Arte, Cultura & Spettacoli

Vita da first lady nella Venezia del '700

La Dogaressa tra storia e mito in mostra a Portogruaro (Palazzo Vescovile)

Palazzo Vescovile di Portogruaro ospita fino al 19 maggio 2024 la  mostra: “La dogaressa tra storia e mito. Venezianità al femminile dal Medioevo al Novecento”

''La dogaressa tra storia e mito. Venezianità al femminile dal Medioevo al Novecento'' per la prima volta richiama l’attenzione e fa luce sulla figura della dogaressa, la consorte del doge veneziano, evidenziandone il ruolo e l’importanza ai tempi della Serenissima, e che oggi possiamo considerare al pari di una First Lady ante litteram.

La mostra, coordinata da Chiara Squarcina Dirigente Attività Museali della Fondazione MUVE coadiuvata da Pietroluigi Genovesi, e curata da Daniele D’Anza, Luigi Zanini e Pierpaola Mayer, ha potuto prendere corpo grazie ad un protocollo virtuoso: quello che lega il Distretto Turistico Venezia Orientale con la Fondazione Musei Civici Venezia – MUVE, il Comune di Portogruaro col fine di realizzare progetti culturali di respiro e di comprovata qualità scientifica in grado di valorizzare il legame storico e culturale tra la grande Venezia e la piccola Venezia affacciata sulle sponde del fiume Lemene.

A questa storia non furono estranee le donne. Ed è appunto la venezianità al femminile il tema in controluce, una storia ricostruita alla luce della vita di alcune tra le più celebri dame, andate in moglie al Doge, monarca supremo per la Serenissima. Le dogaresse importavano mode, favorivano progettualità imprenditoriali, in una parola contribuivano ad innovare e rendere unica la Serenissima.

Francesco Pavona, la Dogaressa Pisana Corner (1763 circa)

 

Alcune di loro erano straniere e venivano da Oriente: come l’ultima dogaressa straniera, la greca Teodora moglie del doge Domenico Selvo (1071–1084), venga introdotta a Venezia la raffinata arte profumiera, che ebbe poi nei secoli successivi un impulso senza eguali, raggiungendo nel Rinascimento l’apice che la portò ad essere riconosciuta come capitale del profumo. E con lei che si apre la mostra articolata in cinque sezioni e cinque sale di Palazzo Vescovile.

Nella sezione “Opulenza bizantina e morigeratezza veneziana” sono esposti porta profumo veneziani in vetro di Murano del XVII e XVIII sec e una selezione di materie prime impiegate nell’arte profumatoria ed il pubblico può farne anche esperienza sensoriale olfattiva e tattile. Nell’allestimento  oltre ad importanti opere pittoriche di scuola veneta, tra le quali si annovera il ritratto del Doge Alvise I Mocenigo di Jacopo Tintoretto delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, da spazio a disegni, incisioni, vetri, stoffe, merletti ed altri manufatti della cultura materiale veneta, provenienti dalle collezioni civiche veneziane.

Sfarzosi erano gli abiti indossati negli anni dalle dogaresse, anche se la mostra parte documentando quello ''morigerato'' della dogaressa Felicita Malipiero raffigurata in preghiera in un dipinto di Bellini. Ma Elisabetta  Querini Valier, moglie del Doge Silvestro Valier mostra la nobiltà delle sue origini e la sobria eleganza di una vera first lady.

 

Il ruolo ricoperto dalle dogaresse non era secondario, ma autorevole e propositivo: patrocinavano, difendevano ed incrementarvano la locale produzione artigianale. La dogaressa Giovanna Dandolo, moglie di Pasquale Malipiero (1457-1462) e discendente da una delle famiglie più illustri della Repubblica, è passata alla storia come patronessa della stampa e dei merletti. Si deve infatti a lei se Burano divenne allora il primo centro al mondo del merletto. Fu lei a riunire presso di sé un gran numero di giovani donne del popolo e ad avviarle al delicato lavoro dell’intreccio, che dava lustro alla città per la squisitezza del prodotto e mezzi di sostentamento a molta gente del popolo, in particolare alle donne di Burano, dove sorse una vera e propria scuola d’arte.

Per tutte loro c'era una vera e propria cerimonia d’incoronazione. Ne dà testimonianza una sezione della mostra dove vengono esposti quadri e stampe che mostrano - ad esempio - come la Marchesina, moglie di Lorenzo Tiepolo (1268-1275) fu la prima dogaressa a fare l’ingresso solenne in Palazzo Ducale, insieme al doge, in una processione capeggiata dalle corporazioni delle arti e dei mestieri.

A quarant’anni dal trionfo di Zilia Dandolo Priuli, ebbe luogo a Venezia un’altra famosissima e ancor più pomposa incoronazione, quella di Morosina Morosini, moglie del doge Marino Grimani (1595-1606). La Rosa d’oro che le fu donata nell’occasione venne alla sua morte assegnata al Tesoro della Basilica di San Marco.

Nella stupenda galleria di ritratti figura anche Francesco Hayez che ne ''I due Foscari'', in prestito dalla Galleria degli Uffizi, che mette in scena uno scandalo dell'epoca e anche lo strazio vissuto da Marina Nani, seconda moglie del doge Francesco Foscari (1423-1457), quando il figlio Jacopo venne incarcerato. La sua colpa era di aver accettato una mazzetta dell'epoca ovvero  doni e denari da gentiluomini e persino dal duca di Milano. Essendo egli figlio del doge, tale operazione gli era preclusa: si configurò pertanto il reato di peculato. A nulla valsero le suppliche della donna. La ragion di stato prevaleva su tutto. A questa vicenda Lord Byron dedicò il dramma I due Foscari, rappresentato poi a teatro da Giuseppe Verdi nel 1944.

La mostra dopo aver passato in rassegna  Isabella da Passano signora della Frattina (1542-1601) a Lucia Memmo (1770-1854),  fa un salto nel Novecento raccontando “Le dogaresse del XX secolo” ovvero quelle donne che si distinsero per il patrocinio riservato alle arti, e che diedero lustro a Venezia in un’epoca in cui la Serenissima Repubblica era già decaduta. Prima fra tutte Peggy Guggenheim, fino a Marta Marzotto (1931-2016) le più celebrate nello star-system.

Senza dimenticare la contessa Anna Morosini (di cui è esposto il ritratto di Lino Selvatico, conservato al Museo Fortuny di Venezia). Fu amica di Rilke, d’Annunzio, Maeterlinck, Shaw, del Principe von Bulow e dello Scià di Persia, nonché di sovrani di tutta Europa: donna dotata di una personalità affascinante e complessa.

“La dogaressa tra storia e mito” offre quindi uno spaccato di cultura e splendore che solo una città come Venezia ha avuto e consentito di avere alle donne. Grazie alla Serenissima e agli augusti mariti ebbero una grande opportunità: testimoniare la propria intelligenza, lungimiranza e generosità. Non è poco per l'epoca.

(c.perer)

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Accompagna la mostra un interessante catalogo (Edizioni Stilus) "“La dogaressa tra storia e mito. Venezianità al femminile dal Medioevo al Novecento”
ISBN 9788898181476 www.edizionistilus.com

foto: la dogaressa Felicita Malipiero raffigurata in preghiera in un dipinto di Bellini


Autore: Corona Perer

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