Anversa, il monumento a Rubens - foto di Kris Jacobs
Anversa, il monumento a Rubens - foto di Kris Jacobs
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Viaggiar per Arte - Rubens il genio di Anversa

Tedesco di nascita, fiammingo di elezione, italiano per amor dell'arte

di Corona Perer - Strano caso: è il genio di Anversa ma in realtà lui non è un belga. Ad Anversa, città in cui Pieter Paul Rubens trascorse la maggior parte della sua esistenza, la sua presenza è tangibile. La sua statua accoglie i visitatori sulla Groenplaats (foto sopra)  e più di cinquanta delle sue opere sono esposte in diversi musei e chiese, spesso proprio lì dove sono state create.

Il pittore di Anversa era in realtà nato a Siegen nel 1577 (morirà invece ad Anversa nel 1640). Siegen si trova nell’attuale Germania: il padre era un avvocato esiliato perchè accusato di calvinismo, la madre era figlia di un commerciante di arazzi. Nel 1589 però la famiglia Rubens fece ritorno ad Anversa, dove Pieter Paul e suo fratello frequentarono la scuola del letterato Romuldus Verdonk, apprendendo i classici latini e greci. E intorno al 1591 Pieter Paul cominciò a frequentare la bottega d’arte di un lontano parente della madre, Tobias Verhaecht. Qualche anno dopo diventerà il grande Rubens che in Italia vivrà una stagione straordinaria alla corte dei Gonzaga.

In realtà Rubens era molto di più: diplomatico, poliglotta, collezionista e artista: praticamente un genio. Il Genio di Anversa.

La politica fu certamente una sua grande passione: pupillo dell'arciduchessa Isabella,  partecipò a diverse missioni diplomatiche. Fu lui a negoziare un accordo di pace tra Spagna e Inghilterra, un'iniziativa che avrebbe portato alla cessazione delle ostilità tra spagnoli e olandesi, stretti alleati degli inglesi. Rubens era uno stimato ospite di corte in tutta Europa e molti contemporanei lo consideravano altrettanto abile nella diplomazia quanto nella pittura. Era venerato da tutti come un artista senza pari.

 La sua casa, il suo atelier e la sua tomba si trovano tutti ad Anversa. Chi dice Anversa, pensa a Rubens. E pensa al meraviglioso Moretus dove si conservano tantissimi suoi ritratti. A partire dal 1608, Rubens lavorò infatti a stretto contatto con Balthasar I Moretus, suo amico d’infanzia. Rubens ideò 24 frontespizi, illustrò libri e dipinse ritratti della famiglia, oggi tutti parte della ricca collezione del museo dichiarato Patrimonio Unesco.

Il meraviglioso Moretus, Patrimonio Unesco

Imparò a dipingere da artisti affermati: dopo il primo maestro Tobias Verhaecht, Adam van Noort e Otto van Veen. Nel 1600 si recò in Italia, a Roma e Venezia, e poi in Spagna. Già allora si era rivelato un talento straordinario e ben presto cominciò a ricevere incarichi reali da entrambe le corti.

Nel 1608, rientrò ad Anversa come pittore ufficiale di corte per i Paesi Bassi, titolo conferitogli dall'arciduca Alberto d'Austria e da Isabella di Spagna. Fu allora che acquistò una casa e un terreno nella Piazza Wapper, nella zona centrale dell'odierna Anversa, e cominciò a riprogettarla completamente.

Ispirandosi all'architettura dell'antica Roma e del Rinascimento, Rubens elaborò lui stesso il progetto di ristrutturazione e trasformò una normale casa fiamminga in un "palazzo". Ampliò notevolmente la casa aggiungendo uno studio, un padiglione da giardino e un museo di sculture con cupola. C'era anche un magnifico porticato che offriva una splendida vista sul giardino e sul padiglione.

Il risultato fu eccezionale. Da allora, il suo studio divenne una fucina di attività con molti dipendenti e studenti, alcuni dei quali sarebbero diventati famosissimi, come Anthony van Dyck e Jacob Jordaens. Lo studio realizzò centinaia di creazioni e dipinti, molti dei quali su commissione.

 

Durante i suoi viaggi, ottenne incarichi di alto profilo, tra cui la realizzazione di 24 dipinti sulla vita di Maria de’ Medici per il Palais du Luxembourg a Parigi. Nel 1630, Rubens tornò per sempre nelle Fiandre e acquistò il castello di Elewijt alle porte di Bruxelles. Qui dipinse la più grande opera che gli fosse mai stata commissionata, ossia 112 dipinti per decorare la Torre de la Parada, la palazzina reale di caccia a Madrid. Li terminò solo nel 1638 e li inviò in Spagna.

Ma la salute di Rubens iniziò a peggiorare proprio in quegli anni. L'artista morì nel 1640 all'età di 62 anni, nella sua casa sulla piazza Wapper di Anversa. Lasciando una immensa eredità culturale.

(CORONA PERER)

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RUBENS IN ITALIA


Il 9 maggio 1600 partì per l’Italia, dove, nell’estate dello stesso anno, il giovane pittore venne ingaggiato da Vincenzo I Gonzaga, duca di Mantova, che rimarrà suo mecenate per gli otto anni di soggiorno italiano. Il 5 settembre 1600 fu testimone di un importante evento storico: in qualità di pittore di corte assistette a Firenze al matrimonio per procura tra la cugina e cognata del duca Vincenzo, Maria de’ Medici, ed Enrico IV di Francia.

Partito alla volta di Roma per studiare le antichità, con in mano una lettera di raccomandazione da parte del duca di Mantova indirizzata al cardinal Montalto, nel giugno del 1601 ricevette il primo incarico di prestigio destinato a un luogo pubblico: le tre pale d'altare per la cappella di Sant’Elena presso S. Croce in Gerusalemme, commissionate dall’Arciduca Alberto VII d’Asburgo, sovrano delle Fiandre Meridionali, che era stato, in gioventù, cardinale titolare della basilica.

Lasciata Roma il 20 aprile del 1602, il 5 marzo dell’anno successivo Rubens ricevette il primo incarico diplomatico della propria carriera: Vincenzo Gonzaga gli affidò regali da portare alla corte spagnola e alcuni dipinti da donare al duca di Lerma, potentissimo favorito del Re. All’inizio del 1604 Rubens tornò a Mantova passando per Genova, dove riscosse il compenso per la missione appena compiuta dal banchiere del duca Vincenzo, Nicolò Pallavicino, del quale eseguì un ritratto a mezzo busto. Grazie all’amicizia con la famiglia Pallavicino, ricevette la committenza per la Circoncisione nella chiesa dei Gesuiti di Genova.

Nella corte dei Gonzaga rimase fino a novembre dell’anno successivo, eseguendo le tele per la cappella maggiore della chiesa dei Gesuiti, tra cui la celebre pala d’altare che raffigura la famiglia dei duchi in adorazione della Trinità. Alla fine del 1605, Rubens si trasferì di nuovo a Roma dove, il 25 settembre del 1606, firmò la sua seconda committenza romana con i Padri Oratoriani di S. Filippo Neri: la decorazione dell’altare maggiore di Santa Maria della Vallicella.

Il lungo soggiorno italiano di Rubens si concluse frettolosamente: il 28 ottobre del 1608 lasciò Roma per raggiungere la madre morente.

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IL RIENTRO AD ANVERSA

Stabilitosi definitivamente ad Anversa, il 23 settembre 1609, già membro della gilda dei romanisti, venne nominato pittore della corte di Bruxelles. Il 3 ottobre sposò Isabella Brant, figlia del cancelliere della città. All’inizio del 1611 acquistò un terreno dove fece costruire la propria casa, abitata già dal 1615 ma terminata solo tre anni più tardi. Annessa alla casa, organizzò la propria bottega, frequentata da molti allievi e collaboratori per far fronte al numero sempre crescente di commissioni.

All’attività di pittore, Rubens alternò anche un’intensa carriera diplomatica: il 13 ottobre 1624 venne delegato a negoziare la pace con Maurizio d’Orange, a capo dell’esercito della Repubblica delle Province Unite che aveva attaccato Anversa, incarico che gli fruttò il titolo del cavalierato. Nel 1628, il re di Spagna lo chiamò presso la propria corte come ambasciatore e inviato della corona iberica in Inghilterra. Nel luglio 1631, infine, condusse a Bruxelles l’esiliata Maria de’ Medici, Regina Madre di Francia: nove anni prima la sovrana gli aveva commissionato un grandioso ciclo di tele sulla propria vita per decorare il palazzo del Lussemburgo a Parigi (oggi presso il Louvre).

Rimasto vedovo, nel 1630 il cinquantatreenne Rubens sposò la sedicenne Hélène Fourment. Tra il 1636 e il 1638, il re Filippo IV di Spagna commissionò la decorazione della Torre de Parada, un padiglione di caccia costruito sulla collina del Pardo, vicino Madrid: l’infaticabile pittore eseguì cinquantanove bozzetti raffiguranti tematiche mitologiche ispirate alle Metamorfosi di Ovidio.
Già dal gennaio del 1640 Rubens non era più in grado di dipingere; la gotta, per cui soffriva da anni, gli aveva immobilizzato la mano destra: la vita del celebre maestro fiammingo terminò il 30 maggio di quell’anno.


Autore: Corona Perer

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