Trattativa Stato-Mafia: nuove rivelazioni
Spunta l'ombra di Licio Gelli
Il primo a parlare di “trattativa” fu il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca, nel 1996: disse di averne sentito parlare Totò Riina, fra le stragi Falcone e Borsellino.
Su queste dichiarazioni si sono basati i PM di Palermo e Caltanissetta nel 2009, dopo aver raccolto le parole di Massimo Ciancimino. Ma dietro l'Italia delle stragi e le connivenze con la destra, spunta l'ombra lunga di Licio Gelli e soprattutto il poco chiaro rapporto di Berlusconi con i Graviano. ''Della famosa agendina rossa di Borsellino esisterebbero delle copie'' emerge da una meravigliosa inchiesta di REPORT curata dal team giornalistico guidato da Sigfrido Ranucci.
Le indagini come sappiamo si sono distese su decenni. La Procura ha chiamato Massimo Ciancimino a deporre nel processo che vedeva imputati il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu di favoreggiamento aggravato nei confronti di Bernardo Provenzano.
La prima udienza del processo sulla cosiddetta "Trattativa Stato-mafia" ha avuto luogo a Palermo il 29 ottobre 2012, grazie al lavoro dei PM Antonio Ingroia, Antonino Di Matteo, Lia Sava e Francesco Del Bene.
Tra gli imputati Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà e cinque rappresentanti delle istituzioni (Antonio Subranni, Mario Mori, Giuseppe De Donno, Calogero Mannino e Marcello dell'Utri) per il reato di violenza a Corpo politico, amministrativo o giudiziario. Massimo Ciancimino è invece imputato per concorso esterno in associazione mafiosa e calunnia nei confronti di Giovanni De Gennaro, mentre Nicola Mancino per falsa testimonianza.
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