Villa La Rotonda, la splendida
Vicenza - il capolavoro del Palladio, patrimonio Unesco
(Corona Perer, Vicenza 24 ottobre 2024) - Villa La Rotonda, con il suo giardino e il boschetto romantico grazie al PNRR sono in fase di restauro grazie ai contributi dell’Unione Europea. Questa è la meta ideale per rifarsi gli occhi e riempirli di Bellezza. La villa è considerata il capolavoro di Andrea Palladio.
Patrimonio dell’UNESCO dal 1996, Villa Almerico-Capra, detta La Rotonda, è conosciuta in tutto il mondo come l’esempio più celebre di Villa veneta a pianta centrale, un’icona dell’architettura universale. La sua perfetta simmetria e l’armonia con il paesaggio circostante la rendono un’opera senza tempo.
Per il proprietario il Conte Nicolò di Valmarana è però la casa dove è cresciuto, un posto che richiama alla sua mente odori, voci e rumori, e il ricordo del nonno militare che faceva dormire lui, fratelli e cugini in 10 in una stanza,e che li ammetteva alla sua tavola solo dopo i 14 anni. Un luogo che però, dopo l'800 aveva conosciuto molte difficoltà tanto da arrivare a metà degli anni '50 senza tetto. ''Il primo intervento fu proprio su tetto e cupola, il primo di una lista infinita. La Rotonda è stata la fidanzata di mio padre ed ha richiesto tempo, soldi, cure infinite'' racconta il conte Valmarana.
Colpisce un dettaglio: la villa viene pensata ed edificata dal Palladio senza dovere realizzare fondazioni ! A tenerla insieme sono le quattro scalinate che fanno da contrafforti e un sistema di archi alla base (si vedono nei vani del seminterrato dove si trovano cucine e cantine) che sostengono l'imponente struttura: geniale per l'epoca.
Tutto intorno il paesaggio veronese: 10 ettari di campagna che erano la scena naturale in cui Palladio cala la sua perla. Da notare che nei progetti del grande architetto rinascimentale le ville non hanno l'orpello del giardino. Uomo e Natura sono alla base della sua visione. Il boschetto romantico che si stende ai piedi della villa arriva nell'800, quando la proprietà passa ai Capra. Ora questo boschetto viene restaurato e riorganizzato. Alla presenza della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza - è stato presentato alla stampa il progetto, reso possibile grazie ai fondi del PNRR.
Questo spazio verde offre un’opportunità unica per approfondire la storia e il contesto naturalistico di questo luogo straordinario. Un dialogo continuo tra architettura, natura e storia.
''Il silenzio del Covid mi ha dato la spinta, in 22 mesi di partire con questa impresa che renderebbero felici il nonno e mio padre'' ha spiegato il conte Nicolò Valmarana. ''La casa è rimasta una casa, non ha mai perso questa funzione, ma per me che ho gestito il riordino di molti giardini e campi da golf era un desiderio coltivato da molti anni''.
Nel 2018 i primi interventi per ridare le visuali della villa, ma sul boschetto serviva un intervento di restauro complessivo concepito nell’ambito del dialogo tra architettura e paesaggio di cui la villa è frutto. E' quindi partito un progetto, diretto dall'ingegner Filippo Giustiniani affiancato per la parte agronomica da Annachiara Vendramin, paesaggista.
''Il primo passo è stata la mappatura e geolocalizzazione delle essenze. Con la classificazione botanica è partita anche la valutazione delle piante con la tomografia per verificarne lo stato di salute, quindi la messa in sicurezza dei sentieri, le concimazioni organiche e infine il ridisegno complessivo con gli abbattimenti mirati (solo 72 su 580 piante erano state deteriorate da eventi atmosferici o infestanti), e quindi - in un'ottica di stagionalità - gli inserimenti floreali. ''Sarà un giardino che odora e profuma, con fiori che sbocciano (22.000 tra crocus e narcisi) quando le piante non hanno emesso le fronde. Tutte le scelte privilegiano la biodiversità'' ci spiega la dr.ssa Vendramin che cura anche il Parco di Villa Miramare a Trieste e quello monumentale di Villa Manin a Codroipo.
Alla fine dei lavori ci sarà una sentieristica sbarrierata e accessibile anche ai non-normodotati, fornita da segnaletica anche tattile (per i non vedenti) e le essenze profumate consentiranno una fruizione anche sensoriale.
Ma per entrare in tanta magnificenza occorre anche capire il pensiero retrostante al progetto palladiano. La presentazione alla stampa ha consentito di capire anche 'come' e 'per chi' venne concepita la villa. Va detto anzitutto che l'edificio fu pensato per un solo abitante: il cardinale Almerico che nel 1565 si ritirava a vita privata dopo essere stato a lungo informatore apostolico dei Papi Pio IV e Pio V. Doveva cioè relazionare ai pontefici sugli osservanti e prevenire le prime infiltrazioni calviniste che minacciavano la fede cattolica.
Almerico incontra Palladio quando questi già è un archistar del tempo, e gli chiede di costruirgli una dimora su un colle alle porte di Vicenza.
''L'ecclesiastico era un uomo che tornava nella sua terra e in qualche modo voleva celebrarsi'' spiega il conte Valmarana. L’incontro tra due grandi menti (il genio creativo di Andrea Palladio e la visione raffinata del cardinale) porta ad una dimora straordinaria, una villa che trascende i confini della semplice residenza di campagna.
Palladio non costruisce infatti solo un palazzo innovativo, ma un concetto di casa-tempio dove l'individuo si eleva e vive al cospetto del Sole e del Paradiso. Da qui la scelta di iscrivere un cerchio dentro un quadrato (la perfezione) e l'idea di dare quattro facciate all'edificio (durante il giorno la danza del sole avrebbe potuto entrare dai quattro lati) e poi una Cupola che rappresenta per antonomasia l'elevazione. Il tutto orientato in modo tale da dare al corpo 4 coni-visuali sulle campagne circostanti.
La Rotonda è un vero e proprio tempio dedicato all’uomo cinquecentesco, un’opera che incarna alla perfezione l’ideale rinascimentale di armonia e proporzione. Gli affreschi sono però posteriori al Palladio (che gli avrebbe semmai assegnati a mano più valente), ma soprattutto non concepiva orpelli nei suoi lavori. Il tutto-bianco, l'utilizzo della pietra di Vicenza (bianca, appunto) erano la sua cifra stilistica. Gli affreschi arrivano quando la villa è passata di mano dagli Almerico ai Capra che con la narrazione epica vogliono a loro volta celebrare la propria potenza e ricchezza
Bellissimo ascoltare l'amore e la passione nelle parole di chi conserva questo bene, il Conte Nicolò, che tra l'altro è esperto di giardini monumentali. ''Avevo ripulito i viali, piantumato 700 rose nel vialetto di accesso, ma desideravo da sempre mettere mano al boschetto'' racconta
La villa è la mèta ideale per il turismo scolastico, per offrire ai ragazzi il bello, per spiegare loro come il Palladio lo concepiva e traduceva in opere e per presentare una regione, il Veneto, che dal punto di vista delle Ville e del patrimonio architettonico monumentale è davvero una regione ineguagliabile. Grazie all’Unione Europea e ai fondi del PNRR si è potuto procedere anche all’ideazione di una nuova proposta didattica è pensata appositamente per le scuole. Visitando il bene storico gli studenti potranno acquisire nozioni storiche, artistiche, culturali, ambientali e paesaggistiche.
“Abbiamo creato un catalogo guida per presentare tutte le opportunità̀ educative e didattiche che Villa La Rotonda e i suoi giardini hanno ideato per le scuole - racconta il Conte Nicolò Valmarana, proprietario della Villa - perché siamo fermamente convinti che educare alla bellezza, all’architettura, alla storia e alla natura sia fondamentale per la crescita culturale e psicologica dei ragazzi. I viaggi d’istruzione e le uscite didattiche rappresentano un’occasione preziosa: socializzando e divertendosi si impara meglio. E di più. Ancora meglio se immersi nella natura e nella bellezza”.
Giustissimo, alla Bellezza si va educati.
(c.perer)
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