Rinasce il Convento dell'Inviolata
Riva del Garda: dopo il lungo restauro sarà sede per attività culturali e musicali
Rinasce il Convento dell'Inviolata di Riva del Garda: dopo il lungo restauro sarà sede per attività culturali e musicali. L’ex convento, di proprietà comunale, era da tempo chiuso quando, nel 2010, si è deciso il restauro. I lavori principali sono iniziati nel 2017 e terminati nel 2021. La Soprintendenza si è attivata con più interventi conservativi per l’attigua chiesa, restaurando le facciate, i dipinti murali della sagrestia e i tre portoni d’entrata.
Punto di partenza dell’intervento, era il consolidamento statico della struttura, danneggiata dalla guerra e da vari eventi sismici. Uno specifico lotto di lavori è stato riservato alle superfici decorate, grazie ai quali il corredo pittorico del convento è tornato protagonista del chiostro e del deambulatorio del dormitorio, con un ulteriore elemento di pregio nella grande sala del capitolo, dove è stato scoperto un soffitto dipinto. Nelle celle sono emersi i soffitti lignei originari, dei quali uno decorato.
La chiesa di Santa Maria Inviolata rappresenta uno degli episodi artistici più significativi all'epoca della Controriforma nel Principato vescovile di Trento. L’impianto architettonico di matrice rinascimentale, a pianta centrale.
L'edificio sacro fu eretto fuori dalle mura di Riva nei primi anni del Seicento, nel luogo dove accaddero alcuni prodigi assegnati all’intercessione di un’immagine miracolosa raffigurante la Vergine Maria col Bambino tra i santi Rocco e Sebastiano, custodita in un capitello e poi traslata nell’altar maggiore della chiesa. Alla costruzione del santuario mariano contribuirono le elargizioni della comunità e dei pellegrini ma l’opera fu portata a termine soprattutto grazie al mecenatismo della famiglia del principe vescovo e cardinale Carlo Gaudenzio Madruzzo, terzo esponente in successione del potente casato sulla cattedra di Trento.
Il sostegno alla costruzione della chiesa e dell’annesso convento fu assicurato dal cugino del principe vescovo, Giannangelo Gaudenzio Madruzzo, capitano della Rocca di Riva e comandante delle milizie ispaniche in Italia e di quelle tirolesi. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1618, la regia passò alla moglie Alfonsina Gonzaga di Novellara, esecutrice testamentaria. Il convento fu costruito tra il 1615 e il 1616, accanto alla chiesa. Tuttavia già dal 1611, arrivarono i frati cui era affidata la cura del santuario, gli Eremiti di San Girolamo della congregazione di Pietro da Pisa, detti anche girolamini o gerolamini.
Nel tempo il convento fu dotato di una preziosa biblioteca e nel coro si curavano la musica e il canto sacro. I frati contribuirono ad abbellire progressivamente la chiesa e il convento, dove rimasero fino al primo decennio del XIX secolo, quando furono soppressi. In seguito, nel 1817 il convento fu occupato dai Conventuali di San Francesco che lo tennero fino al 1849, mentre nel 1870 fu acquistato dal Comune che lo adatterà a sede delle scuole, con interventi che incidono pesantemente sull’assetto originario. Sette anni dopo il convento è ceduto in usufrutto alle Figlie del Sacro Cuore, che ne curano le scuole e l’educandato femminile nell’attiguo edificio.
Le monache rimangono nel convento fino al 1964, e con l’educandato e il ricreatorio sono per un secolo riferimento per l’educazione femminile di Riva. Il sisma del 1976 ne decreta un progressivo declino nelle funzioni.
L’ex convento dei Gerolamini si sviluppa in tre corpi di fabbrica, dislocati su due livelli. Sulle pareti del chiostro, nelle lunette delle volte sono conservate diciannove lunette raffiguranti episodi della vita di San Girolamo realizzati nel 1675 da Giovanni Antonio Italiani.
Lungo il chiostro si articolano gli spazi un tempo destinati al parlatorio, al refettorio, alle cucine. La vita conventuale aveva il suo fulcro nel chiostro e all'edificio sacro si arrivava attraverso la sagrestia al piano terra, e quella che in origine era la sede del noviziato, accanto al coro. Il chiostro è stato completato con la pavimentazione originaria in mattoncini di cotto a spina di pesce.
Il piano superiore ospitava il dormitorio con la sequenza delle celle, la sala capitolare e la biblioteca. Il corridoio è arricchito da dipinti con figure protettive inserite in finte architetture di gusto rococò. Parte inscindibile del complesso conventuale era la vasta cesura di orti, oggi ridotta dall’urbanizzazione novecentesca. Sono ancora parzialmente visibili alcune stazioni della Via Crucis, realizzata nel XVIII secolo, una serie di quattordici edicole che si susseguivano lungo la cinta meridionale fino alla chiesa di Sant’Anna.
L’unico elemento che si è conservato integralmente del sistema di cappelle del monastero è la XIV stazione, come indica la targa “GESÙ POSTO NEL SEPOLCRO/ STAZIONE XIV”. L’orto orientale era caratterizzato da una pergola sull’uscita dalla cucina, riproposta nell’attuale sistemazione del giardino.
Il restauro, nell’ottica non solo della tutela del patrimonio architettonico e artistico, ma anche della destinazione dell’immobile ad attività culturali ed eventi musicali, come concordato tramite un protocollo d’intesa da Provincia autonoma di Trento e Comune di Riva del Garda. I lavori sono stati curati dalla Soprintendenza per i beni culturali e dal Servizio opere civili della Provincia e seguiti da una équipe allargata di tecnici. Costo dell'interento intornoai 4 milioni di euro.
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