La guerra in Siria: non c'è da star allegri
Bashar Assad caduto e il paese nel caos
9 dicembre 2024 -Solo pochi giorni fa dpo un summit urgentissimo svoltosi a Damasco Bashar Assad incassava l'appoggio di tutto il mondo arabo nel timore di un possibile espandersi delle violenze a tutta la regione, Giordania inclusa. In poche ore la capitolazione. Con eccezionale tempismo il gotha UE esaultava raggiante.
Secondo il capo della diplomazia Ue Kaja Kallas la fine della "dittatura" di Assad è uno "sviluppo positivo, atteso da tempo" e "mostra la debolezza di Russia e Iran".Secondo il cancelliere tedesco Olaf Scholz, la fine del potere di Assad "è una buona notizia". Secondo Macron - che rendeva omaggio al coraggio del popolo siriano (in questa fase solo vittima di tutto e non certo protagonista del ribaltamento), c'era da gioire per la caduta del "regime barbarico''.
Siccome l'Europa non ne azzecca una, è tutto da dimostrare che ciò che è accaduto in Siria sia una nuova "positiva opportunità". Che un paese cada nelle mani di tagliagole islamisti, al seguito di un tizio che aveva sulla propria testa una taglia, non è affatto un buon segnale.
Come accaduto per Libia e Iraq, non c'è da star sereni, specie se tutto spianerà la via ai piani di espansione israeliani.
Dopo 13 anni di guerra . e in un Medioriente già sanguinante a causa della guerre a Gaza - va in fumo anche il lavoro e gli sforzi di chi ha lavorato per portare conforto. ''Un Ponte Per'' opera nel nord est della Siria dal 2015, con interventi di ricostruzione del sistema sanitario locale in collaborazione con numerosi partner locali. ''In questi anni insieme abbiamo garantito la riabilitazione e la creazione di 15 cliniche e ospedali e di un sistema di ambulanze, garantendo il diritto alla salute alla popolazione colpita da 12 anni di conflitto''.
Questa guerra però non interessava più a nessuno fino alle incursioni terroristiche di questi ultimi giorni.
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