Stefano Rodotà, uomo del tentativo
Che cosa direbbe dei diritti sospesi?
Che cosa direbbe Stefano Rodotà dei diritti sospesi e del tracciamento tramite cellulari, di obbligo vaccinale e del divieto di esprimere il proprio dissenso? Direbbe no. Quanto meno si ergerebbe una voce autorevole, la voce di un uomo che certo non apparteneva alla generazione internet ma della rete aveva visto con profetica chiarezza tutti i possibili corto-circuiti.
La multa da 100 euro ai non vaccinati over50, ad esemoio, sarà comminata da un incrocio di dati tra anagrafe vaccinale (quindi dati sanitari) con la residenza anagrafica. Dunque si configura la cessione di dati delicatissimi a istituzioni terze.
Pensate quindi al diritto a interrompere la comunicazione di dati che ci riguardano: ebbene compariva nel suo decalogo. In pandemia sono stati invece tracciati gli spostamenti e poi ha preso corpo un consenso informato su un processo vaccinale dei quali non disponiamo ancora i dati, in quanto sperimentale.
"Il legame tra diritti e internet è ormai indissolubile" diceva il Professor Stefano Rodotà che descriveva Internet come un "gate", un cancello che abilita al diritto e al sistema dei diritti. Lui di questo sistema è stato certamente un paladino. Gli dobbiamo quello che è restato alla fine un tentativo: rendere migliore la rete.
La lucida capacità di analisi del professore che fu parlamentare oltre che docente universitario di vaglia, nonchè il primo garante della Privacy in Italia, manca a tutti. Morto all'età di 84 anni nel 2017, è stato per molti anni la mente critica di molti guasti italiani.Sarebbe stato un ottimo presidente della Repubblica ma purtoppo la partita venne gestita malissimo dali 5Stelle.
"Per lungo tempo la discussione intorno ai diritti è stata influenzata da una convinzione: la rete era forte e quindi non doveva essere assistita" diceva da costituzionalista. "Il problema si pone con l'esigenza di tutelare l'infanzia con filtri e forme di censura. Oggi pare che parlare di diritti sia parlare di attacchi alla rete.
Quando parlava di diritti si riferiva al diritto all'accesso di internet come un diritto madre da cui derivano gli altri diritti di base, già riconosciuto da Estonia, Equador, Francia. Altri paesi stanno elaborando una carta di tutela (come in Brasile). Metteva in guardia dalle controindicazioni possibili e dalle contraddizioni. "Se è vero che internet e i social network hanno fatto cadere i regimi penso che sia necessario un occhio più attento alla loro capacità di generare movimenti aggregativi. L'attenzione va posta alla specificità dei diritti. Ci vorrebbe una dichiarazione. Io ho provato a scrivere 10 punti in questo senso" disse a Trento nel 2011 all'IGF Forum.
Ed ecco allora i dieci punti dieci, una sorta di agenda dei problemi in attesa di soluzione, secondo Rodotà:
1) accesso alla rete come diritto fondamentale - il diritto a Internet, è stato fortemente affermato dalle primavere arabe che hanno proclamato ... Facebook come diritto della persona addirittura. "In Tunisia per fare la loro costituzione leggono la nostra ma aggiungono... Internet che peraltro nella nostra Costituzione è configurabile nell'articolo 21 quando indica qualsiasi strumento per l'espressione del diritto di parola" ha commentato Rodotà;
2) lo statuto della conoscenza in rete come bene pubblico globale, è una descrizione non configurabile con gli strumenti concettuali che conosciamo. "Se il diritto di accesso mi fa entrare in un mondo però regolamentato ai minimi non è giusto". Non basta assicurare la soglia minima, le porte vanno varcate intermente non a metà;
3) poi c'è il problema dell'identità digitale e della sua costruzione/distruzione. Oggi: "non sei quello che dici, ma quello che Google dice di te" e questo coinvolge apre a diritti nuovi: ad esempio il problema dell'oblio, la volontà della persona di essere dimenticata. Ma c'è una domanda ben più grossa: può il web dimenticare?
4) neutralità della rete;
5) statuto del lavoro in rete;
6) principio del consenso e quindi occorre garantire la possibilità di selezionare i soggetti che possono entrare;
7) Anonimato come strumento necessario alla tutela politica (pensate ai dissidenti cinesi...);
8) diritto a interrompere la comunicazione di dati che mi riguardano (e questo... riguarderà da vicino l'anagrafe vaccinale ed eventuale incrocio dei dati con altre istituzioni)
9) diritto a sottrarsi alla rete, cioè della profilazione che ci trasporta nella società dell'algoritmo e di strumenti automatici di trattamento dell'informazione che mi riguarda. Ho il diritto a non essere profilato;
10) procedure di trasparenza dei potenti (all'epoca c'era una proposta di legge al congresso Usa rivolta a YouTube di comunicare ad una commissione ad hoc tutti i casi in cui ha negoziato con gli stati che hanno chiesto la rimozione di contenuti da essi ritenuti lesivi e tra questi Turchia e Iran).
Purtroppo molte cose sono restate lettera morta. Ma la lotta non è stata vana, Professore.
La ringraziamo ancora oggi.
Quando un uomo scompare, la sua opera resta, ma spesso viene anche dimenticata.
E noi gli dobbiamo quello che è restato alla fine un tentativo: rendere migliore la società a partire dalla rete.
Autore: Corona Perer
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