Vicenza gioiello del rinascimento
Tra chiese e Palazzi, il Teatro del Palladio, Santa Corona e la Basilica
(Corona Perer) - Trent'anni fa, nel 1994, Vicenza è stata inserita nella lista dei beni "patrimonio dell’Umanità" grazie ai 23 palazzi del famoso architetto Andrea Palladio del centro storico e alle tre ville da lui realizzate al di fuori dell'antica cinta muraria.
Eppure la storia di questa città è molto più antica. Passeggiando su Corso Palladio, dove si incontra l'eleganza della gente veneta, si percorre l'antica via Postumia che dal 148 a.C., collegando Genova con Aquileia, attraversava il municipium di Vicenza. Resti di epoca repubblicana ed imperiale dicono l'importanza della Vicenza Romana. In piazza Duomo un grande criptoportico appartenente ad una ricca casa privata, unico esempio di questo genere nell’Italia del Nord, fu costruito tra la fine del I secolo a.C. e gli inizi del I d.C.
Entrando a Vicenza, piazza Castello è il primo assaggio della Vicenza rinascimentale. La città era nata molto prima, in epoca romana, e in epoca medievale venne eretto il Castello che difendeva l'ingresso. Circondata da mura di difesa in epoca medievale, Vicenza conserva le porte di accesso e torrioni di
varie epoche (scaligera, viscontea e veneziana), ma il vertice assoluto della sua bellezza ed eleganza si raggiunge grazie ad un padovano, oggi vanto della Vicenza contemporanea: Andrea Palladio che forgia l' impianto urbanistico cittadino e lavora in pieno'500 quando la citta è già ricca di famiglie possidenti che investono in attività produttive le ricchezze dovute alla seta, costruiscono palazzi e sedi di rappresentanza.
Se Vicenza è così bella ed elegante è proprio perchè il genio creativo del Palladio fondava le sue conoscenze sull'architettura romana classica, che ebbe un'influenza decisiva sulla sua architettura. Lo “stile palladiano” successivamente diventerà modello per Europa, Stati Uniti e Russia (Pietroburgo prima che italiana è ...palladiana).
foto: @ConsorzioVicenza è
La committenza privata più danarosa si affidò a lui per Palazzo Chiericati, oggi sede del Museo Civico, palazzo Barbarano, che oggi accoglie il Palladio Museum, Palazzo Thiene, commissionato da una delle famiglie più abbienti dell'epoca, palazzo Porto Breganze (mai ultimato), Palazzo Iseppo da Porto, Palazzo Thiene Bonin Longare e Palazzo Pojana.
Questo architetto, che non era nemmeno strapagato ma era certamente una archistar, sta in piazza dei Signori: la Basilica Palladiana è l’edificio simbolo di Vicenza e il suo capolavoro. Rappresenta la summa della sua opera si trova in Piazza dei Signori. Palladio si aggiudicò il progetto nel 1546, dopo aver lavorato ai suoi esordi in città proprio alla Loggia del Capitanato (oggi sede del municipio). Il palazzo della Ragione o Basilica Palladiana è il luogo dove Palladio ha praticamente lavorato tutta la vita. Ai tempi di Palladio era sede dei tribunali e di riunioni politiche. Nel 900 fu usato persino come palazzetto per il Basket, oggi ospita grandi mostre.
La Basilica è stata inserita dall'Unesco nella lista dei beni patrimonio dell’umanità nel 1994. Gli importanti restauri tra 2007 el 2012 l'hanno resa Monumento Nazionale e modello virtuoso di conservazione tanto che a Vienna le è stato conferito il “Premio dell'Unione Europea per il Patrimonio culturale 2014” .
Era già passato molto tempo dalla prima pietra per la Basilica, ed era il 1580, quando il Palladio ha 72 anni, età già ragguardevole per l'epoca, riceve l'incarico dall'Accademia Olimpica della quale era membro, di pensare ad un teatra stabile. Il progetto si ispira dichiaratamente ai teatri romani descritti da Vitruvio. La proposta di Palladio fu accettata e, nel febbraio del 1580, iniziarono i lavori di costruzione nel cortile del castello duecentesco da dove ancor oggi si entra.
Il Teatro Olimpico è una perla incastonata in questa città gioiello: è il teatro coperto più antico al mondo. E' una delle meraviglie artistiche di Vicenza. Si trova all'interno del cosiddetto Palazzo del Territorio, che prospetta su piazza Matteotti, all'estremità orientale di corso Palladio che attraversa il centro.
foto: @Consorzio Vicenza è
Il Palladio che aveva approntato il disegno pochi mesi prima della sua morte e non lo vedrà realizzato. Alla sua morte il cantiere passò al figlio Silla. L'Olimpico, dopo varie e complesse vicende, fu completato cinque anni più tardi e fu solennemente inaugurato il 3 marzo 1585 con la memorabile messa in scena dell'Edipo Tiranno di Sofocle con una scenografia così azzeccata che diventerà definitiva.
Palladio aveva pensato l’Olimpico (costruito dentro un palazzo esistente) sulla struttura dei teatri romani: la cavea, schiacciata per motivi di spazio, invece di essere a pianta semicircolare è semiellittica. La Frons Scenae appare come un arco di trionfo e l’arco centrale sembra esserne la “Porta Regia”con la tripartizione delle grandi facciate dei palazzi palladiani.
L'architetto Vincenzo Scamozzi che rilevò la direzione lavori dal figlio di Palladio, progettò la città di Tebe dalle Sette Vie. La via centrale appare lunghissima, ma in realtà è di soli dodici metri con un gioco prospettico stupefacente: il pavimento sale, il cielo scende, gli edifici ornati di statue di gesso e garza si avvicinano diventando sempre più piccoli.
Un video è stato prodotto dalla Scuola Holden e da Alessandro Baricco per lo storytelling Palladio Olimpico Project (POP). Imperdibile se vi trovate a Vicenza. Chiedete gli orari all' Ufficio turistico è a disposizione del pubblico tutti i giorni all’ingresso del Teatro Olimpico.
Una delle chiese più belle e antiche di Vicenza, è la domenicana Santa Corona. Il nome deriva dalla reliquia della Sacra Spina donata da Luigi IX Re di Francia al Vescovo di Vicenza nel 1261. Conserva la piu preziosa tra le opere d'arte di Vicenza: il Battesimo di Cristo di Giovanni Bellini tornato al suo originario splendore dopo il restauro ultimato nel 2022. Venne dipinta da Giovanni Bellini nei primissimi anni del ‘500 su incarico di un ricco mercante di tessuti che così adempieva al voto fatto prima di intraprendere un pericoloso viaggio in Terrasanta. Una sorta di sontuoso ex-voto.
Il fulcro dell’opera è nella figura di Gesù, in atteggiamento sottomesso al padre. Giovanni, il Battista, fa scendere l’acqua del Giordano da una posizione che rappresenta il punto centrale tra la colomba dello Spirito Santo e il capo del Figlio. Assistono la Fede, la Speranza, la Carità le cui vesti di angelo si specchiano sull’acqua del Giordano. Le acque, le rocce, il bruno paesaggio montuoso, popolato di cittadelle fortificate, continua nell’azzurro della cerchia di monti, sovrastata da una bruma dorata, mentre l’azzurro del cielo è dominato dal Padre e dalla colomba, centrati sul capo del Cristo. Il paesaggio, con la grotta anticipatrice del sepolcro di colui che è battezzato, unisce ricordi di Palestina alla vicinanza dei colli veneti. Ad assistere all’evento c’è un pappagallo rosso e a dipingerlo non fu Bellini.
La pala si inserisce mirabilmente in un altare di grande eleganza, degno del capolavoro che racchiude. Nella stessa chiesa altri capolavori: “l’Adorazione dei Magi” di Paolo Veronese, la “Madonna delle stelle” di Lorenzo Veneziano e Marcello Fogolino, la grande pala della “Maddalena e Santi” di Bartolomeo Montagna, la “Madonna con Bambino e Santi” di Giambattista Pittoni.
Nell’abside della chiesa, il notevole coro ligneo, intagliato e intarsiato, opera di Pier Antonio dell’Abate. Poi gli affreschi quattrocenteschi di Michelino da Besozzo della Cappella Thiene. Da non mancare una vista alla cappella della famiglia Valmarana, opera di Palladio che la tradizione vuole sia stato sepolto proprio in questa chiesa, prima che i suoi resti fossero trasportati nella monumentale tomba nel cimitero cittadino. Da notare prima di uscire anche lo scenografico Altare Maggiore e all’imponente Cappella del Rosario.
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Proposta: un itinerario di bellezza
Vi consigliamo di raggiungere il piazzale del Santuario, sulla collina di “Monte Berico”, alta poco più di 140 metri. E' il più bel belvedere su Vicenza: da dove ammirare il gioiello incastonato nel su cuore, ovvero la Basilica laica, la meravigliosa creazione di Andrea Palladio.
Foto: Consorzio Vicenza è
Da quassù si getta anche uno sguardo verso la pianura, con una visione imperdibile della celebre Rotonda palladiana.
Il Santuario retto dai Servi di Maria è meta di pellegrinaggi. La grandiosa Basilica ricorda il luogo dell’apparizione della Vergine a Vincenza Pasini, una donna che portava cibo al marito che lavorava sul colle.
La Madonna prometteva la fine della peste e chiedeva che in quel luogo le fosse dedicata una chiesa. Già nel 1428, in pochi mesi, sorse la prima chiesetta tardogotica e un piccolo cenobio per ospitare una comunità religiosa dedita all’accoglienza dei pellegrini.
Da allora il Santuario, unito alla città da una scalinata coperta, si è andato ingrandendo e rinnovando, per opera di diverse generazioni di architetti, tra i quali lo stesso Palladio. In quello che è stato il grande refettorio dei monaci, nel 1572 Paolo Veronese lasciò un’opera grandiosa per dimensioni e per livello artistico: la “Cena di San Gregorio Magno”, l’unica delle tre Cene del grande maestro a essere visibile nel luogo per la quale era stata concepita. Le altre due sono oggi musealizzate al Louvre e a Brera, a seguito delle spoliazioni napoleoniche.
Il dipinto, di dimensioni monumentali (cm 4,45 x 8,78 per un totale di circa 39 mq), è considerato uno dei capolavori della maturità del Veronese. Una elegante quinta accoglie i 12 pellegrini ospiti d’onore della cena di San Gregorio. Un atto di carità che coinvolge anche Gesù che appare al fianco del Pontefice. La tradizione vuole che il pittore si sia ritratto nella figura vestita di giallo, rappresentata di spalle, mentre il committente dell’opera, frate Domenico Grana, zio dell’artista, comparirebbe in abito talare alla sinistra della scena principale.
L’opera non ha avuto vita facile. Nel 1811 venne trafugata dai soldati napoleonici per essere inviata alla Pinacoteca di Brera, dove restò per 6 anni prima di essere restituita a Vicenza. Il 10 giugno 1848, durante la prima guerra d’Indipendenza, le truppe austro-ungariche usarono le loro baionette per tagliare la tela in 32 pezzi. Fu lo stesso imperatore a finanziarne il restauro e a restituirla al refettorio di Monte Berico. Da qui, nel 1916, partì per Firenze per allontanarla dal vicino fronte di guerra.
Il recente restauro affidato a Valentina Piovan ha ridato vita a questo capolavoro, oggi meglio godibile anche grazie al nuovo sistema di illuminazione messo in atto. La Cena veronesiana non è l’unico capolavoro d’arte custodito nel Santuario retto dai Servi di Maria e meta continua di pellegrinaggi.
''Bellini, Veronese e Vicenza'' è un itinerario che Comune di Vicenza - Assessorato alla cultura, al turismo e all’attrattività e il Consorzio Turistico Vicenza hanno messo in campo per entrare “dentro” due straordinari dipinti e godere una città che sa interpretare il Rinascimento in modo originale e altissimo.
INFO > www.vicenzae.org
Autore: Corona Perer
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