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Un'isola, una tragedia, tanto disinteresse

Rifugiati - Amnesty: ''Covid19, nell'isola di Lesbo''

Il messaggio che vediamo in questa foto ("Humanity First"  proiettato un anno fa sull’Acropoli di Atene) è rimasto inascoltato. Per i ''senza nome'' e ''senza tutto'' di Lesbo nulla è stato fatto ed ora molti di loro sono in fuga dopo il devastante incendio che ha distrutto il campo rifugiati di Moria, sull’isola greca di Lesbo.

Distante solo otto chilometri dalla Turchia, l'isola si è naturalmente trovata al centro di un esodo biblico. Nell'aprile 2016 è partito per l'isola di Lesbo, dopo una giornata intensa di incontri e preghiere. Nel campo profughi di Mòria aveva salutato i bambini soli e asciugato le lacrime degli adulti.

In questi anni la voce del Papa sui migranti è costantemente attenta. "Non sono un pericolo, ma "sono in pericolo" aveva detto.«Non siete soli». Sperava il Papa di ridestare i potenti, ma non è accaduto e la tragedia è solo peggiorata.

"Cari amici, oggi ho voluto stare con voi. Voglio dirvi che non siete soli. Avete fatto grandi sacrifici per le vostre famiglie. Conoscete il dolore e sono venuto qui con i miei fratelli, il patriarca Bartolomeo e l'arcivescovo Hieronimos, semplicemente per stare con voi e per ascoltare le vostre storie. Il messaggio che oggi desidero lasciarvi è non perdete la speranza!" (papa Francesco - aprile 2016)

Papa Francesco  si era rivolto con queste parole ai profughi ospiti al Moria Refugee Camp a Lesbo, isola divenuta suo malgrado frontiera e ghetto. Quello di Lesbo era il suo tredicesimo viaggio fuori dall'Italia dall'inizio del Pontificato. Poi Francesco aveva lanciato un appello al mondo: "Siamo venuti per richiamare l'attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria e per implorarne la risoluzione. Come uomini di fede desideriamo unire le nostre voci per parlare apertamente a nome vostro. Speriamo che il mondo si faccia attento a queste situazioni di bisogno tragico e veramente disperato, e risponda in modo degno della nostra comune umanità".

Il campo di Moria, sull'isola di Lesbo, è stato distrutto dagli incendi: 12.000 uomini, donne e bambini sono scappati dalle fiamme e si sono riversati in strada. Sono persone costrette a vivere da anni in condizioni disumane, in un luogo sovraffollato, dove in cinque o sei devono dormire in meno di tre metri quadri. Una bomba a orologeria che era destinata a esplodere.

“Ora a Lesbo c’è un’emergenza umanitaria: quasi 13.000 persone hanno perso i precari rifugi e servizi igienico-sanitari che avevano. Le persone che vivevano nel campo di Moria già avevano sofferto abbastanza nel lasciare i loro affetti, le loro case i loro beni fuggendo verso l’Europa. Ora l’incendio ha distrutto tutto: documenti fondamentali, beni personali e medicinali” afferma Adriana Tidona, ricercatrice sull’immigrazione di Amnesty International.

Le ONG avevano fortemente criticato la decisione del governo greco di mettere in quarantena il campo, dopo il primo caso positivo di Covid-19. ''I doveri di un governo imporrebbero un rafforzamento della risposta della sanità pubblica per migranti e richiedenti asilo e non il loro confinamento in condizioni infernali'' afferma Medici Senza Frontiere che aveva aperto una clinica fuori dal campo stiamo provando a rispondere ai bisogni di chi ha perso tutto.

"Abbiamo visto il fuoco divampare su Moria. Tutto il campo era inghiottito dalle fiamme, c'era un esodo di persone in fuga senza alcuna direzione. Bambini spaventati e genitori sotto shock. Stiamo lavorando per dare loro assistenza" Marco Sandrone, capo progetto MSF a Moria. “Le politiche sconsiderate seguite dall’Europa in tema d’immigrazione hanno prodotto condizioni di sovraffollamento e squallore in un campo che ospitava un numero di persone quattro volte maggiore di quello per cui era stato costruito"

Le autorità greche, l’Unione europea e i suoi stati membri devono agire immediatamente per garantire l’incolumità delle persone colpite e per risolvere questo scandalo sotto il sole che ha fortemente rattristato anche Papa Bergoglio il quale ha spesso invocato un intervento umanitario.

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