Arte, Cultura & Spettacoli

Yorgos Giotsas racconta ''The Unseen D.B.''

Il David Bowie che non abbiamo mai visto, un mito che non ci ha lasciato solo musica

di Paola Cassinelli - Il 7 novembre 2020 al Mac,n (Museo d’arte contemporanea e del Novecento di Monsummano Terme) è stata inaugurata una mostra omaggio al mitico David Bowie dell’artista greco Yorgos Giotsas intitolata  “The Unseen D.B.: New works by Yorgos Giotsas” .  Come mai un luogo così ameno e lontano dai circuiti internazionali dedica un evento a una leggenda della musica internazionale?

La storia ci racconta che tra la fine di luglio e l’inizio di agosto del 1969, proprio nella cittadina toscana in provincia di Pistoia, si svolse il  Premio Internazionale del Disco e lì molti giovani cantanti, provenienti da ogni parte d’Europa, si incontrarono per presentare i loro inediti. I primo manager Kenneth Pitt,  nel volume Bowie. The Pitt Report, (Omnibus Press, 1985) racconta: “Il 30 luglio volammo tutti a Roma, prima tappa del viaggio verso Monsummano Terme, in provincia di Pistoia […] Arrivammo a Monsummano alle prime luci del giorno e ci fermammo all’Hotel Reale dove erano state riservate le nostre stanze […]”.

Un evento importantissimo che verrà riconosciuto come determinante per il ventiduenne Bowie che nonostante gli esordi molto promettenti non aveva ancora raggiunto apici internazionali. Il primo viaggio in Italia per Bowie corrisponde  allo sbarco dell’uomo sulla luna e la luna diventerà proprio una delle protagoniste  delle composizioni musicali e dei testi del cantante inglese. Con questi presupposti viene registrata il 20 giugno 1969 Space Oddity, dove  arrangiamenti sinfonico-psichedelici si mescolano a un testo melodico e romantico, nel quale prevale un senso di  serenità, melanconia e abbandono,  mentre vengono rivelate emozioni e stati d’animo della fortunata spedizione di Apollo 8. 

Negli anni Settanta Bowie intraprende la strada del rock sensuale e ambiguo e i suoi brani vengono infatti costruiti su immagini che descrivono un futuro fantastico che guarda al mito del Superuomo che conquista l’universo: Bowie un uomo che si spinge verso lo spazio infinito anche se mantiene un legame profondo con la terra e ciò che essa genera. 

Tra il 1969 e il 1971 Bowie comincia a rivolgere le sue attenzioni al metamorfismo e proprio  nel testo di Changes dichiara  “Time may change me, but I can’t trace time”, definendo  il suo concetto di arte basato sul pensiero di un genio mutante, che si esprime attraverso il trasformismo, la seduzione e le contraddizioni del rock. 

Le musiche avvincenti, le parole intriganti e travolgenti, la lingua corretta e pulita, il tono caldo e sensuale, le coreografie e i costumi unici, mitici, incomparabili, esclusivi, sono solo alcuni dei numerosi presupposti che hanno spinto le folle verso questo indiscusso talento. Bowie si presentava con  proposte sempre nuove ad ogni concerto, tour o evento guardando con ammirazione lo spazio, la luna, le stelle e ricreando una sfavillante, artificiale e  indefinita luce con l’uso dei glitter, dei tessuti in lurex e delle fantastiche decorazioni che animavano ed elettrizzavano il volto emaciato e scavato, ma incredibilmente affascinante e sensuale.  

Un artista che inneggiava alla libertà di azione e di pensiero e che nella canzone  Heroes prospettava, con grande ottimismo, un breve, ma intenso successo personale per ogni essere umano: “ We can be Heroes just for one day”.
Il mondo di Bowie ha influenzato prepotentemente le ricerche artistiche del  XXI secolo e Yorgos  Giotsas, consapevolmente, si sofferma ad acquisire alcuni brillanti e curiosi attimi di follia magistralmente composta, li analizza e li fa confluire nel suo vasto programma, basato soprattutto sul suo esteso e ardito eclettismo, proveniente da un profondo nomadismo intellettuale e fisico.

Materiali differenti che compongono tele nelle quali la stratificazione offre molteplici proposte di linguaggio e di lettura, così Giotsas si racconta “Le stelle/ la luna / il sistema solare sono la vera ossessione di Bowie e si rispecchiano nei colori delle mie tele che ci invitano a tuffarci nell’universo musicale del maestro. Le trasparenze del cielo, la scarsa nitidezza provocata dalle polveri dello spazio, hanno ispirato Ziggy Stardust, l’androgino spaziale vestito di tute luccicanti e truccatissimo in volto, e continuano a richiamare l’attenzione di chiunque,  in una notte d’estate, alzi il naso verso il cielo e si fermi a guardare, si immerga o emigri totalmente  nell’infinito spazio luminoso, senza anteporre la ragione ad alcun moto dell’anima. Queste emozioni cerco di ottenere e trasmettere grazie alle mie tele, emozioni allo stato puro prive di interpretazioni o spiegazione socio-psicologiche. Ashes to Ashes, sempre.”



The Unseen D.B.: New Works by Yorgos Giotsas 
7 novembre 2020 – 11 aprile 2021
Mac,n – Museo di arte contemporanea e del Novecento
Villa Renatico Martini - Via Gragnano, 349
Monsummano Terme (PT)
www.macn.it 

 


Autore: Paola Cassinelli

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