Recovery Fund, ecco cosa si potrà fare
Interventi - Se ne parla da mesi, ma cos'è e cosa intendiamo?
di Antonino Di Stefano - I politici ce ne parlano da mesi, come se li avessero già in tasca, ma cosa sono questi soldi del Recovery Fund, cos’è il recovery plan? Vediamo di spiegarlo, cercando di farci capire. La vera svolta storica è che il Next Generation EU (questa la definizione corretta) verrà finanziato dalla Commissione sui mercati internazionali, emettendo titoli di credito. Per la prima volta, un debito pubblico europeo sarà garantito in solido da tutti i Paesi dell’Unione.
Particolare importante per l’Italia, che pagherà tassi di interesse sui prestiti inferiori a quelli che pagherebbe direttamente sui mercati. L’Unione metterà in campo circa 750 miliardi di euro, che si aggiungono alle risorse del bilancio ordinario, per un intervento totale di oltre 1800 miliardi, provenienti da varie fonti. Risorse finalizzate alla realizzazione di specifici programmi per aiutare la ripresa economica dopo la devastazione del covid.
Il rimborso per la parte a prestito avverrà gradualmente entro la fine del 2058, cominciando dal 2028. La Commissione prevede altre forme di approvvigionamento di risorse proprie, con contributi sulla plastica non riciclata, una tassa sulle importazioni inquinanti, una sul digitale ed un’altra sulle transazioni finanziarie. Come noto, per l’Italia sono a disposizione circa 209 miliardi, di cui 82 a fondo perduto.
Gli obiettivi: transizione al verde; trasformazione digitale; crescita sostenibile; coesione economica, sociale e territoriale, occupazione, produttività, competitività, ricerca e sviluppo; capacità di reazione alle crisi, segnatamente quelle sanitarie; politiche per le nuove generazioni, comprese istruzione e competenze.
Punto importante, il regolamento contiene una serie di disposizioni che descrivono i criteri che i governi devono seguire nella redazione dei piani e nella spesa dei fondi. Pertanto, particolare attenzione è stata dedicata alle misure per prevenire, individuare e correggere la corruzione, le frodi ed i conflitti di interesse nell’utilizzo dei fondi.
Gli Stati membri devono presentare alla Commissione un “piano nazionale di riforma e di resilienza” entro la fine del prossimo aprile. Il piano deve chiarire cosa il governo vuole fare con le risorse messe a disposizione, soddisfacendo i criteri già citati, i tempi e gli obiettivi intermedi. La Commissione ha due mesi di tempo per valutarlo e lo trasmette al Consiglio che lo approva.
Man mano che un governo rispetta gli impegni e le scadenze, presenta alla Commissione le richieste di pagamento. Una sorta di pagamento a fronte di stato di avanzamento lavori, insomma.
I primi finanziamenti arriveranno già nel corso del 2021, dopo l’approvazione del piano. Il successo di questo meccanismo innovativo, messo in campo con coraggio dall’UE, ruota intorno al rispetto delle regole. Forse è la volta buona anche per l’Italia abituata a ben altri “metodi”.
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