Arte, Cultura & Spettacoli

Tetsuro Shimizu e l'im-permanenza

La tensione pittorica sulla tela non si conclude con l'opera, ma continua in noi

L'ultima mostra del grande artista giapponese Tetsuro Shimizu si è tenuta a Palazzo Sarcinelli a Conegliano: oltre 30 opere, alcune di grandi dimensioni e di grande impatto cromatico ed emotivo, che ripercorrono gli ultimi 20 anni del suo percorso artistico, nella costante ricerca dell’armonia e al tempo stesso della tensione innescata dalla continua indagine sulla materia, sul colore e sulle loro possibili evocazioni.
 
Shimizu lavora da sempre sulla costruzione del quadro con la sagomatura della tela con telai da lui stesso costruiti, in cui la pittura entra in profonde fenditure nel telaio stesso, uscendo così dal perimetro abituale del quadro e confrontandosi con uno spazio altro, innescando una tensione tra “corpo” rappresentato dal telaio e “spirito” rappresentato dal colore.



Nato a Tokyo nel 1958, ha deciso che l'Italia dove si è trasferito nel 1987 poteva fare da casa alla sua arte. A Milano Tetsuro Shimizu si è diplomato in Pittura all’Accademia di Brera, ma già da due anni esponeva in gallerie private, spazi pubblici in Italia e all’estero. Oggi è un giaponese-milanese perfettamente inserito ma pienamente fedele allo spirito di Mujō ovvero dell’Impermanenza.

Nella dottrina canonica Buddhista l’esistenza dell’uomo si dipana intorno a tre aspetti fondamentali: l’impermanenza o continuo divenire, la sofferenza o insoddisfacibilità delle cose legate al mondo, il non sé o insostanzialità della personalità. Afferma Tetsuro:  “Ogni cosa esistente è impermanente” ovvero “Qualsiasi cosa è, sarà, era”.

Nato a Tokyo nel 1958, nel 1987 si trasferisce in Italia, a Milano, dove si diploma in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Dal 1985 espone le sue opere in gallerie private, spazi pubblici in Italia e all’estero. L'artista vive e lavora a Milano. Il nucleo di opere che presenta in Trentino è stato studiato appositamente per l’occasione e concepito tenendo conto degli spazi in maniera specifica, ma non vincolante.

Il rapporto tra l’opera e lo spazio circostante, sia esso la parete che la accoglie o il vuoto che la circonda, risponde a delle attitudini squisitamente orientali.

Il Ma è un periodo, un intervallo di spazio e di tempo; una posizione, una distanza, un vuoto. Esiste un Ma della vita quotidiana, dello sport e dell’arte. Il Ma artistico dipende strettamente dal Ma religioso; esso irrompe nella quotidianità e nel senso comune stravolgendo ciò a cui siamo usi: la simmetria e la perfezione.

I tagli, le interruzioni e l’evidente tensione pittorica sulla tela esprime il flusso, il divenire stesso che non si conclude con l'opera, ma continua in noi.

(c.perer)

 


Autore: Corona Perer

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