Arte, Cultura & Spettacoli

Rita Carelli Feri: Obiettivo donna

La ricerca del Gruppo Artistico Artemisia

Sono donne di grande personalità, c'è la classe, l'eleganza, il distacco, la passione. Sono donne che amano perché è l'apertura all'amore la caratteristica femminile per eccellenza. La galleria di volti appare come un percorso sul 'non detto'. A raccontare questo universo di sensibilità, dette/taciute, che diventano tele dal grande impatto visivo, è Rita Carelli Feri, nata nel Lodigiano nel 1943.

Lei è una delle fondatrici del Gruppo Artistico Artemisia, formato da 5 artiste che da anni cercano - nelle loro opere - di dare voce ai pensieri più profondi, ai ricordi, alle emozioni, alle relazioni, alle esperienze di vita, senza mai perdere il contatto con le altre donne quelle che si muovono nell'anonimato, in una società spesso ostile, lesiva di diritti, dimentica della visione femminile.

Il Gruppo Artemisia fondato nel 1992 è un sodalizio artistico sul quale  hanno già avuto modo di scrivere importanti firme della critica d'arte. La denominazione che il gruppo ha scelto è una sorta di manifesto. Individua un modello ideale nell’impegno e nella storia  della pittrice del 600 Artemisia Gentileschi così coraggiosa da arrivare a osare – all’epoca fatto sicuramente inusitato – la decollazione del Battista in un quadro di enorme potenza e bellezza.

Da quasi 3 decenni questo laboratorio lavora attorno a volti figure corpi ritratti modelli sui quali le pittrici sperimentano la costruzione dello spazio, la qualità della luce, delle tonalità e del colore.

Rita Carelli Feri rappresenta uno spaccato davvero interessante di questa ricerca, perché va oltre la donna, così anche dove compaiono volti maschili, la sensazione è quella di trovarsi in realtà al cospetto di comprimari con lo sguardo ‘altrove’, assenti o forse solo distratti. Le vere protagoniste sono invece le donne, tutte pensanti, tutte intense.

Rita Carelli Ferri all’interno del gruppo artistico viene indicata come la più intima e introversa.  E i suoi ritratti ne rivelano il travaglio intellettuale perché emanano qualcosa che graffia dentro. Ci sono sicuramente donne concrete e contemporanee nella sua narrazione, ma dentro loro respirano saggezza e sensibilità ancestrali e profonde.

Uno dopo l'altro i ritratti rivelano una intensa capacità non solo di “leggere” la realtà ma di interpellare chi si trova al loro cospetto. La figura osservata e rappresentata, di preferenza è in una condizione di immobilità e staticità: appare misteriosa e paradossalmente dinamica. Domina lo spazio e si fa icona. La tecnica e le caldi pennellate - quasi in trasparenza – fanno il resto, con delicatezza e al tempo stesso forza.  

La volontà del gruppo è rimasta quelle delle origini: fare spazio ad una necessità intellettuale, ad un’idea artistica che fu anche dell'antenata pittrice. Chiamiamola pure legittima autodeterminazione, un bisogno irrinunciabile di creatività, di espressione, di comunicazione che contribuisce a costruire la visione femminile.

Di questa arte c’è assolutamente bisogno in una società che violenta le donne in molti modi: negandole, sfruttandole, usandole fino ad eliminarle, e quando va bene, umiliando la loro potenza espressiva.

Rita Carelli Fero vive e lavora vicino a Pavia, dove pratica anche la scultura, e sarà presente alla mostra collettiva “Human Rights” allestita alla Campana dei Caduti di Rovereto (dal 29 agosto al 4 ottobre 2020).


Autore: Corona Perer

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