foto di Emanuele Minardo
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Arte, Cultura & Spettacoli

Terra e Acqua nelle mani di Guerrino Dirindin

''...plasma la terra e naviga ancora sui solchi della vita...''

di Emanuele Minardo -  “Nasco … da una famiglia di navigatori che dalla notte dei tempi solcava i grandi mari e dalla Serenissima ha risalito tutti i fiumi del Nord-Est. Stordito dal profumo della terra e dal ricordo, forse del mare sognato, come uno sciamano, esternando luci ed ombre, do forma e colore alle mirabolanti visioni che ho in eredità nelle carni. Con mille sogni ed un groppo in gola, come mio bisnonno, tamburino di Garibaldi, sono cieco e sordo e vado d’istinto. Le regole della matematica, della fisica e della sintassi non contano più nulla; io, cerco di arrivare al cielo con la terra”.

Al maestro Guerrino Dirindin la Pro Loco di Tramonti di Sotto, nel mese di luglio 2021, ha dedicato la mostra “È  Terra!”, curata da Franca Benvenuti con testo di Alessandra Santin.

Lo incontro nella sua dimora secolare. Ora il segno delle vele è muto e segue indispettito le sue parole e un agitare di querce d'altri tempi. Con le barche navigavano nel nord-est per fiumi e canali, e giungere in laguna e risalire sulla pedemontana. Un tragitto che i romani conoscevano bene e che incrementando mercanzie al porto di Naonis sul Noncello fecero nascere Pordenone.

I canali giungevano fino alla dimora silenziosa dei Dirindin e in quel compoud medievale cinto da mura che isolavano dal silenzio, lavoravano all'ascia e si apprestavano le partenze.

In quella dimora, dove l'ultima àncora non molla la presa, ho seguito le sue opere e salito per scalini e passato da stanze diventate intatto museo di vita.

foto di Emanuele Minardo

Guerrino Dirindin plasma la terra e naviga ancora sui solchi della vita accostata ad un passato concreto di volti, di azioni, di credi, di speranze, di soluzioni del tempo. L'albero maestro diventa alto di sogni e le vele sono i sospiri che gli avi hanno insegnato a frenare col vento e le boline. Un sussulto e un crepitare di movimenti che battono le onde della laguna se il richiamo lascia il quieto sussurrare delle fronde e va a colpire le onde in risacca.

Questo nuovo marinaio, giovane e antico, ha mani di fune, parole taciute irripetibili, beccheggiare come avanzare di uccelli sui rami che concedono tempo ai sospiri.
Ha mani di tempeste assopite e rigori unti di salsedine mai trovata negli avvolti rami di fiumi su per il piano del destino lungo l'assonnata resistenza delle trasvolate delle rocce.
Ha sguardo di sparviero che sale alle montagne e imbriglia suoni dentro il fruscio della chiusa laguna che aspira a divenire sorgente.

Guerrino Dirindin - foto di Emanuele Minardo

Turbolente ore dietro i muri al profumo accennato di un limone nato a fatica. È lume di agitate cadenze e il fico guarda per dire “attendere e vedrai cosa ti combina quel cielo”.
Il cielo sulla tela è un rigagnolo di dita smaniose di conquiste e linguaggi. Dei remi poco assonnati, vigili d'alba e di crepuscolo.

Le parole antiche sgorgano come fiore che pullula purezza innocente.
Questo andare per terre navigate da acque è sussurrare rifugio, un canneto lievitato di sole.
Affiora dal suono delle sue parole un mistico coinvolgimento di essere. “La terra sa come accogliere l'acqua, l'acqua sa come svolgere in sorriso quel seno alla terra”.

“Sentirle nelle mie mani, tra le mie dita, è commentare una ad una l'anima di polvere che trattiene ogni gioco, l'uomo vi vive. Spiegarla è sentirne l'incauto canto ...riviverla di vita ...rivelarla è fascinosa melodia della magica Alhambra, ...rinnovarla è chinarsi sotto ogni forma di cielo”.
    

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Anche il compianto Philippe Daverio rese omaggio all'artista

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