La Bell'Italia: Siena
Il pavimento del Duomo, Piazza del Campo, palazzo del Governo. Autentiche meraviglie
(Corona Perer) - Siena incanta. Piazza del Campo, il Duomo e i suoi tesori d'arte fanno di questa città un unicum e il Palio è il fulcro della vita di ogni senese. Le 17 contrade che ogni anno se lo contendono, vivono nel palio l'anima di una città vitale, colta, elegante e anche viscerale. La Piazza che ogni anno ospita la manifestazione è lo scenario, celebre in tutto il mondo, del vero cuore pulsante cittadino, una macchina che gira tutto l'anno, rinnovando identità, orgoglio e senso di appartenenza. Sembra trattenere in ogni giorno dell'anno e anche di notte, l'eco del vociare dell'evento.
Tutto a Siena respira del Palio evoluzione – nei secoli – degli antichi giochi guerreschi che venivano indetti dal Signore. E' una città di forti sentimenti che respira attraverso le sue contrade. Nel 2022 il palio è tornato a far tremare polsi e vene dei contradaioli.
La città è tutta bella con un centro storico uniforme e ben conservato, ogni angolo è una cartolina, le osterie e le botteghe fanno immaginare cosa doveva essere nel Trecento, il secolo del suo massimo spendore.
La cattedrale è uno dei punti di arrivo dei milioni di visitatori che Siena richiama ogni anno.
Al suo interno la Cattedrale conserva un tesoro: il magnifico pavimento marmoreo, frutto di cinquecento anni di espressione artistica, unico, non solo per la tecnica utilizzata, ma anche per il messaggio, un invito costante alla sapienza, che arriva dai protagonisti del mondo antico: sibille, filosofi, soggetti biblici fin sotto la cupola, nel presbiterio e nel transetto.. Periodicamente il pavimento viene scoperto, per larga parte dell'anno il prezioso tappeto di marmi policromi è invece protetto.
E' il risultato di un complesso programma iconografico realizzato attraverso i secoli, a partire dal Trecento fino all’Ottocento, tarsia dopo tarsia, oltre cinquanta in tutto, i cui cartoni preparatori furono disegnati da artisti, quasi tutti “senesi”, fra cui il Sassetta, Domenico di Bartolo, Matteo di Giovanni, Domenico Beccafumi, oltre che dal pittore umbro Pinturicchio.
Intorno al coro e all’abside si conservano le tarsie lignee di Fra Giovanni da Verona, eseguite con una tecnica simile a quella del commesso marmoreo, con legni di diversi colori, raffiguranti vedute urbane, paesaggi e nature morte, armadi che mostrano gli scaffali interni con oggetti liturgici resi con abilità prospettica.
Nella Cripta si possono ammirare - grazie ad un restauro realizzato in più tempi - tre opere policrome in vetro soffiato e dipinte “a grisaglia” furono realizzate da maestri della Bottega del Ghirlandaio alla fine del XV secolo per la chiesa di San Francesco a Colle val d’Elsa per essere poi cedute all’Opera della Cattedrale. A Siena arrivarono nel XIX secolo.
Nella piazza antistante al Duomo i turisti sostano incantati a contemplare la meravigliosa facciata dando le spalle (spesso senza saperlo) ad un'altra delle meraviglie senesi: il complesso di Santa Maria della Scala l’antico ospedale medievale ubicato sulla collina del Duomo, oggi museo. Ben sette piani, tre de quali affacciati su Piazza Duomo, gli altri sottostanti, che richiederebbe una giornata di visita. Santa Maria della Scala (ve ne parliamo > qui) è un libro di storia che narra di come venivano curati i pellegrini (Siena è sulla via Francigena) e i più deboli della città.
All'interno di Santa Maria della Scala si trova anche il Museo archeologico nazionale.
Siena richiede una sosta meditata e lenta e non un turismo mordi e fuggi. L'itinerario può partire dalla celeberrima Piazza del Campo, sulla quale troneggia il Palazzo Pubblico, uno dei più noti e significativi edifici gotici dell'Italia medievale, eretto dal Governo dei Nove (1287-1355). Ancora oggi è sede degli uffici Comunali e al primo piano ospita il Museo Civico, con le sue pregiatissime sale affrescate. Il palazzo, è un autentico campionario di epoche e stili di pittura. Le sale del piano nobile presentano affreschi e dipinti murali dei più importanti interpreti della scuola pittorica senese dal Trecento all'Ottocento. Al Museo Civico, si accede dal cortile del Podestà. Al suo interno aule affrescate, cappelle e tesori del'arte di inestimabile bellezza. Fu infatti continuamente affrescato e decorato.
Toglie il fiato la sala del Mappamondo, sede delle riunioni del Consiglio generale della Repubblica e cuore della vita politica cittadina. La sua funzione era esaltata ed amplificata da raffigurazioni di pregnante significato politico e civico. Il Mappamondo a dire il vero non c'è: l'opera di Ambrogio Lorenzetti (un disco circolare di pergamena o tela fissato su un telaio, che rappresentava l'orbe terracqueo con al centro la città di Siena) è andata perduta. C'è però, sulla parete di fronte, la celeberrima Maestà di Simone Martini nel 1315, che appone la sua firma. Si tratta di uno dei vertici della pittura gotica occidentale e costituisce la prima affermazione del Martini come "pittore civico" in servizio del Comune di Siena, fino a quando non partirà per Avignone nel 1335, su richiesta del Papa.
Al centro è rappresentata la Vergine col Bambino in trono attorniata dalla sua corte celeste al di
sotto di un ricco baldacchino. La ricchezza e lo sfarzo di quest'opera è data dai preziosi colori dipinti e dagli inserti di cristalli, vetri, pergamena e lamine metalliche, autentica novità per il tempo. L'affresco testimonia la devozione mariana di Siena, che affonda le proprie radici nell'alto Medioevo: nelle iscrizioni la Vergine avalla il ruolo del governo come garante della Giustizia e della pace sociale. Questo fa della Maestà un vero e proprio manifesto politico, e un precedente per il ciclo del Buono e del Cattivo Governo, che pochi decenni dopo Ambrogio Lorenzetti dipingerà nella contigua sala dei Nove.
In questa aula, gli storici sanno che dovrebbe esserci anche un ciclo di affreschi - ancora da portare alla luce - raffiguranti una serie di castelli su cui Siena rivendicava il controllo a significare la supremazia della città sul contado e la sua potenza militare.
E' invece in fase di restauro la Sala del Buongoverno o Sala dei Nove, dove si riunivano i governanti della città medievale. I Nove, una delle principali magistrature della Repubblica di Siena, furono in carica dal 1287 al 1355, periodo di massimo splendore politico ed economico per la città.
Furono loro i committenti del ciclo pittorico che doveva adornare l'aula dove si riunivano ed ispirare le loro azioni. Per l’impresa pittorica incaricano nel 1338 Ambrogio Lorenzetti (Siena 1290-1348) il quale rappresenta le due opposte forme di governo della Democrazia e della Tirannide, i presupposti e gli effetti del Buono e Cattivo Governo sulla città. L'affresco offre uno spaccato di vita sulle campagne senesi e i cittadini del tempo. Arte e politica si fondono e la splendida allegoria fa della Sala della Pace di Palazzo Pubblico un manifesto civile e politico dai contenuti ancora molto attuali. Un ciclo pittorico che ha contribuito a rendere Siena celebre nel mondo.
Il cantiere di nuova concezione, installato a marzo di quest’anno, è stato pensato come laboratorio di indagine e intervento e strumento di comunicazione e conoscenza aperto e fruibile dal pubblico. Dal prossimo ottobre, sarà possibile prenotare speciali visite guidate con i restauratori e ammirare i dettagli ad altezza uomo. Del restauro della Sala dei Nove parliamo più compiutanebte a questa pagina (> clicca qui).
Per percepire la grandezza di Siena e dei suoi governanti che la dotarono di gioielli e meravigliosi capolavori, occore andare alla Pinacoteca Nazionale, meraviglioso scrigno di opere dal Duecento al Quattrocento, dove si comprende l'evoluzione della pittura senese e la lungimirante azione della committenza. Sono conservate opere di Duccio da Boninsegna, Guido da Siena, del Beccafumi, di Simone Marini e dei fratelli Ambrogio e Pietro Lorenzetti. Un corpus di circa 800 opere
Altra meraviglia l’Archivio di Stato, custode della preziosa collezione delle ''biccherne'' senesi (106 in tutto). Si tratta di tavolette lignee che costituivano la copertina agli antichi faldoni dove era custodita la storia della città attraverso le sue imposte, le sue uscite e le sue entrate, i suoi cittadini. Il ''Museo delle Biccherne" conserva tesori documentali: c'è il documento autografo di Federico Barbarossa che, grato alla fedeltà dei senesi, vieta di erigere castelli nell'arco di 12 miglia da Siena alla famiglia concorrente degli Orgia. E poi la scomunica di Bonfacio VIII verso tutti gli ecclesiastici che avessero pagato i loro acquisti con i beni della Chiesa, senza avere autorizzazione dalla Sede Apostolica. C'è anche il testamento del Boccaccio oltre a 60.000 pergamene e qualcosa come 14 chilometri di atti. L' attività di conservazione si accompagna a quella tecnico scientifica: è stato messo online il catasto leopoldino e gli uffici lavorano all'enorme opera di aggiornamento degli elenchi degli atti ai fini di poterne consentire la consultazione. Il sabato mattina poi apre al pubblico. Consigliamo davvero una visita!
Tutti luoghi di inestimabile valore storico, ricchissimi di tesori e opere d’arte che fanno di Siena una città unica al mondo, dal centro storico uniforme ed intatto, brulicante di gente, ancora pieno di botteghe e di osterie. Qui, dopo i duri mesi della pandemia, si è tornati a lavorare e qui ogni viaggiatore desidera arrivarci almeno una volta nella vita.
Corona Perer (maggio 2022)
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Autore: Corona Perer
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