L'utopia vissuta Adolfo Perez Esquivel
''I crimini degli Stati Uniti contro Cuba vanno giudicati'' afferma il Premio Nobel per la Pace
C'è un diritto all'utopia? C'è la possibilità di pensare che la storia che stiamo vivendo, fatta di conflitti, guerre, fame, carestie, povertà diffusa e giochi di potere, non esaurisca tutta l'esistenza umana? Sì c'è, e c'è altro: ossia la possibilità di dare forma a una globalizzazione della speranza, un mondo davvero di solidarietà fraterna e di amicizia fra gli uomini e i popoli.
Adolfo Pérez Esquivel è uno degli uomini di pace che ha segnato la storia del mondo e in modo particolare la storia del continente latinoamericano. Nel 1980 ha ricevuto il Premio Nobel per la pace per il suo impegno nella difesa della democrazia e dei diritti umani con mezzi non violenti di fronte alle dittature militari in America Latina.
Nato a Buenos Aires (novembre 1931), architetto e scultore, per 25 anni ha insegnato architettura nelle scuole secondarie e in quelle di livello accademico. Negli anni Sessanta inizia a collaborare con alcuni gruppi pacifisti di cristiani latinoamericanie così nel 1974, decide di lasciare l'insegnamento per dedicarsi interamente all'assistenza ai poveri e alla lotta contro le ingiustizie sociali e politiche, attraverso la prassi della non-violenza.
Dopo il colpo di Stato di Jorge Rafael Videla (avvenuto il 24 marzo 1976), Adolfo Pérez Esquivel ha contribuito alla formazione di “El Ejercito de Paz y Justicia” un'associazione di difesa dei diritti umani che si è prodigata anche per assistere le famiglie delle vittime del regime e della guerra delle Falklands. Viene arrestato nel 1975 dalla polizia brasiliana e nel 1976 viene incarcerato in Ecuador. Nel 1977 viene fermato dalla polizia argentina, che lo tortura e lo tiene in stato di fermo per 14 mesi senza processo.
Esquivel ha sempre indicato nell'Arcivescovo di San Salvador, monsignor Oscar Arnulfo Romero, quando ancora era in vita, il simbolo di lotta cristiana contro la violenza e la prepotenza del potere.
A gennaio 2022 è stato ricoverato in un ospedale di Mar del Plata dopo aver perso improvvisamente i sensi mentre si trovava con la sua famiglia, a causa di una ischemia cerebrale. Secondo i sanitari che hanno realizzato i test clinici, Pérez Esquivel, allora 90enne, "sta attraversando un'evoluzione molto positiva", e "è clinicamente stabile, lucido e con ottime prospettive di ripresa". E in effetti si è ripreso. Un anno dopo (novembre 2023) prendeva nuovamente posizione con coraggio e questa volta sui rapporti Usa-Cuba.
“I crimini degli Stati Uniti contro Cuba, un paese sovrano, devono essere giudicati” disse l'attivista argentino, importante difensore dei diritti umani che,
Adolfo Pérez Esquivel, fin dal suo discorso di accettazione del Nobel, dichiarò infatti di non accettarlo a titolo personale, ma “a nome dei popoli dell’America Latina, e in modo molto particolare dei miei fratelli, i più poveri e i più piccoli, perché sono i più amati da Dio; a nome loro, dei miei fratelli indigeni, dei contadini, dei lavoratori, dei giovani, delle migliaia di religiosi e di uomini di buona volontà che, rinunciando ai loro privilegi, condividono la vita e il cammino dei poveri e lottano per costruire una nuova società”.
Oggi a 93 anni (è nato nel 1931) è ancora un faro e un testimone dei diritti umani. Non a caso è membro del Tribunale popolare permanente e dal 2003 è presidente della Lega internazionale per i diritti umani e la liberazione dei popoli.
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