Arte, Cultura & Spettacoli

I Sette Savi di Fausto Melotti

Ora sono nei Chiostri del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia di Milano

I Sette Savi di Fausto Melotti sono un gruppo scultoreo di grande fascino che è stato portato al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia di Milano nel giardino del primo Chiostro.

A sessant'anni dalla loro realizzazione, e a trentacinque dalla scomparsa del grande artista roveretano del quale ricorrono i 120 anni dalla nascita (era nato a Rovereto l'8 giugno 1901), quest'opera monumentale torna a nuova vita, dopo un lungo e travagliato peregrinare.

A rendere omaggio al grande artista è la sua Milano, mentre la Rovereto dove è nato sembra averlo totalmente dimenticato. Non solo non lo ha ricordato a 120 anni dalla nascita, ma ha persino chiuso l'unico spazio che era nato per ospitare una permanente nel silenzio generale di una città capace di stracciarsi le vesti per un nonnulla e di non vedere ciò che è macroscopico (dello SPAZIO MELOTTI abbiamo scritto da tempo qui) salvo poi ritenersi l'Atene del Trentino.

Il progetto rientra nel finanziamento erogato da Regione Lombardia al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia nell'ambito delle politiche regionali in materia culturale che ha visto la realizzazione di numerosi interventi tra cui l'apertura al pubblico delle Collezioni di Studio, la valorizzazione dei Chiostri e dei Giardini dell'Edificio Monumentale, arricchita ora dall'installazione de 'I Sette Savi' di Fausto Melotti, artista, scrittore e teorico, rappresentante di spicco della scena culturale del Novecento italiano e milanese.

la presentazione del riallestimento (28.10.2021)

 

I ''sette savi'' sviluppano tra loro una magia che il silenzio di un chiostro saprà esaltare. Appaiono in silenziosa meditazione, creano un collegamento mistico tra terra e cielo. Ma qual è la loro storia? Quante versioni ha realizzato l'artista e con quali differenze?

Non tutti sanno che la prima versione di quest’opera risale al 1936 progettata su commissione dello studio BBPR (noto studio milanese di architettura, lo stesso che ha progettato la Torre Velasca). Le sculture infatti facevano parte dell’allestimento La sala della coerenza, creato ad hoc dallo studio per la VI edizione della Triennale di Milano. L’opera di Melotti si chiamava "Costante Uomo" ed era composta da 12 sculture in gesso con un’impronta di mano impressa sul cuore. Quest’opera però è andata quasi subito distrutta.

Per una seconda versione bisogna aspettare gli anni Sessanta, quando Melotti riconsidera l’opera limitandosi a sette figure, giocando con il misticismo numerico del sette. Le sculture sono sempre in gesso, questa volta però vengono collocate nello spazio in cerchio e non in linea retta come nel primo allestimento, accentuando così quella sensazione di laico misticismo che le ha rese famose. Questa versione appartiene oggi alla collezione del MART di Trento e Rovereto.

La terza versione è del 1961 e nasce come commissione pubblica per il Liceo Carducci di Milano. I sette Savi qui diventano di pietra, in particolare l’uso della pietra di Viggiù, porosa e delicata: già nel 1964 infatti le sculture risultano danneggiate e messe nei depositi dello stesso liceo. Solo recentemente sono state restaurate e riportate agli onori della cronaca grazie all’esposizione presso la Soglia Magica dell’aeroporto di Milano Malpensa.

L’ultima versione risale al 1981, perfezionata nella forma e nel materiale. Per questa ultima versione infatti Melotti  si affida al marmo di Carrara, materiale nobile e durevole. Nemmeno l’attentato di matrice mafiosa del 1993, che distrusse totalmente il Padiglione d’Arte Contemporanea, dove furono collocati, riuscirà a danneggiarli. 

Fausto Melotti'è stato un artista completo, con una personalità estremamente poliedrica. Fu scultore, pittore, ceramissa, musicista. Anche la sua formazione non è delle più canoniche: nel 1924 infatti si laurea in ingegneria elettrotecnica al Politecnico di Milano dopo aver studiato i primi anni presso la facoltà di fisica e matematica all’università di Pisa. Negli stessi anni si diploma in pianoforte al conservatorio e inizia a studiare scultura. Nel 1928 finalmente si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera dove studia con Adolfo Wildt insieme a Lucio Fontana.
Nato a Milano, ebbe in Firenze la città della sua prima educazione e in Milano - dove morì il 22 giugno 1986 - la sua fucina d'arte.

ottobre 2021

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UNA VITA PER L'ARTE
testo a cura di Fondazione Fausto Melotti


Fausto Melotti nasce a Rovereto (Trento) l’8 giugno 1901. Nel 1918 si iscrive alla facoltà di Fisica e Matematica dell’Università di Pisa, corso di studi che proseguirà al Politecnico di Milano, dove nel 1924 si laurea in ingegneria elettrotecnica. In questi anni consegue il diploma di pianoforte e intraprende lo studio della scultura a Torino, presso lo scultore Pietro Canonica. Nel 1928 si iscrive all’Accademia di Brera di Milano, dove è allievo di Adolfo Wildt, insieme a Lucio Fontana, con il quale stringe un lungo sodalizio. Nel 1932 accetta l’incarico da parte della Scuola artigianale di Cantù per un corso di plastica moderna. Melotti così ricorda:

    Noi crediamo che all’arte si arrivi attraverso l’arte, frutto d’intuito personale: perciò tutto il nostro sforzo consiste nell’insegnare il piccolo eroismo di pensare con il proprio cervello.11 “Quadrante”,II,n.14-5, Milano, giugno-luglio 1934

Nel 1935 viene pubblicato “Kn” di Carlo Belli, cugino di Fausto Melotti. Questo testo, che viene definito da Kandinskij “ il Vangelo dell’arte astratta” costituisce l’elaborazione teorica delle sperimentazioni degli artisti astratti che insieme a Belli e a Melotti, si confrontavano al Bar Craya di Milano. Nel 1935 infatti aderisce al movimento “ Abstraction-Création”, fondato a Parigi nel 1931 da Van Doesburg, Seuphor, Vantongerloo con lo scopo di promuovere e diffondere l’opera degli artisti non figurativi. Nello stesso anno insieme al gruppo degli astrattisti milanesi partecipa alla prima mostra collettiva di arte astratta nello studio di Casorati e Paolucci a Torino ed espone a Milano alla galleria del Milione in una sua personale sculture di ispirazione rigorosamente contrappuntistica. Melotti sintetizza una sorta di “astrazione musicale” nell’ambito delle arti figurative:

...la musica mi ha richiamato, disciplinando con le sue leggi, distrazioni e divagazioni in un discorso equilibrato...''
Fausto Melotti - Discorso per il Premio Rembrandt, Milano 1973

La sua prima esposizione non ha riscontro in Italia, ma riceve attenzione in Francia grazie a Léonce Rosenberg e in Svizzera dove nel 1937 consegue il Premio internazionale La Sarraz. Nello stesso anno, in occasione della VI Triennale di Milano, crea per la Sala della Coerenza disegnata dallo studio B.B.P.R.(Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers) un’opera-chiave, la Costante Uomo. Dodici sculture scandiscono ritmicamente lo spazio in un progetto che armonizza colore, parola e piani, in una compiuta installazione ambientale. Dal 1941 al 1943 vive a Roma, dove partecipa al progetto di Figini e Pollini per il Palazzo delle Forze armate e nel frattempo realizza disegni, dipinti e compone poesie che con il titolo “Il triste Minotauro” saranno pubblicate da Giovanni Scheiwiller nel 1944.

Nel dopoguerra si dedica alla ceramica e raggiunge, attraverso una tecnica raffinatissima, un’altissima qualità riconosciuta dai numerosi premi ricevuti tra i quali il Gran Premio della Triennale nel 1951, dalla medaglia d’oro di Praga e da quella di Monaco di Baviera. Si approfondisce in questo periodo un profondo legame professionale e umano con Giò Ponti con il quale collabora in due grandi progetti per la Villa Planchart a Caracas (1956) e la Villa Nemazee a Teheran (1960). Nel 1967 espone alla Galleria Toninelli di Milano numerose sculture di nuova ispirazione. Da qui ha inizio una serie di mostre in Italia e all’estero che lo porterà rapidamente al successo e permetterà al pubblico di conoscere la sua attività poliedrica: dalle sculture ai bassorilievi, dai teatrini alle opere su carta, alle ceramiche. Nel 1974 Adelphi pubblica una raccolta di scritti e poesie intitolata “Linee “che vince il Premio Diano Marina nel 1975. Nel 1979 viene presentata a Palazzo Reale a Milano una mostra personale antologica e nel 1981 Firenze gli dedica una grande retrospettiva al Forte Belvedere.

In occasione della mostra fiorentina Italo Calvino scrive “Gli effimeri” un testo dedicato all’opera omonima che così descrive: “Una partitura d’ideogrammi senza peso come insetti acquatici che sembrano volteggiare su di una spalliera d’ottone schermata da un filo di garza”. Firenze, Roma, Venezia ma anche New York, Londra, Zurigo, Francoforte e Parigi gli dedicano ampie mostre personali e collettive. Melotti muore a Milano il 22 giugno 1986 e nello stesso mese la 42° Biennale di Arti Visive di Venezia gli conferisce il Leone d’oro alla memoria.

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