Tra queste solfati, cloruri, nitrati, ma anche polveri carboniose provenienti dalla combustione di carburanti fossili e sostanze organiche emesse dalle attività industriali che caratterizzano le aree fortemente antropizzate (come la Pianura Padana) e che circondano il massiccio dell’Adamello.
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