foto: Uff. Stampa UniTN
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Scienza, Ambiente & Salute

Tumore alla prostata, il dna potrà suggerire la cura

Il Cibio e la medicina di precisione

Con oltre 30mila nuovi casi ogni anno diagnosticati in Italia il cancro alla prostata è uno dei tumori più diffusi nella popolazione maschile. Sintomi, prevenzione e cura sono stati ornai ben definiti da molto ricerche. E anche la statistica parla chiaro: del tumore alla prostata ne risulta colpito, in media, un italiano su otto e il numero di casi, con l’allungamento dell’età media della popolazione, è in costante aumento. La medicina di precisione potrà però aiutarci.

Uno studio del Cibio (Centro di Biologia integrata) dell’Università di Trento, pubblicato sulla rivista Nature Communications, dimostra che grazie a un semplice esame del sangue potrebbe essere possibile ricavare informazioni altamente specifiche presenti nel DNA sulla possibilità che insorga un tumore della prostata e delle sue caratteristiche molecolari.

La prospettiva che si apre è di poter eventualmente intervenire con trattamenti farmacologici preventivi che possano inibire lo sviluppo del tumore, a partire da un test del DNA completo da utilizzare come indicatore di rischio specifico e come strumento per la prognosi.

«I tumori sono malattie complesse, estremamente eterogenee, che insorgono dall’interazione di componenti ambientali e genetiche» spiega Francesca Demichelis, responsabile del Laboratorio di Biologia computazionale del Cibio. «In particolare, nel tumore alla prostata la componente ereditaria sembra importante. Studi effettuati in gemelli monozigoti e dizigoti del Nord Europa hanno evidenziato che più del 50% dei casi di tumore alla prostata hanno una componente ereditaria».

 

«Dato che il tumore è fortemente influenzato dagli ormoni, una volta conosciuta la sequenza del genoma, siamo andati a caccia di particolari porzioni del DNA in grado sia di regolare l’attività dei recettori ormonali sia di dare origine al tumore. E abbiamo così stabilito un “ponte” tra il materiale genetico ereditario e le caratteristiche specifiche della malattia» spiega Alessandro Romanel che fa parte del team di Francesca Demichelis.

I ricercatori hanno preso in esame il DNA di oltre 500 individui affetti da tumore alla prostata insieme a quello di più di 3000 individui “controllo” (non affetti da tumore). I risultati dello studio suggeriscono una strada che apre a prospettive del tutto nuove rispetto all’approccio scientifico usato finora per studiare la predisposizione alla malattia, che aveva dato riscontro positivo, ma mai del tutto soddisfacente. 

Siamo nel campo della medicina di precisione che, giocando d’anticipo può inibire il problema ancora prima che insorga. E così in futuro, con un semplice esame del sangue, potrebbe essere possibile verificare il rischio di sviluppare il tumore della prostata e prevenirlo prima del suo insorgere.

 

fonte: Università di Trento

 

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