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Sinai: la pace del Monastero Santa Caterina

Egitto: la sicurezza fu garantita da Maometto, ma nel 2017 l'Isis si fece sentire

(Egitto, giugno 2018)  di Corona Perer - Qui, nel cuore del Sinai, la pace del Monastero Santa Caterina regna sovrana. Nelle ore pomeridiane il silenzio è rotto dai cammellieri beduini e dalle loro bestie. Di notte invece è totale e sotto il cielo più bello al mondo, tra le montagne che i berberi locali percorrono con i sandali, si vivono emozioni indimenticabili. La sicurezza di questo luogo santissimo per la Cristianità fu garantita da un editto di Maometto, ma nel 2017 l'Isis si fece sentire con una scorribanda che però lasciò intatto il Monastero.

Al Monastero ortodosso di Santa Caterina, importante luogo di culto nel sud del Sinai, i turisti italiani diminuirono totalmente con il caso Regeni. La Farnesina sconsigliava di percorrere il Sinai e chi lo faceva se ne assumeva ogni conseguenza. Tuttavia il turismo non è scomparso.

"Oggi riceveremo 180 rumeni, ieri avevamo una comitiva di russi" afferma padre Grigorios che da qualche anno è anche il portavoce del Monastero. E' lui che ha gestito la delicata partita delle rivendicazioni sul pozzo di Mosè che qualche anno fa diede diversi grattacapi ai monaci. Dopo la caduta del regime di Mubarak, i generali del nuovo regime rivendicavano la fonte come bene del governo egiziano, ma il Monastero è un pezzo di Grecia a tutti gli effetti. E il pozzo è quello dove Mosè incontrò le figlie di Jetro: la maggiore di noma Sefora, divenne sua moglie. A poca distanza c'è il roveto ardente.

 

Qui si trova la più importante e preziosa Biblioteca della Cristianità, dopo quella del Vaticano. Copie antiche della prima Bibbia e il Codex Syriacus, ovvero la versione in siriaco dei Vangeli databile al IV secolo, sono custoditi gelosamente insieme ad altri reperti e ad  una vasta e preziosissima collezione di icone sfuggite alla furia iconoclasta. Il Cristo Pantocrator è tra queste ed è esposto nel piccolo e straordinario museo gestito dai Monaci.

I ritmi dentro le possenti mura, color della terra, sono quelli antichissimi: tanto silenzio, tanta preghiera fin dalle prima ore del mattino (la prima liturgia è alle 3 di notte), e una finestra di accoglienza e apertura al mondo tra le 10 e le 12 del mattino. E' riservato a quei turisti che ancora scelgono il Sinai e il mondo ortodosso non lo ha mai abbandonato. Per il resto del giorno i monaci pregano e lavorano, sanno fare tutto, anche i carpentieri.

 

Situato a 1570 metri di altezza in fondo ad una stretta vallata e reso ancor più minuscolo dall'imponenza delle montagne attorno, il monastero sa difendersi: è una fortezza con camminamenti da guardia e i monaci possono ancora ricorrere all'argano che consentiva gli approvvigionamenti di cibo per evitare le scorrerie dei pedroni del deserto.

L'Abate viene eletto da quattro archimanditi e consacrato dal patriarca di Gerusalemme, uno dei 6 patriarchi ecumenici insieme a quelli di Roma, Mosca, Alessandria, Costatinopoli e Antiochia. Il culto a San Basilio il Grande, vescovo di Cesarea, vissuto fra il 329 ed il 379 d.C., è vivo.

I Monaci non hanno mai avuto problemi di sicurezza e un editto del 625 - vergato da Maometto in persona e visibile all'ingresso -  ne ha assicurato la difesa per secoli. La guardia al monastero è affidata a una delle tribù eredi di quell'imperativo: nessuno tocchi il monastero ortodosso.

Nei giorni di Pasqua 2017 si è vissuto il momento più drammatico: un'avvisaglia di attacco Isis. L'attacco del 18 aprile 2017  rappresentò non solo un inquietante segnale, ma la conferma della sfida lanciata al mondo cristiano. Lo scontro per la verità non è nemmeno arrivato alle possenti mura del monastero, ma si è fermato ad un posto di blocco sulla strada che porta a Santa Caterina dove un gruppo di militanti dell'Isis ha fatto fuoco ad un check-point uccidendo un poliziotto. Gli agenti della polizia hanno reagito, ferendo alcuni assalitori, che sono fuggiti, lasciando quattro feriti. La  rivendicazione è poi venuta dallo Stato islamico con un comunicato sul suo organo di propaganda, l'Aqmi, che non lasciava dubbi: erano militanti Isis.

Dicono al monastero che da tempo ci si attendeva qualche manifestazione dopo le tensioni nel nord della penisola dove già si erano verificati attacchi ripetuti alle forze dell'ordine da gruppi locali affiliati all'Isis. Il portavoce del monastero, padre Gregorios, ha poi spiegato alla stampa  che l'attacco non sarebbe stato contro il monastero e che nessuno dei monaci era rimasto minimamente coinvolto nella sparatoria. Tuttavia la paura è stata grande.

Dopo l'episodio i controlli di sicurezza sono stati rinforzati. Chi c'è stato sa però che la peggiore delle incursioni potrebbe venire non dalle strade del deserto colorato e dalla valle delle Gazzelle, ma dalle montagne e dai sentieri che circondano il cuore del Sinai a nord: il luogo scelto da Dio per dettare la sua legge a Mosè. Negli wuadi (antichi fiumi disseccati) ci sono le piste che conducono a valle.

 

La fede e la vita estrema che qui è stata condotta nei secoli da generazioni di monaci è però la forza di questa comunità ortodossa. Il buio del deserto può far paura ogni notte ma ogni notte - dicono i monaci - il Dio cristiano veglia su di loro. E Maometto pure.

Corona Perer
giugno 2018
(foto reportages 2005)

 


Autore: Corona Perer

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