Arte, Cultura & Spettacoli

Il Rinascimento segreto

Vttorio Sgarbi: ''Non fu una saracinesca su un prima e un dopo"

(Corona Perer) - ''Il Rinascimento non fu una improvvisa saracinesca alzata su un prima e un dopo'' a dirlo è Vittorio Sgarbi.

Lo dimostrarono tre mostre allestite tra Fano, Pesaro e Urbino:  "Rinascimento Segreto" (48 mila visitatori) mise in luce  il peso specifico di un movimento culturale che fu in tutt'Italia pieno di fermenti e di soluzioni originali.

Palazzo Ducale a Urbino, il Museo Archeologico e la Pinacoteca del Palazzo Malatestiano a Fano e i Musei Civici di Palazzo Mosca a Pesaro raccolsero resistenze ed echi bizantiniani, ma anche intuizioni, alcune di assoluta modernità grazie ad ottanta opere tra dipinti e sculture, disegni e oggetti d’arte sacra, datate da inizio del Quattrocento alla metà del Cinquecento, che costituivano un patrimonio "privato" e sconosciuto, mai esposto in musei pubblici in quanto proprietà di fondazioni bancarie, istituzioni o collezionisti privati (tra i quali lo stesso Sgarbi).

E' tra 1470 e 1475 che la creatività dei pittori raggiunge il suo apice e procede per frasi quinquennali, fino alla metà del Cinquecento. Sono gli anni di Mantegna, Cosmè Tura, Botticelli, Leonardo, di Raffaello, Michelangelo, ma anche di Giovanni Bellini, di Lorenzo Lotto, Tiziano, Correggio, del Parmigianino. Gli artisti si sfidano e cercano di superare se stessi ancora forti di quell'Umanesimo ch ha preceduto il Rinascimento. Ma accanto a questi grandi ci sono tanti "minori" straordinariamente rinascimentali di scuola toscana, umbra, veneta, lombarda, emiliana e romagnola.

Ne citiamo solo qualcuno: Piero del Pollaiolo, Raffaello, Perugino, Giulio Romano, Matteo Civitali, Agostino di Duccio, Desiderio da Settignano, Bonifacio de’ Pitati, Giovanni Bonconsiglio detto Marescalco, Benvenuto Tisi detto Garofalo, Dosso Dossi, Agostino da Lodi, Cesare Magni, Giovanni Francesco da Rimini, Bartolomeo Ramenghi detto il Bagnacavallo, Paolo da Visso, Giovan Francesco Penni, Liberale da Verona, Cola dell’Amatrice. Tra loro tanti ferraresi (come Sgarbi peraltro) e tutte le scuole del Rinascimento italiano: dai veneziani ai fiorentini, dagli artisti romani ai marchigiani, con Raffaello tra questi.

Intendiamoci: anche prima di quegli anni l'arte era stata sublime. «...Ma Piero della Francesca la arricchisce di una intelligenza che trasforma la pittura in pensiero, in teorema, ben oltre le esigenze devozionali» spiega Sgarbi, che indica il “salto” nella iconografia religiosa di cui la mostra da ampio saggio soprattutto a Urbino.

A Pesaro è andata di scena la capacità coloristica del periodo e si può individuare un tema di fondo: la donna, o meglio, la sua più alta espressione di Madonna. E' Madre, Vergine, Incoronata.  Tra le opere che risentono ancora di echi bizantini,  anche una particolare Pietà di Marco Palmezzano dove intervengono due piccoli angioletti, non belli (anzi bruttini), ma partecipi intenti a confortare il Cristo oltraggiato dagli uomini.

A Fano, fari puntati su Cristo e chi l'ha preceduto, il Battista. Il magnifico busto di san Giovanni, di Giovan Francesco Rustici, dove la pietra fa intuire le vesti di pelle e pelliccia del Battista, bello come un dio greco, con il poderoso petto e i capelli leonini. Tra le pale anche ceramiche, oreficeria, arte sacra.

A Urbino nelle sale del Castellare di Palazzo Ducale tele a soggetto sacro: tre curiose versioni del  martirio di San Sebastiano con fattezze molto femminili. In quella del Perugino, il santo - pur legato - sembra accennare a danzare un inchino, mentre Bernardino da Tossignano, pur dipingendolo al costato e alla gamba ce lo restituisce quasi con un corpo statuario di donna. Infine Girolamo Marchesi da Cotignola: anch'egli lo mostra trafitto ma con sguardo trasognato, persino assente e del tutto incurante, e anche qui, quasi danzante. Il tema assolutamente interessante è Gesù Bambino e Giovanni, il cugino e il futuro Battista. L'iconografia tende di solito a mostrarlo adulto in quanto gli ha preparato la strada, in realtà dalla storia sappiamo che erano coetanei. E così in due tele molto suggestive vediamo i due cugini con le rispettive madri, l'una giovane e diafana, in quanto pura e vergine, l'altra attempata e dalla pelle scura.

Allestite da Sistema Museo le tre mostre hanno narrato la storia più bella d'Italia: quella rinascimentale, di cui andiamo fieri.


Autore: Corona Perer

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